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Chopin, un mondo intorno al pianoforte

in onda sabato 26 ottobre alle ore 15,30

Chopin, un mondo intorno al pianoforte Che il mondo musicale di Frédéric Chopin ruoti intorno alla tastiera e che il pianoforte sia stato esperito dal musicista polacco in tutte le sue profondità tecniche ed espressive - quasi come un'astronauta che per primo svela e sonda nuovi universi, non è certo una scoperta.

Che la produzione chopiniana sia dedicata interamente alla musica pianistica è quindi un dato di fatto, come ben sanno tutti coloro che per studio o per diletto si trovano, prima o poi, faccia a faccia con questo mostro sacro; oggi però alle composizioni pianistiche del nostro affiancheremo anche opere cameristiche.

I 24 Preludi per pianoforte op. 28 - caso unico per il musicista - furono venduti da Chopin ad un editore ancor prima di averli terminati; nel 1839 Chopin, che dall'anno precedente soggiornava con George Sand nel Monastero di Valldemosa a Majorca, ne conclude la composizione, come ricorda la sua compagna: "...i chiostri della Certosa erano pieni di spiriti e di orrori per lui...qui ha composto gli splendidi lavori brevi che modestamente chiamava Preludi; sono autentici capolavori".

I Preludi di Chopin, come giustamente è stato scritto, "Sono l'esempio più perfetto di miniatura musicale che ci abbia dato il Romanticismo proprio perché esprimono un singolo momento spirituale intensamente vissuto"; ispirati strutturalmente a Bach (che Chopin suonava regolarmente a memoria) nella scelta delle 24 tonalità maggiori e minori, i Preludi non sono basati sul virtuosismo della scrittura ma sulla compatta coerenza formale ed ideale che l'esecuzione di Martha Argerich esprime appieno.

Wilhelm von Lenz, virtuoso ed allievo del compositore, disse che "Chopin è stato l'unico pianista politico: Incarnava la Polonia. Metteva in musica la Polonia"; il musicista stesso, convinto della profondità del suo senso di appartenenza nazionale, così scrive ad un amico: "Tu sai quanto io abbia sempre cercato di esprimere il sentimento della nostra musica nazionale e come ci sia, in parte riuscito" ed infatti Mazurche e Polacche sono parti importanti del suo catalogo.

Altro elemento imprescindibile nella scrittura di Chopin e in tutta la musica romantica è la cantabilità, quel legato così importante e tanto intimamente connesso con la voce umana; le melodie chopiniane trovano ispirazione e mutuano alcune caratteristiche tecniche dal belcanto italiano; Chopin a Parigi poté ascoltare cantanti come Giuditta Pasta, la Grisi, Rubini, che molto lo colpirono, e ai suoi allievi egli raccomanderà proprio di imitare il loro fraseggio e la loro tecnica per poter meglio "cantare" sullo strumento.

Nel comporre le sue liriche per canto e pianoforte, raccolte postume come Canti Polacchi op. 74 il musicista volle coniugare tutti questi fattori: la sua ispirazione melodica, la vivacità creativa della scrittura pianistica e le istanze nazionalistiche più profonde.

Comporre la Sonata per violoncello e pianoforte in sol minore op. 65 fu per Chopin estremamente faticoso, sempre in bilico tra gli alti e bassi di un'ispirazione artistica controversa, oltre che di un rapporto sentimentale ormai deteriorato (quello con la Sand, con cui aveva per anni formato la celebre e chiacchierata coppia maledetta) e di una salute sempre più compromessa.

La sonata, dedicata al violoncellista ed amico Franchomme, è l'ultima composizione di cui Chopin curò direttamente la pubblicazione, ed è spesso ignorata dai pianisti e fuggita dai violoncellisti, ma il suo linguaggio intenso e consapevole ne fa una delle opere più belle e profonde del geniale compositore.

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