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Passione e ideologia

Recensione - I classici di Millepagine

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    di Pier Paolo Pasolini

    A trentacinque anni di distanza e per mille ragioni una più importante dell’altra, Pier Paolo Pasolini – morto assassinato all’Idroscalo di Ostia, vicino Roma, la notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 – continua persino nel ricordo ad essere una figura scomoda per l’opinione pubblica italiana.

    Qui ricordiamo, tra i numerosi libri dello scrittore, “Passione e ideologia”, la più organica espressione della sua attività di saggista. Pubblicato la prima volta nel 1960, il libro raccoglie in una prima parte due ampie panoramiche; rispettivamente dedicate alla poesia dialettale e a quella popolare, in riferimento soprattutto all’età contemporanea. Mentre in una seconda parte vengono messi insieme i ritratti di alcuni nomi di spicco della nostra letteratura, da Pascoli a Gadda. Infine, nella sezione conclusiva del testo, l’autore apre allo sperimentalismo e all’avanguardia.

    Pasolini è noto al grande pubblico per essere stato uno scrittore, un regista cinematografico e soprattutto un personaggio pubblico discusso; sempre al centro dell’attenzione, causa l’indipendenza del suo atteggiamento nella vita privata e l’audacia delle sue posizioni all’interno degli argomenti più delicati del dibattito politico. Ma l’impegno nella critica letteraria, che è appunto l’oggetto del volume in questione, fece contiuamente da sfondo alla sua attività; fornendo verosimilmente la piattaforma per la riflessione e l’impegno con i quali l’artista connotò tutti gli aspetti della sua esistenza.

    A cura di Vittorio Castelnuovo


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