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Mstislav Rostropovich a Londra

in onda martedì 17 novembre alle ore 17,00

Mstislav Rostropovich a Londra Un violoncellista suona ai piedi di un muro finalmente crollato: l'11 novembre 1989 Mstislav Rostropovich non è a Berlino, ma vi corre da Parigi appena saputo che uno dei simboli della divisione tra Est e Ovest sta scomparendo; è questa forse per tutti noi l'immagine più significativa del grande musicista.

"Il muro ha diviso la mia vita in due e ha lacerato il mio cuore" dice, ma al crollo del muro "la mia vita si è riunita... Non volevo suonare per la gente ma per ringraziare Dio di quanto era successo". Suonò brani "in tonalità maggiore, perché ero felice", ma anche in tonalità minore "in memoria di quanti erano stati ammazzati"; e alla fine del suo concerto improvvisato: "chiusi gli occhi e piansi".

Nato nel 1927 a Baku, sul Mar Caspio, da famiglia di origini ebraiche, fin da piccolo Rostropovich si era avvicinato alla musica, con la madre pianista e poi col violoncello, guidato dal padre; ricordato come il violoncellista più importante del secolo scorso, Rostropovich ha interpretato ed inciso praticamente tutta la letteratura per questo strumento, ispirando direttamente moltissimi compositori tra cui Prokofiev, Shostakovich, Britten, Khachaturian, Boulez, Berio, Messiaen, Schnittke, Bernstein, Dutilleux e Lutoslawski.

La sua biografia, il rapporto conflittuale con la madrepatria, e la sua grandiosa carriera artistica sono ormai cose note; nel programma di oggi Mstislav Rostropovich appare in veste di direttore, e scopriamo dalle sue stesse parole che questa passione (praticata non casualmente, ma con studi regolari in aggiunta a quelli di pianoforte, violoncello e composizione), venne in lui ancor prima dell'amore per lo strumento.

"Mio padre suonava in un'orchestra sinfonica, e fin da quando avevo sei, sette anni, lui mi portava a tutte le prove. Io ero molto orgoglioso, perché mi dava una sedia e mi faceva sedere in orchestra... E così il mio primo sogno fu quello di diventare un direttore"; i racconti di Rostropovich continuano: "La mia madrina mi portava sempre a concerti serali... Avevo sette anni, l'orchestra suonò la Patetica di Ciajkovskij, ed io piansi. Con le lacrime. Lei rimase così impressionata che subito tirò fuori dalla borsa delle caramelle. E naturalmente dopo ciò io piansi ancora di più, per avere altre caramelle....

Su consiglio del padre, Slava iniziò il suo percorso musicale come violoncellista anche se, come narra, "Sempre, quando suonavo il violoncello, avevo dentro di me il mio sogno di dirigere. Non perché io abbia un talento particolare nella direzione, ma perché la più grande musica è quella per orchestra... Io volevo toccare quella musica. Volevo parteciparvi"; naturalmente, come egli stesso ebbe a riconoscere, l'importanza delle esperienze fatta da interprete sotto la guida di grandi direttori è stata enorme anche per la sua attività di direttore: ricorda tra gli altri "Lenny Bernstein, il mio fratello americano" (mentre Aaron Copland era "my American daddy"), ed Herbert von Karajan, mio caro amico".

Una delle orchestre da Rostropovich più frequentemente dirette fu la National Symphony Orchestra di Washington, dove egli visse per 17 anni (regalando alla chiesetta russa di quella città delle campane, su ognuna delle quali aveva fatto stampare un nome: Rachmaninov, Chaliapin, Stravinsky, Gretchaninov); il musicista russo (scomparso nell'aprile del 2007) fu anche regolarmente direttore ospite dei Berliner Philharmoniker, della Boston Symphony Orchestra, della London Philharmonic e della London Symphony Orchestra.

A capo di quest'ultima Rostropovich interpreta oggi per noi un programma interamente dedicato alla Russia con musiche di Ciajkovskij, Shostakovitch e Sofia Gubaidulina.
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