L'
A-Team è stata una delle
serie televisive più popolari e fortunate degli anni ottanta. Creato da
Stephen J. Cannell e
Frank Lupo, il telefilm narrava le vicende di quattro veterani del Vietnam che, condannati da un tribunale militare per un crimine che non hanno commesso, si nascondono in clandestinità e diventano dei soldati di ventura.
Condotti da un masticasigaro, il colonnello
John “Hannibal” Smith, interpretato da
George Peppard, i quattro agivano per il bene comune, mentre intanto cercavano di ristabilire la loro reputazione. La serie ha ottenuto un seguito entusiasta di fan. Il telefilm è andato ben al di là di una normale serie di successo. "
E' stato un fenomeno", rivela il creatore
Stephen J. Cannell, che è anche uno dei produttori della pellicola. “
Prima di quel momento, non c'erano mai stati in televisione dei protagonisti del genere. La serie aveva una premessa semplice: quattro uomini che vengono condannati ingiustamente per un crimine decidono di scappare e aiutare le persone che non sono in grado di farcela da sole. Il bisogno di combattere l'ingiustizia è un argomento magnifico e il pubblico ha risposto alla serie con entusiasmo. Tanti ragazzi sono cresciuti con il telefilm e poi una nuova generazione ha avuto l'opportunità di vederlo nelle repliche, ricevendo la stessa scossa".
L'acclamato realizzatore
Joe Carnahan (
Narc, Smokin’ Aces), una delle milioni di persone che è cresciuto con il telefilm, sapeva che c'era un pubblico devoto e ha capito le sfide presenti nel portare l'A-Team sul grande schermo. "
Era materiale prezioso e non potevo rifiutare la possibilità di reinventare una serie che mi ricordavo da ragazzo", sostiene Carnahan. "
Volevamo essere rispettosi del telefilm per le generazioni di appassionati che ci sono cresciuti, ma volevamo anche portare l'A-Team nel ventunesimo secolo". Sebbene i dirigenti dello studio e gli osservatori dell'industria fossero convinti che la premessa della serie fornisse una base ottima per una pellicola, il progetto è rimasto bloccato per quasi un decennio, mentre la sceneggiatura passava di mano in mano, nel tentativo di evitare la natura camp del telefilm.
“
Abbiamo cercato a lungo di sistemare la sceneggiatura", ricorda il produttore ed ex dirigente della Twentieth Century Fox
Alex Young. “
Se si cerca di fare un film moderno, devi renderlo più grande e con maggiori sequenze d'azione, in grado di competere con i migliori blockbuster attuali. Joe Carnahan ha una sensibilità moderna e forte e il suo approccio al materiale è stato più coraggioso e realistico rispetto alla serie".
Quando Carnahan è entrato nel progetto, assieme al compagno di sceneggiatura
Brian Bloom, ha spostato l'azione al ritiro delle truppe dal Medio Oriente. Loro sono rimasti fedeli al senso di fratellanza e all'umorismo presente nella serie, ma hanno migliorato l'azione, il dramma, l'avventura e l'intensità. Come rivela Carnahan: "
Volevamo rendere A-TEAM un film d'azione affascinante e originale, ma anche conservare le emozioni in maniera realistica e accessibile. Non c'è ragione di fare questo tipo di azione e avventura se non hai intenzione di alzare il livello".
Carnahan e Bloom ritenevano che il materiale avesse bisogno di riflettere l'epoca moderna e affascinare il pubblico attuale. "
L'intenzione non era quella di abbandonare la serie televisiva e i personaggi che tutti hanno adorato, ma di evolvere e rendere più contemporanea la storia", rivela Bloom.
Mentre si tentava di rendere attuale il materiale ed elevare il dramma, i realizzatori erano concordi nel ritenere che, per rendere un successo il passaggio dell'A-Team al grande schermo, il rapporto che era al centro della serie avrebbe dovuto essere fondamentale anche nella pellicola. Come commenta
Carnahan, "
quello che ho sempre amato del telefilm non erano tanto le situazioni, ma il senso di fratellanza e l'affetto che questi uomini provano l'uno per l'altro. Non erano le storie incredibili o le svolte narrative ad aver reso il telefilm un successo, ma il fatto che potevi credere che queste quattro persone si volessero bene e si proteggessero a vicenda".
"
Quello che capivi è che queste persone avevano disperatamente bisogno degli altri per continuare, non solo emotivamente, ma anche tecnicamente e tatticamente", sottolinea
Bloom. "
Erano decisamente una squadra".