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8 MARZO 2016

Le musiche della giornata

Storie di donne, martedì 8 marzo, per tutto il giorno, a Radio3: un blues femminista scritto da un’afroamericana (Loretta Cox) nel 1924 contro la sopraffazione e la violenza sulle donne; una canzone di Lucio Dalla e Roberto Roversi in ricordo di Carmen Colon, una ragazzina di 10 anni protagonista di un caso di cronaca nera nell’America del 1971; il “Velo di Sposa” dei Radiodervish dedicato a Pippa Bacca, che l’8 marzo del 2008 era partita da Milano per attraversare paesi in guerra per promuovere la pace e che fu violentata e uccisa in Turchia da un uomo che le aveva dato un passaggio; le strofe appassionate di Rokia Traoré che cantano l’orgoglio delle donne del Mali; Francesco De Gregori e la sua “Caterina”, dedicata alla folk singer toscana Caterina Bueno e alle sue importanti ricerche sulla tradizione musicale; il “Lunario di Settembre” di Ivano Fossati che racconta un processo a due presunte streghe mandate al rogo dall’inquisizione nel 1647; la prostituta “Roxanne” dei Police e i Neville Brothers con “Sister Rosa” dedicata a Rosa Parks; e ancora: Ginevra di Marco, Chico Buarque, Enzo Jannacci, Miriam Makeba, Joni Mitchell…


Qui Comincia


Ida Cox
- Wild Women Don't Have the Blues
Ida Cox scrisse nel 1924 questa canzone femminista contro la ‎violenza e la sopraffazione sulle donne diffusissima nella società machista afroamericana. Se ‎pensiamo che Robert Johnson allora era solo un ragazzino e sarebbe diventato il “Re incoronato del ‎blues” cantando spesso della propria propensione, resa incontrollabile dall’alcool, a picchiare le ‎proprie compagne (“I mistreated my baby and I can’t see no reason why”, in “When You Get A ‎Good Friend”, 1936), ci rendiamo perfettamente conto di quanto questa “Wild Women” fosse ‎necessaria ed avanzata per quei tempi…‎ Meglio essere delle vere donne che stare tutti i giorni a piagnucolare per come gli uomini ci ‎trattano… Le vere donne non sono mai tristi…‎


Lucio Dalla - Carmen Colon 
da Anidride solfrosa, 1975
Testo di Roberto Roversi
Musica di Lucio Dalla
Carmen Colon era il nome di una ragazzina di dieci anni che, il 16 novembre 1971, fu rapita da uno sconosciuto nella città di Rochester, nello stato di New York. Fu ritrovata morta due giorni dopo a Churchville, a sei chilometri di distanza; il suo assassino non è stato mai trovato. Si trattò del primo dei tre delitti di colui che fu chiamato lo "Alphabet Killer"; tutte e tre le piccole vittime, infatti, avevano l'iniziale del nome identica a quella del cognome. Due anni dopo Carmen Colon toccò infatti a Wanda Walkowicz, di undici anni, e a Michelle Maenza, sempre di undici anni. Inoltre, l'assassino fece sì che i cadaveri delle bambine fossero ritrovati in località i cui nomi iniziavano pure con la stessa lettera del nome e del cognome: Carmen Colon a Churchville il 18 novembre 1971, Wanda Walkowicz a Webster il 3 aprile 1973, e Michelle Maenza il 28 novembre 1973 a Macedon. Roberto Roversi, che dalla cronaca traeva spesso ispirazione per le sue poesie, mette qui l'accento soprattutto su due cose che sembrano ricorrere, da sempre, in casi del genere: la strumentale "commozione" dei mass media, e l'autentica indifferenza di tutti coloro che, forse, avrebbero potuto fare qualcosa per cercare di impedire che accadesse. Una cosa che Lucio Dalla volle sottolineare per contrasto con una musica che non si può fare a meno di definire suadente.




Tutta la città ne parla

Francesco de Gregori  - Caterina
Da Titanic, 1982Una delle canzoni più famose del disco, è una ballata in cui De Gregori suona l'armonica a bocca, dedicata alla folksinger fiorentina Caterina Bueno con cui il cantautore era stato in tour nel 1971, insieme al chitarrista Antonio De Rose. Nel testo viene citata anche una canzone tradizionale toscana incisa dalla Bueno: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» rimandano a «e cinquecento catenelle d'oro / hanno legato lo tuo cuore al mio / e l'hanno fatto tanto stretto il nodo / che non si scioglierà né te né io» cantati dalla cantautrice toscana.Dopo la morte dell'amica De Gregori ha cambiato il verso finale «sopra i tetti di Firenze per poterti conquistare» in «per poterti ricordare». 
Si chiamava Caterina Bueno, era la voce della Toscana. E la chitarra veramente la suonavi molto male/ma quando cantavi sembrava Carnevale Così la dipingeva Francesco De Gregori nel 1982. Nell’album Titanic, infatti, il “principe” dei nostri cantautori tratteggiava un ritratto poetico di quella giovane signora (allora nemmeno quarantenne) con la quale aveva iniziato il suo percorso artistico e professionale.Allora, in quei primi anni 80, Caterina Bueno era fuori moda. Sembravano lontanissimi se non sconsolatamente perduti i gloriosi tempi del Nuovo Canzoniere Italiano, un gruppo di artisti e studiosi che ripercorreva in Italia le orme di Alan Lomax, Pete Seeger, Ewan McColl e degli altri leggendari etnomusicologi anglo-americani alla costante ricerca delle proprie radici sonore e culturali. Caterina faceva come loro: ricerche e registrazioni sul campo. «Andavo nei bar, nelle botteghe, nei luoghi di ritrovo dei vecchi», raccontava all’epoca, «stavo lì ore e ore a rompergli le palle pur di far ricordare loro vecchie canzoni, tradizioni perdute, melodie dimenticate... da giovane, sai, non ero male, mi davano retta tutti». Così facendo, la Bueno (soprannominata anche per questo «la raccattacanzoni») raccoglie parecchio materiale che mette a disposizione di Roberto Leydi, Michele L. Straniero, Gianni Bosio, Sergio Liberovici, Alessandro Portelli, Giovanna Marini e degli altri valorosi membri del Nuovo Canzoniere Italiano.
 



Radio3 Mondo


Rokia Traoré
 - Sarama
In Sarama, una canzone del suo ultimo album, parla delle donne del Mali con orgoglio. Quale può essere il modo migliore per affrontare la questione delle donne africane? «Renderle consapevoli della loro importanza, liberarle da quella cultura maschilista in cui la donna fa tutto ciò che l'uomo le dice di fare, sia esso il padre, il marito o il fratello. In Mali questa è una guerra che le nostre madri hanno combattuto per noi ed è il loro orgoglio che canto in Sarama, la loro volontà di continuare a combattere per i propri diritti, perché la consapevolezza è l'unico strumento per combattere una simile guerra».
 



Radio3 Scienza

Radiodervish - Velo di sposa
Da Human 2013
Canzone dedicata a Pippa Bacca, morta tragicamente durante la performance itinerante Spose in Viaggio, con cui si proponeva di attraversare, in autostop, 11 paesi teatro di conflitti armati, vestendo un abito da sposa, per promuovere la pace e la fiducia nel prossimo. Il viaggio, la cui meta era Gerusalemme, era stato intrapreso insieme a un'altra artista, Silvia Moro, anche lei in vestito da sposa ed era iniziato a Milano, l'8 marzo 2008 (festa della donna). Dopo aver attraversato Slovenia, Croazia, Bosnia e Bulgaria, Pippa e la sua compagna arrivarono in Turchia il 20 marzo. Secondo il programma, le due avrebbero poi dovuto continuare attraverso Siria, Libano, Giordania, Israele e Palestina, con arrivo a destinazione per la metà di aprile. Nel corso del viaggio, però, dopo essersi separata a Istanbul dalla compagna, con cui prevedeva di rincontrarsi dopo pochi giorni a Beirut, il 31 marzo 2008 Pippa Bacca fu violentata e uccisa a Gebze, da un uomo che le aveva dato un passaggio. La sua scomparsa era stata subito segnalata e le ricerche, immediatamente messe in atto, portarono alla scoperta del suo corpo l'11 aprile successivo.
 



Alza il volume

Loretta Lynn è una delle icone della musica country. Figlia di un minatore del Kentucky – come svelava il suo primo successo – sposata a 15 anni, madre di 6 figli, un matrimonio difficile. Loretta ha raccontato tutta la sua vita nelle sue canzoni. Parlando alle donne prima che agli uomini e talvolta scandalizzando un ambiente maschilista e conservatore come quello del country. Le sue canzoni sulla pillola, i pregiudizi, la guerra in Vietnam sono state censurate dalle radio, e le hanno attirato l’ammirazione di un mondo lontano da lei come quello del movimento femminista americano. Altman l’ha raccontata in Nashville, Sissy Spacek ha portato la sua storia al cinema. Loretta Lynn oggi ha 83 anni. Torna con un album, Full Circle, in cui ripropone alcune delle sue canzoni più famose, con la stessa voce di sempre.
 



Fahrenheit

Ivano Fossati - Lunario di settembre
Testo di Anna Lamberti Bocconi, Musica di Ivano Fossati dall'album "Discanto" (1990)
Tutto ebbe inizio nell'anno 1646 nella piazza di Nogaredo. Mercuria accusò Domenica Chemelli di furto e stregoneria: a seguito di tale accusa, le due donne furono rinchiuse nelle carceri di Castel Noarna. Ma Mercuria fu accusata a sua volta di stregoneria e, in interrogatorio, affermò che erano state Domenica e la figlia Lucia a insegnarle come diventare una strega, trattenendo l'ostia consacrata sotto la lingua dopo la Comunione e imprimendole il marchio del demonio su una spalla. Anche Lucia e Domenica vennero quindi arrestate e rinchiuse nelle carceri del castello; furono sottoposte a varie torture: il "tratto di corda" (che consiste nell'appendere il soggetto per le mani fino a spezzare i tendini o le ossa) e i "sibilli" (cioè spezzare le ossa delle mani con cunei in legno conficcati tra le dita). Mercuria, dopo le torture subite, ammise di essere una strega, di partecipare ai sabba e di aver praticato guarigioni con unguenti satanici e polvere di ossa di persone morte. Affermò inoltre di aver avuto rapporti con tale stregone Delaito. A seguito degli interrogatori, Mercuria venne rilasciata. Lucia invece, sotto tortura, narrò di quella volta quando, lei ed altre donne, stregarono il signor Cristoforo Sparamani: una notte, trasformate in gatti, entrarono nella sua camera da letto e lo cosparsero con un unguento dato loro dal diavolo, poi, riprese le sembianze umane, festeggiarono con pane, formaggio e vino sottratti alla sua cucina. Spesso, durante questi festeggiamenti, il diavolo si univa a loro, sotto sembianze sia umane che animali (una capra). Successivamente, altre donne delle giurisdizioni di Castel Noarna e Castellano vennero arrestate per stregoneria. Domenica, Lucia e le altre donne, stremate dalla tortura, ammisero la loro stregoneria e narrarono di sabba e pozioni magiche. Il processo, tenutosi a Palazzo Lodron, si protrasse per un anno. Durante il processo, l'avvocato difensore delle imputate, Marco Antonio Bertelli di Nomi, provò come gli interrogatori non fossero stati eseguiti correttamente e ottenne il permesso di far sottoporre a perizia medica le accusate. Dalla perizia risultò che le donne non portavano segni diabolici sul corpo e l'avvocato sostenne quindi come le loro colpe fossero sempre inferiori in quanto le donne sono "fragili, imbecilli nell'intelletto, ignoranti, credulone e facilmente soggiogabili".

Nonostante le tesi sostenute dalla difesa, le donne vennero dichiarate colpevoli. Qui di seguito trovate il testo della sentenza di condanna:
SENTENZA di CONDANNA delle STREGHE del 13 APRILE 1647 Noi Paride Madernino, Giudice Delegato, sentenziamo e codanniamo DOMENICA CHEMELLI - LUCIA CAVADEN - DOMENICA GRAZIADEI - CATERINA FITOLA - GINEVRA CHEMOLA - ISABETTA e PAOLINA BRENTEGANI
che per mano del Ministro di giustizia, a tutte sopra le Giare, luogo a questo effetto destinato, gli sii tagliata fa testa dal busto, a tale che se ne morino e le anime loro si separino dalli corpi; e inoltre gli cadaveri di quelle siino abbruciati e le reliquie sue in dette giare seppellite ad esempio d'altri.
Il giorno seguente, 14 aprile 1647, in località Giare, la sentenza venne eseguita dal boia Ludovico Oberdorfer di Merano: decapitazione e successivo rogo, alla quale dovette assistere tutta la popolazione, pena un'ammenda di 25 ducati a persona. Nel processo venne incriminato anche un uomo, Santo Graziadei, che morì in prigione nel 1651.


Miriam Makeba - Hurry, Mama, Hurry (Khawuleza)
La grande cantante sudafricana Miriam Makeba era nata il 4 marzo 1932 a Johannesburg. La sua popolarità internazionale si deve soprattutto al grande successo della canzone “Pata pata”, pubblicata nel 1957 ma che arrivò al dodicesimo posto delle classifiche americane dieci anni dopo, quando il disco fu pubblicato negli Stati Uniti. Per il suo attivismo politico contro il regime di apartheid in Sudafrica – la separazione e discriminazione razzista nei confronti dei neri da parte della minoranza bianca – le fu impedito nel 1969 di rientrare nel paese, e ci tornò solo nel 1990. In quei vent’anni fu popolare e attiva in tutto il mondo, sia per la sua musica che per il suo impegno politico. La sua fama internazionale era iniziata nel 1959, quando la sua presenza in un documentario sull’apartheid – in Sudafrica era già nota come cantante di musica a metà tra il jazz e la tradizione – le guadagnò molta attenzione e l’invito alla Mostra del Cinema di Venezia. Quando non poté tornare in Sudafrica andò a Londra e negli Stati Uniti, dove fu molto promossa dal cantante Harry Belafonte e iniziò la sua vera carriera internazionale, con concerti e dischi. Con Belafonte cantò tra l’altro alla festa di compleanno di John Kennedy del 1962. ‎“Khawuleza” fu originariamente incisa negli anni 50 da Dorothy Masuka, cantante dello Zimbabwe.‎ Makeba fu buona amica della Masuka e registrò parecchi dei suoi brani.‎ Come la stessa Makeba spiega nell’introduzione alla canzone, “Khawuleza” parla dei raid che la ‎polizia del regime segregazionista era solita fare nelle “townships” per arrestare i militanti ‎dell’ANC oppure – come ricorda nella sua autobiografia “Makeba: My Story” del 1987 – per ‎reprimere certe attività considerate illegali, come la fabbricazione clandestina di birra ed alcolici, ‎che i neri svolgevano per campare. Un artista nero doveva avere un gran coraggio per cantare ‎canzoni come questa e la Masuka – così come la Makeba – ne aveva da vendere: quando nel 1961 ‎dedicò una canzone a Patrice Lumumba, il leader dell’indipendenza congolese assassinato nel ‎gennaio di quell’anno, le forze speciali del governo rhodesiano la informarono che l’avrebbero ‎ammazzata se non se fosse andata dal paese… Per 15 anni visse poi in Guinea, di cui fu delegata all’assemblea delle Nazioni Unite.
Morì in Italia il 9 novembre 2008: si sentì male sul palco di Castel Volturno per una crisi cardiaca alla fine di un concerto contro la camorra e il razzismo e in ricordo di sei immigrati africani uccisi due mesi prima dalla camorra, e morì poco dopo in ospedale. Nelson Mandela, Nobel per la Pace per la sua lotta contro l’apartheid, disse allora: «Giusto così, giusto che gli ultimi momenti di vita di Miriam siano passati sul palcoscenico. Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell’esilio che provò per 31 lunghi anni, e allo stesso tempo, la sua musica effondeva un profondo senso di speranza».


Joni Mitchell  - The Magdalene Laundries
Da Turbulent Indigo 1994
Nel suo album Turbolent Indigo del 1994, la cantautrice canadese rese omaggio alle migliaia di vittime delle “case magdalene”, gli istituti religiosi correzionali irlandesi riservati a donne dalla condotta giudicata “immorale” (rimaste accidentalmente incinte, stuprate o semplicemente ribelli rispetto alle regole della societа). Alla brutalitа di queste case, rimaste aperte fino ai primi anni 90, Peter Mullan ha dedicato il film Magdalene, premiato con il Leone d’Oro a Venezia nel 2002

Ginevra di Marco - La sposa
Il sesto lavoro solista di Ginevra Di Marco “Canti, richiami d’amore” è un disco nato quasi su commissione. Nel 2010 il Comune di Firenze le chiede organizzare un concerto di natale da tenersi nel cenacolo della basilica di Santa Croce. Da qui nasce la scelta di un repertorio adatto al tema e al luogo (l’uomo e la sua passione, la ricerca dello spirito, il limite, la caduta, la rinascita possibile, come spiega Ginevra nelle note di copertina), e di conseguenza una musica adatta, scarna, senza inutili orpelli, solo la sua voce accompagnata da due strumenti. I brani di quel concerto unico, che ha così profondamente emozionato il pubblico e gli stessi musicisti, vengono ora pubblicati in cd, rieseguiti in studio (con Francesco Magnelli alle tastiere e Andrea Salvadori alle chitarre), mantenendo la stessa atmosfera delicata, acustica, riflessiva, certo meno arrabbiata e combattiva del repertorio precedente. Tratto dal repertorio di Giuni Russo, La sposa, (ispirato al Cantico dei Cantici) è costruito sul suono dello tzouras (uno strumento greco a 3 corde doppie, della famiglia del bouzuoki, dal suono mediterraneo) e su questo suono si staglia la splendida voce di Ginevra.
Sei cresciuta come un cedro del Libano Come un cipresso sui monti dell"Ermon Come un ulivo maestoso in pianura Sei cresciuta come un platano Come palma in Engaddi E le rose in Gerico E rigogliosa come lampo di fuoco Fuoco che mi inebria Sai di cinnamomo mirra onice storace E fra mille e mille ti riconoscerei Dimmi anima mia dimmi dove si nasconde Dov"è l"acqua che disseterà me Dimmi anima mia il segreto dell"amante Il segreto che ti lega a me. Sei più dolce e bella del miele vergine Ed è profumo il suono del tuo nome Come il sale in Engaddi Sale come polvere Sai di cinnamomo mirra onice storace E fra mille e mille ti riconoscerei Dimmi anima mia la paura dell"amante Dell"amante che in me cerca te Dimmi anima mia come nascere dal niente Se non ho che te resta con me Dimmi anima mia come nascere dal niente Se non ho che te resta con me Dimmi anima mia il segreto dell"amante Dell"amante che resta con me


Chico Buarque de Hollanda - Mulheres de Atenas 
Una canzone ironica e provocatoria che è un fortissimo atto d’accusa non solo genericamente contro ‎il maschilismo ma soprattutto contro l’ostentazione e l’apoteosi che del machismo, sempre ‎serpeggiante in molte società umane, riesce sempre a fare ogni regime militare e dittatoriale, con i ‎suoi ossessivi richiami a concetti come Patria, Bandiera, Onore, Vendetta, Eroi, Orgoglio, Razza, ‎ecc. ‎Dove, evidentemente, la donna occupa solo un posto residuale e sempre doloroso, come ventre che ‎dona i figli alla nazione, o come sposa che attende il ritorno dell’amato dai campi di battaglia, o ‎come vedova inconsolabile condannata alla solitudine e al silenzio, o come bottino di guerra o ‎puttana per placare le voglie degli impavidi guerrieri… ‎



Sei gradi
Tutta la scaletta al femminile da Julia Holter a Concetta Barra


Hollywood Party

Police - Roxanne

Roxanne è un singolo tra i più conosciuti del gruppo musicale britannico The Police, il primo estratto dall'album di debutto della band, Outlandos d'Amour nel 1978. È stata scritta dal punto di vista di un uomo che si innamora di una prostituta. Per il testo della canzone, il frontman Sting trasse ispirazione dalle prostitute che era solito vedere nei dintorni dell'albergo dove soggiornava in Francia, nell'ottobre del 1977, quando i Police si esibirono al Nashville Club di Parigi. Il titolo della canzone deriva da un personaggio della commedia teatrale Cyrano de Bergerac, di cui era esposta una vecchia locandina nella hall dell'albergo. Sting aveva originariamente concepito la canzone come una bossa nova, benché abbia successivamente asserito che fu il batterista Stewart Copeland a suggerire il ritmo definitivo di un tango. Durante le registrazioni, Sting sedette accidentalmente sulla tastiera di un pianoforte in studio, e da questo derivano l'accordo atonale e la risata che sono stati mantenuti all'inizio del brano. La band all'inizio non confidava molto nel successo della canzone, ma Miles Copeland III ne rimase immediatamente colpito dopo averla sentita, divenne il loro manager e procurò loro il primo contratto discografico con la A&M Records. 1978. Da "Outlandos d'amour". Primo grande classico di Sting, usci' come singolo incontrando problemi di censura: poichè parlava dell'amore per una prostituta, la BBC si rifiuta di trasmetterla. E' un reggae bianco, uno sti- le che i Police chiameranno "reggatta" dove i 3 strumenti riempono a turno i vuoti durante la strofa e un ritornello molto piu' ritmato.



Radio3 Suite


Neville Brothers
 - Sister Rosa

Gruppo simbolo di New Orleans, i Neville Brothers dedicano un brano del loro capolavoro "Yellow Moon" a un altro simbolo: Rosetta Parks, la donna di colore che rifiutando di cedere il posto a sedere in autobus ad un bianco avvio' una delle tante battaglie faticosamente vinte nella lunga lotta per i diritti civili che attraverso' per intero i '60 americani. I Neville Brothers sono un gruppo statunitense R&B e soul, formato a New Orleans nel 1977 e composto dai 4 fratelli Neville: Art (1937), Charles (1938), Aaron (1941) e Cyril (1948). Debuttarono nel 1978 con l'album eponimo per la Capitol Records ma si fecero conoscere al grande pubblico solo nel 1987 dove parteciparono alla realizzazione della colonna sonora del film The Big Easy. L'anno successivo pubblicarono Uptown per la EMI a cui parteciparono importanti ospiti come Branford Marsalis, Keith Richards e Carlos Santana. Nel 1989 pubblicarono il loro album più importante, Yellow Moon per la A&M prodotto da Daniel Lanois. Il branoHealing Chant presente sul disco vinse il Grammy Award come miglior brano di pop strumentale. Nel 1990 contribuirono con il brano In the Still of the Night alla compilation Red Hot + Blue promossa dall'associazione Red Hot Organization volta alla raccolta di fondi per combattere l'AIDS. La cover del brano Bird on a Wire di Leonard Cohen, uscita come singolo, fu usata per i titoli di testa e di coda del film con Mel Gibson,Due nel mirino. Per tutti gli anni novanta il gruppo tenne un profilo basso per via dei problemi di salute di Art Neville. Pubblicarono nel 2004 l'album Walkin' in the Shadow of Life. A causa dell'uragano Katrina, Cyril e Aaron dovettero abbandonare la città. Ritornarono nel 2008 con un concerto al New Orleans Jazz & Heritage Festival.Negli ultimi anni si è aggiunto saltuariamente al gruppo il figlio di Aaron, Ivan.

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