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La solitudine del satiro

Recensione - I classici di Millepagine

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di Ennio Flaiano

Agli inizi di novembre si è svolto presso la Biblioteca cantonale di Lugano, dove ha sede pure un Fondo a lui dedicato, un omaggio a Ennio Flaiano nel centenario della nascita. Tra gli altri vi ha partecipato Enrico Vaime. Come quello di Moravia – caduto lo scorso settembre e che si riferiva invece alla morte, avvenuta vent’anni fa – anche il ricordo dello scrittore abbruzzese, nato a Pescara nel 1910, è passato senza lasciare traccia. Forse, per quello che, leggendolo, abbiamo compreso della sua personalità, a lui non sarebbe dispiaciuto.
Esordiente nel 1947 come scrittore, Flaiano accostò all’attività di narratore quella di giornalista e sceneggiatore. Celebre la sua collaborazione con il regista Federico Fellini; per il quale scrisse i capolavori “I vitelloni”, “La strada”, “Il bidone”, “Le notti di Cabiria”, “La dolce vita”, “Otto e mezzo” e “Giulietta degli spiriti”. Poco tempo prima di morire Flaiano decise, quasi ispirato da un presentimento della fine, di raccogliere gli articoli, i racconti, i celebri aforismi, dei dialoghi di varia natura e gli epigrammi in una raccolta a cui diede il titolo “La solitudine del satiro”. Le pagine del libro partono dagli anni Cinquanta e riportano il lettore a una Roma davvero lontana. Secondo alcuni critici questo volume è forse il migliore di Flaiano. Ironico osservatore delle ottuse follie della società, egli ci ricorda che la ribellione dell’intelligenza è sempre solitaria.

A cura di Vittorio Castelnuovo
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