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Giovanni Antonini e il Giardino Armonico

in onda giovedì 1° novembre alle ore 6,00 (prima puntata)

Giovanni Antonini e il Giardino Armonico "La Duke Ellington Band dei gruppi di strumenti d'epoca"; questa colorita definizione - data loro dal Los Angeles Times - induce aspettative ben precise: vivacità, morbidezza, ritmo, scioltezza: bene, avvicinandoci al Giardino Armonico e al suo direttore Giovanni Antonini nulla di tutto questo verrà disilluso.

Giovanni Antonini nasce nel 1965 e compie i suoi studi a Milano, sua città natale, e poi presso il Centre de Musique Ancienne di Ginevra; flautista specializzato nel repertorio antico, suona come solista presso istituzioni italiane e straniere; come direttore è ospite di importanti formazioni (Camerata Accademica di Salisburgo, Scottish Chamber Orchestra, Orchestra of the Age of Enlightenment, Berliner Philharmoniker); per chi ama il suo stile e fosse a Milano il prossimo ottobre 2008, Antonini dirigerà alla Scala le "Nozze di Figaro" in allestimento Strehler - Frigerio; la carriera di Antonini è comunque legata principalmente all'ensemble cui questo breve ciclo è dedicato.

Nel 1985 un gruppo di musicisti specializzati nella pratica su strumenti antichi si riunisce e crea il Giardino Armonico, che presto diviene una delle formazioni italiane più conosciute all'estero; Antonini è uno dei fondatori, e dal 1989 sarà lui a dirigerlo; non elencheremo i festivals cui il gruppo ha partecipato né i luoghi prestigiosi dove ha suonato; il Giardino Armonico si esibisce ormai da anni in tutto il mondo diffondendo, del repertorio del XVII e XVIII secolo, la propria apprezzata interpretazione.

Ugualmente ampia ed importante è la discografia del gruppo, della quale ricordiamo soprattutto l'abbondante produzione vivaldiana: l'integrale dei concerti da camera, la premiatissima versione de "Le stagioni" e "The Vivaldi Album" con Cecilia Bartoli: Diapason d'Or, Choc de la Musique, Grand Prix des Discophiles, 10 de Repertoires, Grammy Award, Echo-Preis, Gramophone Award sono tutti premi che il Giardino Armonico ha collezionato più volte nella sua davvero brillante carriera.

Giovanni Antonini riconosce una parziale filiazione del gruppo dall'esperienza di Nikolaus Harnoncourt, col quale molti dei musicisti in passato hanno individualmente lavorato, e la cui attività discografica e concertistica degli anni '60 ha contribuito alla diffusione dei repertori antichi; il direttore italiano sottolinea anche la cura di aspetti specificamente italiani, tra cui soprattutto la tendenza al dramma, che egli definisce "la più italiana delle caratteristiche"; questa attenzione ai contrasti drammatici non cade comunque in una pur diffusa tendenza alla teatralizzazione eccessiva e talvolta violenta, dando invece primaria importanza ad un globale, equilibrato senso della forma.

Il nostro primo incontro con il Giardino Armonico è, manco a dirlo, un ascolto vivaldiano; si tratta del "Concerto RV 443 per flautino", solista lo stesso Antonini (di questo disco è stato detto che, qualora mai fossimo costretti a portarci musica barocca su un'isola deserta, potremmo ascoltarlo per il resto della vita...)

Seguirà il concerto di Pietro Antonio Locatelli che già dal titolo "Il pianto di Arianna" rivela la sua marcata connotazione espressiva e drammatica; si tratta di una vera "cantata strumentale" in cui il ruolo di Arianna è sostenuto dal violino solista, qui Enrico Onofri, musicista tra i componenti "storici" del Giardino Armonico.

Interpretata da un gruppo ristretto di esecutori è la "Sonata per mandolino e basso continuo" di Domenico Scarlatti; del 1997 è la prima, premiata, interpretazione di Bach (oggi trasmetteremo il Concerto Brandeburghese n. 3); il programma si conclude con il celebre "Canone e giga in re maggiore" di Pachelbel, qui eseguito con graziosa vivacità da sei elementi dell'ensemble italiano.

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