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Yukio Mishima - L'alunno dell'antica tradizione

  • Andato in onda:05/12/2017
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      Florinda Fiamma racconta la vita di Yukio Mishima

      «Per molti anni sostenni di poter ricordare cose viste al momento della mia nascita. Ogni volta che lo raccontavo, gli adulti prima ridevano, ma poi chiedendosi se non si trattasse di una presa in giro, guardavano con antipatia il pallido volto di quel bambino così poco bambino».

      A quindici anni Yukio Mishima è ancora un ragazzo cereo, magrissimo, soffre di anemia, si tiene in disparte e frequenta poco i coetanei. Però ama fare i compiti, andare a scuola e scoprire i grandi della letteratura. Sua madre è la prima ad accorgersi che scrive, nel 1937, quando frequenta la scuola media. Gli insegnanti ritengono i suoi temi stravaganti e audaci e il padre, che lo vuole impiegato nella pubblica amministrazione e lo obbliga agli studi giuridici, osteggia le ambizioni letterarie del figlio. Un giorno piomba in camera di Kimitake che sta lavorando a un manoscritto e lo strappa rabbiosamente lanciando i pezzi per la stanza. Il ragazzo scoppia in lacrime e corre dalla madre. Da quel giorno Mishima inizia a nascondere i suoi scritti per evitare che il padre li distrugga e la madre inizia a proteggerlo e a incoraggiarlo a scrivere.

      Kimitake ha gusti artistici e letterari eccentrici per un ragazzo giapponese di quei tempi, legge sì le opere di Tanizaki ma anche molti autori occidentali come Rainer Maria Rilke e Oscar Wilde. A 16 anni completa la sua prima opera letteraria, La foresta in fiore. Ed è con questo romanzo che inizia a firmare i suoi lavori con lo pseudonimo Yukio Mishima. Mishima è il nome di una città che si trova tra il Fujiama e il mare, da cui si vede la montagna più famosa del Giappone. Yukio deriva da Yuki, che in giapponese significa neve. Quando esce l’ultima dispensa di La foresta in fiore, il Giappone entra in guerra e Yukio viene precettato dalle autorità militari per lavorare in una fabbrica che produce aerei kamikaze. Nel frattempo la prima tiratura del romanzo di 4000 copie va esaurita in una settimana.

      C’è un’immagine che ossessiona Mishima per tutta la vita e che è legata alla sua prima pulsione erotica: il San Sebastiano trafitto di Guido Reni. Lo scrittore racconta che aveva scovato dei volumi di riproduzioni d’opere d’arte di suo padre. E mentre ne stava sfogliando le pagine a un tratto, balza  ai suoi occhi questa immagine. In Confessioni di una maschera, Mishima descrive il dipinto con morbosa minuzia. Ecco come: «Un giovane di singolare bellezza era legato nudo a un tronco d’albero. La braccia erano tese e tirate verso l’alto, con i polsi incrociati e serrati da cinghie fissate anch’esse all’albero. Non si notavano legami d’altra specie, mentre l’unico rivestimento che velasse la nudità del giovane era un lembo di ruvido panno che ne cingeva mollemente i fianchi. […] Le frecce erano affondate nel vivo di quelle giovani carni sode e fragranti, e dall’interno consumavano il corpo con fiamme d’indicibile strazio e di estasi suprema».

       

       

      Da leggere:

      Vita e morte di Yukio Mishima di Henry Scott Stokes (Lindau)

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      Riduci
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