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La Bosnia-Erzegovina di Dayton


L'accordo di Dayton (novembre-dicembre 1995) ha messo fine a tre anni e mezzo di guerra in Bosnia creando una struttura statale molto particolare che non trova corrispondenti in nessun altro sistema nel mondo. La Bosnia Erzegovina, che non può attribuirsi il titolo di repubblica, è costituita da due entità: la Federazione BH (croato musulmana), 51% del territorio, e la 'Republika Srpska' (Rs,serba), 49% del territorio. Inoltre, dal 1998 la citta' di Brcko, nel nord-est del paese, è stata dichiarata da un arbitrato internazionale distretto autonomo ed ha un supervisore internazionale. Alla presidenza collegiale del Paese siedono un serbo, un croato e un musulmano, che a turno, ogni otto mesi, si alternano nella carica di primus inter pares.



Parlamento e consiglio dei ministri centrali
Il parlamento, eletto ogni due anni, è formato da 28 deputati eletti nella Federazione BH e 14 nella Rs. Il Consiglio dei ministri ha la responsabilità di sei dicasteri, esteri, tesoro, commercio estero, integrazioni europee, affari civili e comunicazioni e diritti umani e profughi. Il primo ministro deve essere di etnia diversa da quella del primus inter pares della presidenza collegiale. La Federazione BH (croato musulmana) Ha un parlamento bicamerale. La camera dei rappresentanti ha 140 deputati eletti nel territorio della Federazione. I 30 deputati musulmani, 30 croati e 20 di altra etnia della camera dei popoli vengono eletti dai consiglieri dei dieci cantoni in cui è suddivisa la Federazione. Il presidente e il vicepresidente della Federazione BH sono eletti dal parlamento, devono essere rappresentanti delle due etnie e ogni anno si scambiano l'incarico. Il primo ministro viene incaricato dal presidente.

La Republika Srpska (Rs, serba)
Ha un parlamento unicamerale di 83 deputati eletti nel territorio della Rs. Il presidente e il vicepresidente sono eletti a suffragio universale. Il primo ministro viene designato dal presidente. L'applicazione della parte militare dell'accordo di Dayton è stata affidata alla Nato, attualmente presente con la Forza di stabilizzazione (Sfor) con 22.000 uomini che mantengono il controllo sugli eserciti delle due entità. L'applicazione della parte civile-politica dell'accordo è coordinata da un Alto rappresentante per gli affari civili, attualmente l'austriaco Wolfgang Petritsch. L'Alto rappresentante puo' destituire e interdire i funzionari pubblici che ostacolano l'accordo di pace e ha acquistato sempre più poteri sino ad assumere anche quelli legislativi. La ristrutturazione e la supervisione delle forze di polizia delle due entità è affidata all'Onu, ai 2000 agenti della Polizia internazionale (Iptf).

Nel novembre 1995 terminò la guerra più sanguinosa in Europa dal 1945. Anche grazie ai 60.000 soldati della Nato (attualmente 22.000) i combattimenti sono cessati, ma l'accordo ha congelato la contrapposizione dei partiti nazionalisti: il Partito democratico serbo (Sds, serbo-bosniaco) fondato da Radovan Karadzcic, la Comunita' democratica croata (Hdz), emanazione diretta dell'omonimo partito dell'ex presidente croato Franjo Tudjman e il Partito d'azione democratica (Sda) dell'ex presidente bosniaco Alija Izetbegovic. La struttura statale della Bosnia-Erzegovina uscita da Dayton è un labirinto inestricabile con due entità, cinque presidenti, tre parlamenti, tre governi, due eserciti, due alfabeti, tre religioni, una legione di ministri e sottosegretari. Persino la sua denominazione è vaga: l'appellativo ufficiale e' 'Bosnia-Erzegovina'. I veti incrociati hanno paralizzato ogni progresso politico ed economico. Le sole leggi valide per tutti riguardano passaporti, targhe, bandiera, inno, polizia di frontiera e sono state imposte dall'Alto rappresentante per gli affari civili, attualmente l'austriaco Wolfang Petritsch, che negli anni ha ottenuto poteri da 'governatore'. Nelle elezioni politiche dell'11 novembre 2000, contro tutte le previsioni, i tre partiti nazionalisti hanno mantenuto le loro posizioni, anche se il partito socialdemocratico (Sdp), multietnico, continua a crescere come gli altri partiti moderati. Le svolte politiche avvenute a Zagabria e a Belgrado, suggeritori e sostenitori rispettivamente dei croati e dei serbi di Bosnia, non hanno portato al cambiamento, ma hanno confermato l'opzione nazionalista. Questo perché, secondo gli osservatori internazionali, è ancora troppo vicina la rivoluzione di Belgrado e resta per il momento critica la situazione economica a Zagabria. Anche se, in base a un'opinione diffusa, per dare il via al 'disgelo' della Bosnia erano assolutamente indispensabili le uscite di scena di Franjo Tudjman, morto il 10 dicembre del 1999, e del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, sconfitto alle elezioni del settembre 2000, i due uomini che hanno le maggiori responsabilita' per lo scoppio della guerra. 


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