4-10 marzo 2019

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copertina Un "regista di bambini" che racconto' la drammatica scoperta del terrorismo
cinema e tv

Un "regista di bambini" che racconto' la drammatica scoperta del terrorismo

La realizzazione di Colpire al cuore fu travagliata e le cose non andarono meglio dopo la sua uscita nelle sale, come spesso accade ad alcuni film che solo successivamente entrano di diritto nella storia del cinema.

Gianni Amelio arrivò in Rai come aiuto regista all’inizio degli anni ’70. Fu Italo Moscati, responsabile insieme a Mario Raimondo dei film sperimentali, ad affidargli la regia di La fine del gioco. Seguirono altri lavori del regista calabrese che ebbero le vetrine di importanti festival europei, ma nessuno di loro uscì in sala. Nel 1980 Paolo Valmarana, reduce dalla direzione ad interim di Rai1, poi tornato capostruttura film e fiction della stessa rete, propose ad Amelio un copione sul terrorismo ma lui, definendosi un “regista di bambini”, rispose che al massimo avrebbe potuto dirigere un film dove un ragazzo crede che il padre sia un terrorista. Intuita l’originalità dell’idea, Valmarana fece subito firmare ad Amelio un impegno per scrivere un soggetto dal titolo provvisorio Il telegramma, poi cambiato in Il diario di Emilio. La storia interessò Vincenzo Cerami, autore della sceneggiatura insieme al regista, col titolo definitivo di Colpire al cuore.

Le riprese, previste in Piemonte per la primavera 1981, furono rinviate esattamente di un anno e il set si spostò a Milano e Bergamo. In quel periodo in Italia era accesissimo il dibattito sui cosiddetti “cattivi maestri”, quegli insegnanti e intellettuali sospettati di contiguità con i terroristi “rossi”. Nei 12 mesi che trascorsero fra il previsto inizio delle riprese e quello effettivo la sceneggiatura cambiò pelle: si passò da una visione anche ampia del fenomeno dei “cattivi maestri” a una trama con connotazioni intime, il rapporto fra padre e figlio. Se nella prima versione Colpire al cuore era dalla parte del padre, nella seconda sono le ragioni del figlio a esserne il fulcro. E la denuncia del figlio contro il padre è la svolta del film.

Rosanna Seregni, oggi nota produttrice, su quel set era la segretaria di edizione, poi anche aiuto regista non accreditata dopo l’abbandono di Inigo Lezzi. La Seregni ancora oggi sottolinea la scelta di Amelio: quella cioè di raccontare semplicemente una storia di rapporti fra padre e figlio, ribaltando gli schemi fin lì visti al cinema dove il genitore era il “conservatore” e il figlio il ribelle. Amelio pensò a un ragazzo molto giovane e di sani principi morali che non nascondesse il timore, misto a gelosia, verso la complicità anche sentimentale che il genitore, un intellettuale colto e raffinato, aveva nei riguardi della studentessa terrorista. Sul set Jean-Louis Trintignant si distinse per pazienza ed educazione: l’attore francese mai ebbe da ridire sulle lunghe attese, che ingannava leggendo i suoi libri, e nutrì per Amelio grande considerazione e stima.

Tullio Kezich, consulente cinematografico per la Rai, suggerì invano di tagliare il finale. Il film piacque a Carlo Lizzani, che lo volle al festival di Venezia, ma Emmanuele Milano, direttore di Rai 1, espresse forti perplessità non tanto sul film, quanto sulla sua partecipazione alla kermesse lagunare. Con l’appoggio di Valmarana Amelio fu irremovibile: il suo primo lungometraggio per il cinema doveva affrontare il rischio della competizione, dei commenti dei critici e successivamente dell’approvazione o meno del pubblico. A Venezia il film fu accolto abbastanza bene, con i giornalisti divisi fra chi era “dalla parte” del padre e chi “dalla parte” del figlio. Immancabili le polemiche che ne accompagnarono l’uscita in sala: il critico Tullio Masoni ricorda il commento di uno spettatore secondo il quale Emilio, il figlio, altri non era che “Patrizio Peci da piccolo”. Peci è stato il primo importante “pentito” delle Brigate Rosse.


Scheda del film
Colpire al cuore di Gianni Amelio - 1982 - 105’

Con Jean-Louis Trintignant, Fausto Rossi, Laura Morante, Vanni Corbellini

Dario (Trintignant) è un professore universitario che ha invitato nella sua residenza di campagna una coppia di suoi studenti, Giulia (Morante) e Sandro (Corbellini). Emilio (Rossi), l’adolescente figlio di Dario, osserva il terzetto, incuriosito dall’inusuale atteggiamento di confidenza che il padre ha con quei due giovani. L’improvvisa scoperta da parte di Emilio che Giulia e Sandro sono dei terroristi genera un drammatico scontro fra lui e Dario, con Emilio che dovrà scegliere fra l’amore paterno e il proprio rigore morale.

Co-produzione Antea Cinematografica, Swan Production e Rai 1. Uscita al cinema 25 marzo 1983, distribuzione Gaumont. Prima tv Rai 1, seconda serata, 3 marzo 1987. David di Donatello 1983 per il miglior attore esordiente a Fausto Rossi. Nastro d’Argento 1983 a Fausto Rossi e al miglior soggetto originale.

Fonti

Cineforum n. 224 maggio 1983
Gianni Volpi (a cura di) Gianni Amelio, Scriptorium 1995
Alberto Barbera (a cura di) Cavalcarono insieme, Electa 2004
Emanuela Martini Gianni Amelio, Il Castoro 2006
Conversazione con Rosanna Seregni, 26 gennaio 2019
 

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