Le opere vengono destinate in primo luogo ai due nuovi edifici di via Cernaia a Torino e di viale Mazzini.
A Roma, dopo essere stati idealmente accolti dal
Cavallo di
Francesco Messina - che presidia l’ingresso della Direzione Generale dal 6 novembre 1966 e
di cui abbiamo parlato diffusamente nel numero scorso - ospiti e dipendenti possono ammirare, ancor prima di varcare i tornelli e accedere all’interno degli uffici, le
soffittature a riquadri modulari in zinco, rame e alluminio dello scultore
Gino Marotta, che si estendono in una vasta area del piano terra.
Il critico
Marziano Bernardi, che ha avuto un ruolo-guida nella scelta delle opere d’arte della collezione, in
Un edificio per la Rai (Alfieri, 1966),
dedicato alla storia di viale Mazzini, descrive le soffittature evidenziandone le “ombreggiature incise all’acido che suggeriscono l’idea di un tremolio di fronde nel tralucere del sole fra gli alberi di un bosco”. Sempre di Marotta sono anche i sottili rilievi in bronzo che decorano il banco della reception all’ingresso del palazzo.
Giunti nell’atrio della Direzione Generale, si aprono le porte di una piccola, ma artisticamente rilevante esposizione di opere scultoree in bronzo realizzate da grandi maestri:
Passo di Danza di
Giacomo Manzù, modellata dall’artista bergamasco appositamente per la Rai nel 1966; la
Grande figura accoccolata (1965) di
Emilio Greco, autore de
L’ascolto, un’altra opera in bronzo della collezione; le
Due ombre colorate (1958) di
Luciano Minguzzi e
Sviluppo verticale di
Luigi Gheno e il
Nudo di
Attilio Torresini del 1942.
Sulla
figura realizzata da Greco, questo il giudizio del celebre scultore inglese
Henry Moore: “ha il sentimento della bellezza e possiede il dono innato della forma e del volume: una combinazione veramente rara…”.
Alcune delle sculture citate sono magistralmente presentate nel segmento del documentario allegato
Le grandi mostre, con i testi della critica e storica dell’arte
Pia Vivarelli. Nella mostra itinerante del 1994, cui fa riferimento il programma, erano esposte anche altre opere come la surreale
Due figure in poltrona di Minguzzi, del 1972, che oggi si trova nella
sede Rai di Bologna;
Il pesce di
Umberto Mastroianni, uno tra gli artisti italiani più esposti all’estero e il
rilievo di
Alik Cavaliere appartenente a un ciclo di sculture ispirate al
De rerum natura di Lucrezio, oggi entrambe nella
sede Rai di via Cavalli a Torino.
Tante altre sono le sculture della collezione sulle quali torneremo prossimamente, dal
Pegaso di Saxa Rubra, opera di
Mario Ceroli, alla statuetta di
Santa Chiara, patrona della televisione, scolpita da
Vico Consorti e testimone di tante riunioni nella saletta a lei dedicata al piano terra di Viale Mazzini; dalla vicina scultura/fontana
Macchina spaziale, realizzata dallo scultore argentino
Federico Bernardo Brook (1966), a quella del
Guarracino, creata per il Centro di Napoli da
Lello Scorzelli (1961), alle opere da scoprire e riscoprire nelle Sedi e negli edifici Rai.
Per conoscere meglio alcuni degli autori delle sculture citate vi proponiamo tre documenti, tratti dal portale Arte di
Rai Cultura, con profili e interviste ai grandi artisti:
Giacomo Manzù forgia con la creta il ritratto del figlio da
Come nasce un’opera d’arte (1975)
Il lirismo plastico di Emilio Greco realizzato in occasione della mostra
I segni e le forme (2013)
Luciano Minguzzi: realizzare una scultura da
Incontri, un’ora con Luciano Minguzzi (1971).