11-17 febbraio 2019

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copertina Fellini fa e disfa, le riprese si allungano, il budget aumenta. Ma nascono I clowns
Cinema e tv

Fellini fa e disfa, le riprese si allungano, il budget aumenta. Ma nascono I clowns

Come le donne stanno a François Truffaut e i messicani a Sam Peckinpah, così i clown stanno a Federico Fellini. Il regista romagnolo desiderava fare un film su di loro e l’occasione gli arrivò dalla Rai nel gennaio 1970. In realtà la prima proposta fatta a Fellini fu quella di realizzare Pinocchio, l’opera di Collodi considerata dal maestro riminese superiore anche a I promessi sposi, ma il progetto si arenò per essere successivamente affidato a Luigi Comencini. Il buon rapporto instaurato da Fellini con Angelo Romanò, capo della direzione dello spettacolo, e Vittorio Bonicelli, dirigente della stessa struttura nonché critico e sceneggiatore, favorì la realizzazione di I clowns

Per Fellini i clown rappresentavano al meglio la sua vocazione di narratore di storie. Il primo ciak venne battuto il 23 marzo ad Anzio, poi la troupe si trasferì prima a Ostia, dopo a Parigi (Fellini la considerava come la città dei clown), infine a Cinecittà. Le 5 settimane previste per le riprese diventarono 11, ma solo 30 furono i giorni effettivi di lavoro: un ritardo causato dalla continua evoluzione delle idee di Fellini nel fare e disfare il film, tanto che il budget dovette essere triplicato. Dopo 10 giorni di riprese Giuseppe Rotunno, direttore della fotografia, lasciò il set e al suo posto arrivò Dario Di Palma il quale suggerì a Fellini il nome di Blasco Giurato come operatore di macchina. Per Giurato la responsabilità fu enorme: allora “l’occhio del regista” era l’operatore di macchina, era lui a sentenziare se una scena era stata girata secondo i voleri del regista. Giurato ricorda ancora il timore e l’imbarazzo che aveva nel dover dire a un premio Oscar se la sequenza era perfetta o meno. 

Il cast si distinse subito per la varietà e il numero degli attori. Si andava da Tino Scotti al cameo di Anita Ekberg passando per Gigi Reder, Giacomo Furia, Carlo Pisacane, Alvaro Vitali, Maria Grazia Buccella, Victoria Chaplin: a quest’ultima Fellini chiese la disponibilità di suo padre per leggere il testamento del clown, proposta che Charlot dovette respingere per problemi di salute (fu poi contattato Danny Kaye, indisponibile però per impegni di lavoro). Ma i veri protagonisti furono coloro che avevano fatto del circo la propria ragione di vita: come Nando, Rinaldo e Liana Orfei e i clown, italiani e francesi, alcuni vere leggende come ad esempio Fanfulla. Di Luigi Visconti, in arte Fanfulla, Giurato ricorda che dopo la fine di una ripresa lo vide appoggiarsi affaticato a un cordone del circo. Fellini gli si avvicinò e con la sua voce flautata gli domandò: “Fanfullino che hai?”. Il clown chiese un bicchiere d’acqua e riprese a girare: nessuno sapeva che soffrisse di cuore. Il finale del film, caratterizzato da uno splendido e struggente assolo di tromba (stesso strumento protagonista in La strada), suonato in occasione di un finto funerale di un clown, fu purtroppo il preludio a quello vero di Fanfulla, morto un anno dopo a soli 57 anni. 

Il clown livornese Manrico Meschi, in arte Bario, è l’involontario protagonista di un simpatico aneddoto accaduto fra Fellini e Giurato. Durante l’intervista che Fellini fa a Bario nella sua casa parigina, al vecchio clown sgorga una lacrima di commozione, ma Giurato in quel momento è distratto a riprendere la moglie di Bario che osserva la troupe dalla finestra del giardino. Fellini si arrabbia moltissimo, per tre giorni non rivolge parola al povero Giurato. Alla proiezione di prova Fellini si accorge che lo sguardo della donna, benché di breve durata, risulta più commovente, più profondo di quello del marito. Come se nulla fosse il maestro si avvicina a Giurato: “Lo vedi Blaschino che bei suggerimenti che ti do?” 

Girare con la pellicola 35mm a colori e con la macchina da presa per il cinema non impedì a Fellini di capire la televisione e le differenze che questa aveva con il grande schermo. Alcuni dei temi trattati in questa finta inchiesta sui clown anticipano Amarcord, come ad esempio il vissuto dello stesso Fellini. I clowns andò in onda la sera di Natale: Fellini lo vide nella sua casa di Rimini in compagnia della mamma. Il film è attualmente visibile su Rai Play.

 
Scheda del film

I clowns di Federico Fellini - 1970 - 93’
Con Fanfulla, Tino Scotti, Anita Ekberg, Federico Fellini

Da sempre affascinato dal mondo del circo e dai clown, Fellini filma la sua personale inchiesta sugli amati pagliacci. Sono del regista gli occhi del bambino che guarda la costruzione di un tendone, ansioso di entrarci per godersi lo spettacolo. Lasciato il ragazzino, Fellini intraprende il viaggio da sempre sognato, quello cioè di conoscere e parlare con gli eroi della sua infanzia. Si reca così a Parigi dove incontra ex clown ormai in pensione, pronti a raccontare la propria storia. 

Produzione Rai con Ortf, Bavaria Film e Leone Cinematografica. Presentato il 30 agosto 1970 a Palazzo Labia durante il Festival di Venezia. Prima tv 25 dicembre 1970, secondo canale; uscita al cinema 27 dicembre 1970. Premio Speciale per la produzione al David di Donatello 1971; Nastro d’Argento 1971 per i migliori costumi. Nel 1977 I clowns viene rieditato insieme a Toby Dammit, l’episodio diretto da Fellini nel film Tre passi nel delirio: la nuova edizione, con la voce del regista doppiata da Gigi Proietti, ha il titolo 2 Fellini 2. 



Fonti
Tullio Kezich Il millefilm, Il Formichiere 1980
Charlotte Chandler Io, Federico Fellini, Mondadori 1985
Aldo Grasso Storia della televisione, Garzanti 2000
Tullio Kezich Federico, Feltrinelli 2010
Conversazione con Blasco Giurato, 24 gennaio 2019

SEQUENZA Les Fratellini 
 

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