Un pavimento urbano




[Racconto di Giovanna Gra]


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durata 22 minuti



Buongiorno a tutti!
Scusate se m'intrometto nella vostra giornata piena di impegni, scadenze, lavoro arretrato, traffico, cose da fare, appuntamenti, happy hour ... ma volevo raccontarvi qualche frammento di un'altra realtà.
Sì, insomma, aiutarvi a sbirciare fra le stelle di un altro mondo e magari, chissà, scoprire che esistono tante cose che spesso, per fretta, stress e poca voglia, non riusciamo a vedere.
Vorrei, quindi, rubare un po' della vostra attenzione per raccontarvi la mia storia.
E incomincio presentandomi.

Sono un tipo di bell'aspetto.
Portamento, diciamo così... baldanzoso.
Ho dei lunghi baffi neri e lucidi, di cui mi faccio un certo vanto e, anche se qualcuno mi ha detto che pungono un po', penso facciano la loro bella figura.

La mia famiglia viene dal centro Europa, qualche antenato fra i pastori, qualche altro nascosto e poi vissuto nei boschi, altri ancora in guerra, arruolati nell'esercito.
Al nostro attivo abbiamo moltissimi tris-tris-trisnonni avviati alla carriera militare.
E beh, sì, noi siamo gente che può davvero raccontare certi orrori, purtroppo.

Il capostipite della mia famiglia, per chi ama date, nomi e particolari vari, si chiamava Horand von Grafrath.
Nientemeno!

La mia aria, diciamo così, nordeuropea, penso si legga tutta grazie ai miei mustacchi fulvi e lisci e anche grazie al fatto che sono uno un po' robusto.
Ma anche molto, molto atletico.
Sono un soggetto diligente, quadrato, gran lavoratore... insomma, uno pratico.
Ma, fra tutte le cose che mi contraddistinguono, quella decisamente al top è che sono uno di quelli che s'innamora una volta sola nella vita.

Del resto noi siamo gente che ha vissuto a lungo fra le montagne, e la montagna richiede costanza, tempra e resistenza fisica.
Si, posso dirlo senza tema di smentita, noi ci siamo.
E quando ci siamo, siamo fedeli, molto fedeli.
Per questo, oggi, la nostra è una tribù sparsa un po' in tutto il mondo.

Se per caso vi capita di farvi un giro in città m'incontrerete di sicuro.

Io sono quel bel tipo vicino alla signora alta e magra che in questo momento sta facendo la spesa.
Si chiama Susanna, viviamo insieme e non ci separiamo mai.
Lei si prende cura di me e io di lei.
A dire il vero io vivo per lei, ma cosa volete farci... a noi capita così!
Eh, sì, quando l'ho vista è stato un colpo di fulmine... come dire... un vero e proprio imprinting!

Ah, accidenti, dimenticavo di presentarmi: mi chiamo Slalom, sono un giovane pastore tedesco di due anni e per vivere faccio il cane guida.

Forse qualcuno si sta domandando come si fa a diventare un cane guida... beh, in effetti non è da tutti.
Eh no, non lo è.
Per fare il cane guida bisogna passare molti test ed esami attitudinali.
Non voglio essere presuntuoso, ma i primi cani guida della storia furono proprio quelli come me.
Della mia razza, intendo dire.

Fummo addestrati in Germania per dare aiuto ai reduci di guerra; insomma, a tutti coloro che, combattendo, avevano perduto la vista.

Si scelsero i pastori tedeschi perché, ebbene sì, siamo cani molto intelligenti, ben equilibrati e con un senso di lealtà e di protezione ineguagliabile nei confronti dei nostri padroni.

In ogni caso (non so se è chiaro il concetto) un cane che fa il mio mestiere dev'essere un tipo a posto.
Come molti mestieri umani, anche noi dobbiamo affrontare un esame medico che scongiuri alcune patologie.
Prima fra tutte la displasia dell'anca.
Eh, sì, cavoli, è il punto debole della nostra razza, e voi capite bene che un cane accompagnatore non può avere difetti proprio a livello motorio.
Dobbiamo anche essere testati ed educati dall'addestratore cinofilo che stabilirà se siamo psichicamente e socialmente in grado di affrontare il grande compito che ci aspetta.

Mhh... come dite?
Cosa fa un cane guida?
Tanto per cominciare un cane guida deve avere l'attenzione al massimo, i baffi tesi, la coda bassa ma accorta e non può sbagliare nemmeno di... un pelo!
E, modestamente, noi di peli ce ne intendiamo...

Punto secondo: un cane guida deve essere in grado di difendere il proprio padrone in ogni circostanza.
Per questo i cani piccoli, mi scuseranno, ma non sono per niente adatti al mestiere.



Punto terzo: un cane guida deve avere un sangue freddo pari a quello di un serpente.
Questo perché deve sapersi orientare in un universo di odori, rumori, ostacoli e situazioni assolutamente imprevedibili senza mai reagire impulsivamente.

Io ho avuto un addestramento che è durato otto mesi, avevo un anno quando ho cominciato e da due sono nella vita di Susanna.
E lei è nella mia.

Oltre a non farle mancare mai il mio affetto, il mio impegno consiste nel guidarla ovunque lei mi chieda di andare.
Quando passeggiamo devo essere in grado di segnalarle gli ostacoli che le si parano davanti e devo difenderla dall'indifferenza della nostra città.
Credetemi, di problemi, per un non vedente e il suo cane, nelle città ce ne sono un sacco!

Oggi le chiamano barriere architettoniche, il nome è più sofisticato, ma si tratta sempre di ostacoli, il più delle volte frutto d'inciviltà.
Parlo di tavolini all'esterno dei bar, di marciapiedi ostruititi da macchine in prima, seconda, terza e quarta fila.
Parlo di motorini abbandonati impunemente sui marciapiedi, parlo di persone distratte che digitano ossessivamente sui loro cellulari, parlo della difficoltà di attraversare una strada senza scatenare un concerto di clacson, parlo di folla, e parlo di barriere di ferro e di marmo, di rifiuti inermi e non rimossi o di lavori in corso mal segnalati.

Attualmente, in alcune città, i non vedenti godono di qualche ausilio.
Per esempio i semafori dotati di segnalatori acustici, oppure le righe a rilievo tracciate sul marciapiede.
Chi è provvisto di bastone da quelle righe può capire la direzione da prendere e altre minime indicazioni.
Sovente queste strisce terminano in Braille, ciò significa che, se vi riuscisse di leggerle, potreste disporre di altre notizie.
Talvolta, tuttavia, proprio al termine delle medesime righe ci si parcheggia un... camioncino dei gelati!
Eh, sì, ci è accaduto proprio ieri.
E allora le cose si mettono maluccio, perché sì, qualche volta si fa finta di niente, ma non sempre è giusto soprassedere!

Così, ieri, accostandoci al pulmino con grazia e cortesia, la mia Susanna ha pregato l'uomo, insomma, il conducente, di cercarsi un altro parcheggio.

Lui, immediatamente inviperito dalla richiesta, è uscito dall'abitacolo con l'aria di uno pronto ad affrontare, anche di primissima mattina, un furioso match con una boxing bag.
"Che ha detto, signo'?"
"Ho detto", ha replicato Susanna paziente, "che il suo pulmino è parcheggiato su un marciapiede reso accessibile dal comune e..."

"Accessibile da chi?", ha chiesto l'uomo strafottente, scettico e un po' minaccioso.

"Dal comune di Roma", ha replicato Susanna, minimamente intimorita.

"E che vo' er comune de Roma adesso, si c'ha tolto pure le lacrime?
Signoooo!... Che stamo a di'?
De che stamo a parla'?"

"Glielo spiego subito", ha replicato serafica Susanna:
"Si tratta di luoghi, in questo caso un marciapiede, che può essere utilizzato da tutti, ma in particolar modo da chi ha delle disabilità."

Lo scimmione, scetticissimo, ha replicato odioso:
"Senti bbbella, io 'ste disabilità nun l'ho mai sentite.
C'ho il bollino blu e la patente C.
Se avessi avuto bisogno delle disabilità il commercialista me l'avrebbe detto."

La mia amica mi ha comunicato incredulità (l'ho percepito dalla pressione sul guinzaglio, da come ha mosso il corpo e da altri segnali olfattivi che solo se siete cani potete comprendere).
Io ho piegato un po' le orecchie e ho inclinato la testa da un lato.
In effetti non capivo il bifolco.
Susanna mi ha sorriso e poi ha cercato di spiegare al tizio:

"No, guardi, non so come dirglielo... ma sotto il suo furgone ci sono delle indicazioni stradali per gente come me.
E si tratta di un punto della città accessibile che lei sta ostruendo!
Insomma, lo sta calpestando e lo nasconde così all'interesse dei cittadini!"

Lui ha sgranato i suoi occhietti piccini e forse ha capito solo in quel momento che Susanna è una non vedente.
Ma la cosa non lo ha minimamente interessato e, allungando il collo taurino, ha proseguito:
"E quanto dura st'accessibilità?"
Susanna stupita ha risposto:
"Ma scusi, è permanente no?!"
"Cioè h 24?"
Susanna ha annuito cortese.
Lui si è battuto la manona tozza e sudata sulla fronte, era sconvolto e sempre più arrabbiato.

"Ma n'ce se crede! Nun ce se cre-de!



Guardi che io so' donatore, c'ho la tessera!"

Fa per frugarsi nella camicia, ma l'unica tessera che gli esce è quella della metro.
E siccome più frugava e meno trovava i permessi e i bollini che ci diceva di avere, a un certo punto, il tizio, per buttarla in caciara, annuncia:
"Poi senta, sa che glie dico?
Facciamola finita:
la c'è un tabacchi, mo vado e me compro st'accessibilità, così poi vojio vede' chi me leva da qua... me faccio l'abbonamento intera rete, gold, quel cavolo che è, per tutto il mese!"

Il tipo non voleva cedere.
Nel frattempo, l'esito di una maldestra ricerca nella sua tasca aveva rivelato pochi centesimi.
E, soprattutto, adesso lui non era più neanche molto disponibile a mettersi in regola.
Anzi, la sua espressione era diventata strafottente e assai poco simpatica.
Infatti ha alzato il mento e ha sentenziato:

"Mo' t'ho capito signo', ma io sto in regola sai?
Punto... accessibile si diceva, no?"
"Esatto", ha risposto serissima Susanna.
"Embè, e io vi sono accesso."
E ha sorriso provocatorio.
Ho spostato la parabola delle mie grandi orecchie di 10 gradi.
Oh bella, ma sarà italiano questo tizio?
Mi sono chiesto.
A volte ho un sacco di dubbi sulla lingua che parla la mia bipede e penso di dover fare un corso di aggiornamento.
Anyway...

Lei ha spiegato per l'ennesima volta la situazione.
Pensate se avessimo avuto un appuntamento, o magari una commissione urgente da fare!
Ma così è la vita, e Susanna ha chiarito di nuovo che è una non vedente e che alcune informazioni preziose per la nostra passeggiata erano sotto le ruote del pulmino.
Lui, dopo essersi distrattamente chinato sotto il suo furgone, rosso in viso ha esclamato:
"Ma indicazioni de che?"

"Oh accidenti, qui, in questa strada, immagino ci siano cartelli di divieto di sosta, svolta a destra, passaggio a doppio senso alternato e così via giusto?"
Ha domandato lei lievemente alterata.



"Eh, embè?", ha grugnito di nuovo il bruto incrociando le braccia.

"Embè, per indicare cose simili a un non vedente si sta attrezzando le città di una segnaletica per orizzontale. Lo capisce adesso?"

Lui, per tutta risposta, dopo aver tossito, sbuffato e anche sputato...
"A signo', a Roma ne ho sentite tante de calle..." (questa la so, credo sia un'espressione locale per dire bugie!) "... ma co' 'sta fantasia, davero davero, nun m'era mai capitata!"

Ho sentito la guida irrigidirsi
(per chi non la conosce, la guida è il pezzo di guinzaglio duro, legato alla pettorina dei cani guida).
Sapevo cosa stava per succedere:
Susanna stava per dirgliene quattro.
Incominciavo a essere a disagio, la mia testa prendeva una pericolosa posizione orizzontale e la mia coda oscillava in modo un po' ossessivo.
"Lei è un essere profondamente incivile, raramente mi è capitato di incontrare un soggetto così ignorante e maleducato!
E adesso si sposti e lasci passare me e il mio cane!"

Ma il gelataio, diciamocelo, non proprio un lord, a quel punto ha deciso, oltre che di occupare il marciapiede con il suo grosso furgone, di trasformarsi lui stesso in un'immensa barriera architettonica fatta di chili, rabbia e ostilità, e di occupare lo spazio residuo fra il suo camioncino e il muro.

Sapevo cosa stava pensando Susanna perché lo pensavo anch'io:
certe barriere mentali sono assai peggio di quelle reali e l'abbattimento delle prime era e sarà sempre cosa assai più ardua di un semplice pulmino in doppia fila, di un divieto mal posizionato, delle sedie di un bar accatastate.

Tuttavia, mentre noi due indignati all'unisono pensavamo molto male del mondo, il gelataio incominciava a mostrare a noi due e al mondo una buona parte del suo campionario di parolacce.
E mentre Susanna spiegava ancora:

"Ma quale balla!
Lei non ha capito, si tratta di pavimentazione tattile differenziata..."
L'ignorante continuava a urlare:
"Ma che me frega a me!
'Sto parcheggio l'ho trovato e me lo tengo, chiaro?"
E ancora, giù offese e parolacce a go-go.

Beh, signori, per quanto riguardava me e i miei baffi eravamo arrivati al capolinea.
Quando l'ignoranza è accertata si può tentare di recuperare, ma in quanto alla stupidità io conosco una sola via.
E siccome lui continuava a sciorinare i suoi argomenti in faccia alla mia Susanna, io ho pensato che fosse ora di mostrare i miei di... argomenti.
Ovvero...
Quarantadue denti affilati come le scimitarre di Sandokan, ventidue nella mascella inferiore e venti nella mascella superiore che si chiudono in una splendida dentatura a forbice, tagliente come una battuta o, se preferite, come la katana in dote ai nobili Samurai.
Tutto questo saldamente incastonato fra le mie gengive e custodito da due mascelle dure come le cosce di Gozzilla, e con una potenzialità di pressione di circa 200 e rotti chilogrammi.
Ma naturalmente, il mio pezzo da novanta sono... i canini, of course!
Perché, nonostante questo nomignolo gentile e quasi infantile e nonostante quello che si pensi, sono delle zanne lunghe svariati centimetri che fanno particolarmente male... ai gelatai maleducati!

Morale della storia, il tizio, vedendo scintillare i miei denti ci ha ripensato, è salito sul pulmino e si è spostato.
Ma, come dire... non sempre è possibile usare certi argomenti.
Però, ragazzi, come dicono qui nella capitale: quanno ce vo' ce vo'!

Ecco, sono queste le piccole storie che vi vorrei raccontare, le disattenzioni che vorrei denunciare.
Voglio parlarvi delle avventure di un uomo e di un cane alle prese con un mondo infingardo, troppo spesso distratto e superficiale.
E se questa storia non vi è piaciuta... beh... GRRRR... magari vi piacerà di più la seconda...
E quindi?
E quindi un saluto a tutti e alla prossima!
Bau!

 

 

 

 

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