VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Sulla destra, si staglia su sfondo nero il profilo del volto con cappello della statuetta bronzea del David di Donatello che costituisce il premio per i vincitori della rassegna.

Il David nell'emergenza

di Guido Barlozzetti

 

Il David di Donatello non sfugge al tempo del Covid-19. L’edizione numero 65 del Premio, che celebra un anno del cinema italiano, si terrà in una forma condizionata dall’obbligo della distanza sociale.

Sarà Carlo Conti a condurre in solitudine la serata da uno studio di Via Teulada, di volta in volta collegato con la cinquina dei nominati per ciascuna delle sezioni.

L’emergenza ha chiuso i set, ha bloccato le lavorazioni, ha sbarrato le porte delle sale; il cinema attraversa un momento drammatico che rischia di pesare sull’avvenire stesso di un comparto così importante per la cultura, per l’immagine e l’immaginario del Paese, per la rilevanza economica, la qualità del lavoro e delle professionalità.

Aver confermato il Premio rappresenta dunque un segnale di vitalità e di speranza, un atto di fiducia proiettato a un futuro che si annuncia incerto e che richiederà la collaborazione di tutte le componenti del sistema, il sostegno concreto da parte dello Stato e il concorso degli spettatori, la vera risorsa, il patrimonio che sostiene e trasforma un film nell’esperienza di una visione.

Lo schema della serata resterà in ogni caso quello canonico, una successione di siparietti con collegamenti video che via via attribuiranno il Premio per ciascuna delle 21 categorie che riguardano il cinema italiano, a cui si aggiunge il riconoscimento per il miglior film straniero.

La Giuria - rivista, corretta e adeguata lo scorso anno - è composta dai candidati e premiati del David, dall’Associazione dei Soci e dal Consiglio Direttivo dell’Accademia del Cinema Italiano che organizza il Premio, dai rappresentanti di una lista “Cultura e Società”, cioè “esponenti di chiara fama o di riconosciuta competenza della cultura, del cinema e dell’audiovisivo in tutti i suoi ambiti, dell’organizzazione culturale, dell’arte e del giornalismo e da personalità di rilievo della società italiana, proposti dalla Presidenza dei David e dal Consiglio Direttivo”.

“Sarà una serata non da criticare ma da apprezzare perché solo così possiamo premiare il nostro cinema italiano e non buttare via un anno importante", dice Carlo Conti, “per gran parte delle cinquine avremo i candidati in collegamento, dopo aver visto la clip aprirò la busta e il vincitore avrà la parola per il suo discorso. Mi rendo conto che non ci sarà l'artista sul palco carico di emozione davanti alla platea. Sarà un'altra cosa".

Dal punto di vista tecnico la serata sarà complessa: "D'ora in poi tutto sarà un'altra cosa, non può essere altrimenti. Vale per tutti, me compreso, tutto quello che faremo in tv non può essere uguale a prima".

Dunque, una macchina complessa e, ancora una volta, la conferma di quanto le tecnologie possano sopperire alle difficoltà e ai divieti: il digitale e i collegamenti on line di contro alla materialità rischiosa dell’analogico. Tutti possono partecipare non avendo il problema di una relazione diretta.

Quanto ai premi, se si guarda al numero delle nomination, in testa Il traditore di Marco Bellocchio con 18, seguito da Il Primo Re di Matteo Rovere e Pinocchio di Matteo Garrone, entrambi con 15 candidature, poi Martin Eden di Pietro Marcello con 11, 5 è il numero perfetto di Igort con 9, Suspiria di Luca Guadagnino con 6.

Uno sguardo alle categorie principali. La statuetta per il miglior film e quella per la regia se la contenderanno Il primo Re, l’esperimento arcaico sulle origini di Roma diretto da Matteo Rovere; Il traditore, il racconto su Tommaso Buscetta di Marco Bellocchio; La paranza dei bambini tratto da Roberto Saviano e diretto da Claudio Giovannesi; la versione cinematografica di Martin Eden di Jack London firmata da Pietro Marcello e il Pinocchio di Matteo Garrone.

Per l’attrice protagonista sono in lizza Valeria Bruni Tedeschi per Le villeggianti che ha anche diretto; Jasmine Trinca per La dea fortuna, il difficile rapporto di una coppia omosessuale, di Ferzan Ozpetek; Isabella Ragonese per Mio fratello rincorre i dinosauri, storia di crescita adolescenziale di Stefano Cipani; Linda Caridi per Ricordi?, la coppia dai tempi diffratti di Valerio Mieli; Lunetta Savino per Rosa, il dolore di una madre di Katja Colja; e Valeria Golino per Tutto il mio folle amore, un triangolo con figlio nel road movie di Gabriele Salvatores. Per l’attore protagonista: Toni Servillo per 5 è il numero perfetto del maestro della graphic novel Igort, Alessandro Borghi per Il primo Re, Francesco Leva per Il sindaco del Rione Sanità, da Eduardo per la regia di Mario Martone, Pierfrancesco Favino per Il traditore e Luca Marinelli per Martin Eden.

Per il film straniero si conosce già il vincitore, espresso dal primo turno di votazione: Parasite, il corrosivo congegno narrativo sulla lotta di classe di Bong Joon-Ho batte C’era una volta a Hollywood, un canto malinconico sul cinema diretto da Quentin Tarantino, Green Book, l’on the road di un’artista nero con autista nel profondo Sud degli States di Peter Farrelly; Joker, la follia di un supereroe di Todd Phillips e L’ufficiale la spia, il caso Dreyfus visto da Roman Polanski.

Premio alla carriera alla (a luglio) centenaria Franca Valeri. “E’ un’icona dello spettacolo e della cultura italiana - ha detto la Presidente dell’Accademia del Cinema Italiano Piera Detassis - tra radio e cinema, teatro e tivù, finora mai candidata o premiata al David. Eppure, con un lampo unico di creatività, è stata proprio lei ad aver letteralmente rivoluzionato la comicità e l’immagine femminile dal secondo dopoguerra”.

 

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