VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Una scena della seconda stagione de "La porta rossa"

Il fantasma de La porta Rossa 2

di Guido Barlozzetti

 

La Porta Rossa è il titolo evocativo e misterioso di una fiction che, dopo il successo della prima serie su Rai2, è partita mercoledì sera con il secondo capitolo.

Di poliziotti, segugi, agenti e detective se ne sono visti tanti in televisione. Si può dire anzi che gran parte del cammino della fiction sia passata e continui a passare per commissariati e stazioni di polizia. Tanto per mettere insieme due nomi che dicono di un'affezione e disegnano un percorso ormai così lungo da aver alimentato una tradizione e un super-genere, un arco che va dal Tenente Colombo di Peter Falk al Commissario Montalbano di Andre Camilleri e Luca Zingaretti.

Il protagonista de La porta rossa entra a pieno titolo nella schiera, ma con una differenza sostanziale. E' morto, gli hanno sparato proprio all'inizio della prima serie, qualcuno ha preso la mira, ha esploso dei colpi e lo abbiamo visto cadere. Ma poi, ecco la sorpresa: il cadavere disteso a terra si è mosso e lentamente si è rialzato: è morto ma non del tutto, nel senso che resta sospeso, in bilico, non fa il passaggio definitivo verso l'aldilà, ma da fantasma rimane nel nostro mondo e diventa il punto di vista che accompagna lo svolgimento della storia.

Non attraversa cioè la Porta Rossa, passaggio simbolico e senza ritorno, indugia fra noi, vaga come un'anima in pena, addolorata, segnata da una sofferenza per quello che è accaduto e soprattutto minaccia di accadere.

Si chiama Cagliostro, e il nome non è per nulla casuale come il riferimento all'avventuriero, esoterista e alchimista che tanto fece parlare di sé nella seconda metà del Settecento. Un filo lo lega a quella personalità misteriosa e affascinante. Ha il volto di Lino Guanciale e lo vediamo aggirarsi nei luoghi in cui si svolge la storia, accanto ai personaggi di volta in volta in scena. Lo vediamo ma loro, i personaggi, non possono vedere lui e questa condizione crea la sfasatura, la diffrazione che sposta e in qualche modo raddoppia il racconto.

C'è una scena, come accade in qualunque storia, e al tempo stesso ce n'è un'altra che la incornicia e solo per questo fatto la mette in distanza.

Cagliostro appare nei luoghi più diversi, guidato da una sorta d’istinto soprannaturale e insieme da un sentimento profondo e inquietante che lo guida e gli fa avvertire minacce e pericoli incombenti su chi gli sta più vicino: la moglie, la figlia appena nata... E' un'anima in pena che, proprio per questo, ha un conto irrisolto con il mondo degli umani, con chi lo ha ucciso e continua a minacciare chi gli è più caro. E deve in qualche modo evitare che l'inevitabile si compia.

Assente e presente, abbiamo detto, senza possibilità di comunicare, a parte però un canale che resta aperto. E' una ragazza, Vanessa, che ha la possibilità di vederlo e di poter interagire con lui.

Insomma, i due piani - reale e soprannaturale - sono separati, ma un punto di contatto deve pur esserci per consentire una qualche interferenza e dare a Cagliostro la possibilità di non essere soltanto un semplice spettatore.

Un poliziotto-fantasma dunque, sul bordo tra il visibile e l'invisibile, la vita e la morte, l'aldiquà e l'oltre di questo mondo, in mezzo la suggestione di quella Porta Rossa.

E qui naturalmente sono tanti i depositi che si sono sedimentati nell'immaginario e che confluiscono in Cagliostro, in un territorio che sconfina nel mito e nell'antropologia, e che lavora su sentimenti profondi, per certi versi primordiali, che tutti ci riguardano e che ci fanno capire come nella superficialità delle storie che ci raccontiamo, agiscano e si ritrovino strati profondi della nostra sensibilità umana: la paura di essere soli nel mondo, in questo mondo, la speranza che ci sia qualcosa oltre a quello che vediamo, magari un Porta Rossa che spalanca in un Sopramondo chissà se di beatitudine... la constatazione dell'irreversibilità della morte e al tempo stesso la preoccupazione ambigua per il-morto-che-ritorna e si aggira fra i vivi, la nostra libertà, la forza delle scelte che compiamo e la capacità di raggiungere obiettivi e mete...

Insomma, Cagliostro è l'ultima versione, televisiva, del fantasma che nessuno ha visto e che, però, nessuno può dire di non aver avvertito accanto a sé, almeno nella suggestione di un soffio di vento, di una porta sbattuta o nella sensazione indicibile di sentirsi osservato da qualcuno che c'è, ma non si vede.

 

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