VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Ultime fasi dei lavori del Museo del Novecento. Il palazzo è comspoto da migliaia di piastrelle colorate.

M9, il museo del Novecento

Se, come si ripete spesso, il passato aiuta a capire il presente, una visita all'M9 può aiutare. La sigla sta per Museo del Novecento, appena aperto a Mestre a cura della Fondazione Venezia che vi ha investito diversi milioni.

Nel panorama italiano, luci e ombre, musei antichi che faticano, altri presi d'assalto dai visitatori, un patrimonio di storia e cultura che ancora non ha trovato il modo per raccontarsi e comunicarsi, questa iniziativa si presenta con lo slancio dell'innovazione e assume tutte le parole d'ordine del nuovo: digitale, multimediale, recupero, sostenibilità…

Una doppia sfida, culturale e urbanistica, che vuol dire rigenerazione urbana e un ponte tra passato e presente. Insomma, buone intenzioni, la voglia di mettersi alla prova in un contesto di incertezze nelle strategie culturali e a due passi dalla città museo più famosa del mondo, soffocata dal turismo indifferenziato e ridotta a hamburger paraculturale.

M9 nasce a Mestre, l'espansione industriale di Venezia sulla terraferma, all'interno di quella che chiamano un'isola digitale, integrata nello spazio-tempo della Smart City, che vuol dire tecnologie della comunicazione, della mobilità e dell'efficienza energetica a disposizione dell'utente. E già qui è chiaro che non si tratta solo di un museo, ma di un progetto che lo risucchia in un neo-ambiente tecnologico. Sono previsti tre nuovi edifici, il recupero di un convento tardo-cinquecentesco e la ristrutturazione di un centro direzionale anni Settanta. E si annunciano facciate policrome in porcellana che citano i colori circostanti, in un dialogo di continuità/differenza.

Il museo gioca la carta dell'interattività e del multimediale. Racconta cioè il Novecento con la tecnologia che lo ha sostituito. Sembra un destino paradossale per un secolo che è stato segnato dalle tecnologie analogiche, dal cinema alla televisione, rispetto a cui il digitale rappresenta una soglia radicalmente innovativa su tutti i piani, anzi capace di essere trasversale e reinventare ambiti che prima erano tradizionalmente separati. Dunque, un oggetto passato, il Novecento italiano, viene tradotto nel linguaggio attuale delle tecnologie.

Il secolo cade nella rete e si promette una visitor experience, ormai un mood inseparabile da progetti che si propongono di andare oltre la tradizionale dimensione del museo e di coinvolgere il visitatore con una complementarietà di approcci. Che lo si solleciti, che si accendano le sue emozioni, che sia accolto in narrazioni e che sia messo in condizione di approfondire quello che vuole.

Siamo, insomma, nel contesto della navigazione, con tutti gli attrezzi che servono, il touch che permette di intervenire, scegliere e interagire con simulazioni in 3D o con ologrammi, secondo un paradigma che ormai deve coniugare conoscenza, intrattenimento e gioco.

Il percorso si articola in otto sezioni tematiche che ricostruiscono la storia politica, economica, sociale e culturale del Paese, i fenomeni migratori e demografici, l'evoluzione degli stili di vita, le rivoluzioni tecnologiche e scientifiche, il grande balzo economico, lo Stato, le istituzioni e la politica, e lo sviluppo culturale e dell'istruzione, fino a una riflessione conclusiva sull'identità italiana. Un compito lodevole e necessario che, solo a pensarci, evoca problemi e contraddizioni che vengono da parecchio lontano. Magari all'M9 ci riescono.

 

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