RICORDANDO BORSELLINO, 26 ANNI DOPO

Foto in bianco e nero che ritrae Paolo Borsellino che sussurra qualcosa a Giovanni Falcone mentre siedono uno accanto all'altro.

 

Il 19 luglio 1992, in Via D'Amelio a Palermo, il magistrato Paolo Borsellino venne ucciso dalla mafia assieme a cinque uomini della sua scorta. Ciò accadeva 57 giorni dopo l’attentato del 23 maggio ai danni del giudice Giovanni Falcone, che perse la vita insieme alla moglie e ai tre uomini della scorta nel tragitto da Punta Raisi a Palermo, all'altezza dello svincolo autostradale di Capaci. Borsellino è, insieme a Falcone, il simbolo della lotta dello Stato alla mafia, che ha messo alla sbarra i più importanti boss di Cosa Nostra. A 26 anni da quegli attentati Rai Easy Web ripercorre quei momenti e l’impatto che quei tragici avvenimenti hanno avuto sul paese e sulle coscienze.

 

Lotta alla Mafia: due uomini simbolo di una svolta

Nonostante la lotta alla malavita organizzata non rappresentasse certo una novità – e anzi attraverso la sua cronaca cruenta avesse persino alimentato le produzioni cinematografiche, da Francesco Rosi a Francis Ford Coppola, fino ad essere percepita in termini culturali – fu probabilmente l’avvento del Pool antimafia, nel 1983, a far comprendere definitivamente che si trattava di un’emergenza sempre più grave.

La decisione di organizzare un gruppo di lavoro che fosse rivolto esclusivamente alla lotta contro Cosa Nostra fu presa dal giudice Antonino Caponnetto, che sostituì il collega Rocco Chinnici caduto vittima di un agguato ordito dalla Mafia.

Nel team messo in piedi da Caponnetto trovarono posto i magistrati Giuseppe di Lello, Leonardo Guarnotta, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In particolare Falcone e Borsellino erano coetanei e si conoscevano sin dall’infanzia, quando trascorrevano i pomeriggi a giocare a pallone nel quartiere Kalsa a Palermo.

Borsellino era entrato in magistratura nel 1963, un anno dopo la laurea, e aveva lavorato a Enna e a Monreale occupandosi di reati di stampo mafioso, prima di approdare a Palermo nel 1975.

Il risultato dell’attività del Pool antimafia, cui dettero un contributo decisivo i collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno, fu nel 1986 il Maxi-processo di Palermo, concepito sulla base di un’ordinanza di ben 8000 pagine che rinviava a giudizio 476 indagati.

La conclusione del processo avvenne l’anno dopo e produsse 342 condanne, compresi 19 ergastoli. Fu un duro colpo per la Mafia e la novità delle riprese televisive restituì l’immagine simbolica degli uomini d’onore per la prima volta messi alla sbarra.

Ma il ritiro di Antonino Caponnetto, per motivi di salute, e la sorprendente decisione del Consiglio Superiore della Magistratura di non affidarne la guida a Giovanni Falcone portarono allo scioglimento del Pool antimafia. Falcone fu chiamato a Roma per assumere la Direzione degli Affari Penali; mentre Borsellino, dopo un periodo di lavoro trascorso a Marsala, rientrò a Palermo con l’incarico di Procuratore aggiunto.

Prima ancora della morte di Falcone, avvenuta il 23 maggio 1992, Borsellino aveva denunciato, in diverse occasioni e a mezzo stampa, l’impressione di isolamento percepita dai giudici e il crescente scollamento nei rapporti tra essi e lo Stato.

Il 19 luglio dello stesso anno Borsellino trovò la morte nell’attentato di Via D’Amelio a Palermo, causato da un’auto bomba, dove perirono anche i cinque agenti di scorta. Era andato a trovare la propria mamma.

Un’intervista rilasciata tempo dopo da Caponnetto al giornalista Gianni Minà portò alla conoscenza di un dettaglio. E cioè che dieci giorni prima Borsellino aveva fatto richiesta che i veicoli circostanti l’ingresso della palazzina dove risiedeva la madre fossero oggetto di rimozione. Ma la richiesta rimase misteriosamente inevasa.

Sfortunatamente la Mafia continua ad essere un flagello della società italiana, ma il sacrifico di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino ne ha ridimensionato la violenta forza eversiva.

 

Cos’è la mafia, chi la combatte, chi ne muore

Per comprendere di cosa si parla quando si discute di mafia ci affidiamo all’esperienza del Presidente del Senato Pietro Grasso, per 43 anni magistrato impegnato nella lotta alla criminalità organizzata. Rai Storia ha trasmesso le sue Lezioni di mafia.

Anche Antonio Nicaso, uno dei maggiori studiosi dei fenomeni criminali di tipo mafioso, può aiutarci a definire più correttamente questo tipo di associazione a delinquere. Fahrenheit di Radio3 lo ha ospitato a seguito della pubblicazione del suo volumetto dal titolo Mafia. Riascolta la puntata del 07/03/2016 (durata 23 minuti).

“I professionisti dell'antimafia” (durata 53 minuti) è, invece, il titolo di un’altra puntata di Tutta la Città ne Parla che vuole aiutare gli ascoltatori a interpretare correttamente l’espressione lanciata da Leonardo Sciascia in un famoso articolo, uscito su «Il Corriere della Sera» del 10 gennaio 1987, con l’aiuto di ospiti autorevoli come il parlamentare Giuseppe Di Lello, ex-magistrato e giudice istruttore nel pool di Giovanni Falcone.

 

Martiri per mafia

La mafia è un fenomeno con radici antiche, per molti anni argomento tabù nello scenario politico non solo siciliano, che ha proliferato nella rete di connivenza tessuta dal mondo politico, economico e culturale per decenni. Fu proprio Sciascia il primo autore a parlare di mafia e a denunciarne i crimini in un opera letteraria indirizzata al vasto pubblico, nel 1961, con il suo romanzo breve Il giorno della civetta. Ascoltalo in audiolibro dalla voce di Toni Servillo che lo ha letto per Ad alta voce di Radio3.

Il capitano Bellodi, protagonista del romanzo di Sciascia, è un modello di opposizione al sistema di cui la storia italiana ha fortunatamente visto tanti esempi. Molti di loro sono purtroppo divenuti vittime del male che tentavano di sconfiggere.
Tra questi Paolo Borsellino il cui ricordo affidiamo a Fahrenheit del 19/07/2017 (durata 31 minuti), puntata realizzata a 25 anni dalla scomparsa, a Pezzi da 90 con “Ricordando Paolo Borsellino” del 19/07/2016 (durata 5 minuti).

Il suo collega, amico e compagno di battaglie Giovanni Falcone è stato, invece, protagonista delle puntate:
“La paura e il coraggio. L'omaggio di Radio1 agli eroi dell'antimafia” (durata 29 minuti) tra Gli Speciali di Radio1;
“Speciale Giovanni Falcone” (durata 57 minuti) tra Gli Speciali di Rai Radio Techetè;
“23 maggio 1992. La città di sangue” (durata 11 minuti), “Giovanni Falcone, un ricordo” (durata 13 minuti) e “Io vi perdono però vi dovete mettere in ginocchio” (durata 10 minuti) in Pezzi da 90 di Radio2.

Anche due lungometraggi targati Rai hanno raccontato i momenti più importanti della storia dei due magistrati.
Era d’estate (ascolta qui l’audiodescrizione, durata 99 minuti) nel 2016 ha narrato il soggiorno forzato, nell’estate del 1985, di Falcone e Borsellino sull’isola dell’Asinara, dove erano stati trasferiti con le loro famiglie per ragioni di sicurezza a causa delle minacce ricevute da Cosa Nostra a seguito delle indagini, degli arresti di molti malavitosi e in vista degli imminenti processi.
Le poche settimane che separarono la morte di Falcone da quella di Borsellino, nelle quali quest’ultimo cercò ad ogni costo di far luce sull’attentato che gli portò via l’amico, pur decretando così la sua condanna a un identico destino, sono state raccontate invece nel film del 2012 Paolo Borsellino - I 57 giorni. Ascolta l’audiodescrizione (durata 99 minuti).

 

Parole contro la mafia

Concludiamo con il recente omaggio di Radio3 alle vittime delle mafie: Poeti contro la mafia, venti testi poetici letti da Graziano Piazza in cui tutta la potenza e la sensibilità della poesia aiutano ad avvicinarsi al tema della mafia e al suo impatto sulle coscienze e sulla società.

 

«Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.»

Paolo Borsellino

 

 

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