Il 20 luglio 1969, l’Apollo 11 porta sulla Luna due esemplari della nostra specie: le molecole di Neil Armstrong e Buzz Aldrin vengono a contatto con le molecole del Mare della Tranquillità. Un’euforica contaminazione reciproca.
Abbiamo deciso di chiedere ad alcuni tra i migliori poeti contemporanei di spendere la propria intelligenza, il proprio intuito, la propria capacità di osservazione e la propria fantasia per distillare parole nuove dall’asciutto cratere lunare, per esplorare le profondità possibili e ulteriori del contatto tra uomo e satellite, o raccontarci la propria esperienza di quella data rivoluzionaria. Una fusione di scienza, immaginazione, intuizione e memoria.
Desideriamo comprendere il fascino di un corpo esplorato, se il bianco satellite terrestre chiami ancora, in segreto, e desideriamo verificare cosa prova chi ha dedicato la propria vita a scrivere versi, nei confronti dello slancio diverso, ma altrettanto inarrestabile, di scienziati e astronauti, che desiderano spingere il proprio vero corpo tridimensionale oltre i confini concreti della generazione e del pianeta.
Le ultime scoperte scientifiche confermano quello che i poeti sanno da sempre: siamo fatti della stessa materia delle stelle, addirittura da materiale extragalattico. Ci interessa esplorare la coincidenza fra l’intuizione dei poeti e la scienza, comprendere se davvero scienza e poesia siano due forme gemelle della medesima conoscenza. E ci interessa comprendere come risuonino i fenomeni enormi, nell’esperienza biografica e biologica di un microcosmo che compone versi.
Cari poeti, dunque a voi la parola.
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