IL GIRO D'ITALIA 2019

La coppa del Giro d'Italia mostrata da una bellissima hostess

 

Viva la Corsa Rosa

di Guido Barlozzetti

La Corsa Rosa ha cominciato ancora una volta il suo giro per l’Italia. Il numero 102 dalla prima edizione nel 1909, un intervallo di centodieci anni in cui tutto è cambiato e anche il ciclismo non ha quasi nulla da spartire con i progenitori, se non il minimo comune denominatore della fatica, certo alleggerita dalle tecnologie, dalla preparazione fisica e dal regime alimentare, imparagonabili con quell’era preistorica, fatta di tappe interminabili, di strade polverose e infangate, e di veri avventurieri che impavidi partivano all’alba, con i tubolari a tracolla, e non sapevano bene dove e come arrivare.

E, tuttavia, il Giro d’Italia continua la sua storica favola e va a visitare la penisola dal Nord al Sud – quest’anno non va oltre la Puglia - e a presentarsi all’abbraccio dei tifosi del ciclismo, che sono tanti, pronti ad esaltarsi – a volte con qualche discutibile eccesso presenzialista, va ricordato - quando le due ruote cominciano ad arrampicarsi sui tornanti delle grandi montagne, le aspre regine di pietra che si parano davanti ai corridori e ne decidono inesorabilmente il destino. Quest’anno il menu prevede fra le altre vette da raggiungere nomi leggendari come il Gavia e il Mortirolo, promesse di epiche imprese e insieme di sforzi al limite della resistenza.

In tutto, i 176 corridori (8 per ciascuna delle 22 squadre) dovranno percorrere 3578 chilometri, per 21 tappe, di cui tre a cronometro e cinque con salite parecchio impegnative, in un percorso che si annuncia come un banco di prova per scalatori e specialisti del tempo. Partiti con una cronometro a Bologna, si arriverà a Verona. Mete significative, Fucecchio dove nacque Indro Montanelli, Vinci nel nome dei cinque secoli di Leonardo, San Giovanni Rotondo e la memoria di Padre Pio, L’Aquila ancora ferita dal terremoto.

Pronostici incerti che si giocano tra il francese Tom Dumoulin – secondo l’anno scorso dietro al britannico Chris Froome - lo sloveno Primoz Roglic, un pallino per le cronometro e una carriera in ascesa, e l’italiano Vincenzo Nibali che di Giri ne ha già vinti due e spera di aver recuperato dal grave incidente nel corso dell’ultimo Tour de France. A loro tocca di accendere l’entusiasmo di una corsa che ha una storia gloriosa, seconda solo a quella del Tour de France che l’ha preceduta di sei anni (prima edizione nel 1903) e ha un impatto spettacolare e mediatico cresciuto negli anni, anche in termini di indotto economico complessivo.

Ciò non toglie che il Giro abbia scritto pagine straordinarie e messo in fila tutti i grandi campioni del ciclismo. Solo per ricordare i protagonisti di una cavalcata lunga centodieci anni, Luigi Ganna, prima maglia rosa, che batté Pavesi, Rossignolo, Gerbi e Petit Breton, poi Belloni, Girardengo e Binda che di Giri ne vinse cinque e nel 1930 venne pagato per non correre. Dopo di che arriva la lunga stagione – con la guerra in mezzo – di Coppi (5 vittorie) e Bartali (3), che danno vita a un confronto memorabile che appassiona e divide gli italiani.

Passano e lasciano il segno il cronometro Jacques Anquetil e lo scalatore Charly Gaul, e fra gli italiani, Nencini, Baldini, Balmamion e Adorni. A cavallo dei Sessanta e Settanta, irrompe la voracità di Eddy Merckx (5), mostruoso semplificatore delle competizioni con la strapotenza di chi le vince tutte, fronteggiato dalla resistenza bergamasca di Felice Gimondi (3), quindi il duello si rinnova tra Saronni e Moser, per arrivare al tris di Bernard Hinault e al bis di Miguel Indurain.

E’ un rito e una festa il Giro. Mentre tante cerimonie sono passate e tramontate, la bicicletta ha saputo rinnovare il fascino semplice di uno sport, su cui certo si è allungata l’ombra del doping, con il rischio di far perdere di credibilità e deludere la passione genuina di chi ne segue le vicende. Il Giro è partito ancora una volta, per rinnovare il fascino popolare di una competizione e la Rai lo seguirà ogni giorno in diretta su Rai Due. Ogni tappa sarà anticipata su Rai Sport da Villaggio di partenza e conclusa dal tradizionale Processo. Ancora su Rai Sport il TgGiro delle 20 e il Giro notte per un riassunto a fine giornata.

 

La Rai e il Giro: 102 anni sempre in sella

Come ogni anno la Rai seguirà ogni tappa del Giro d’Italia in diretta su Rai2, Radio2 e attraverso il sito web dedicato alla manifestazione ciclistica, giunta alla sua 102° edizione.

Molti sono stati i momenti in cui Radio Rai ha raccontato i personaggi che hanno fatto la storia della corsa rosa. A cominciare da Zona Cesarini di Radio1 che ha sfogliato l’album dei ricordi più belli del Giro d’Italia con “Storie in bicicletta”. 

Un contributo importante lo ha lasciato Pezzi da 90  di Radio2 che in più occasioni ha raccontato del Giro e dei suoi protagonisti.

Anche Radio6 Teca ha realizzato uno Speciale ciclismo (durata 30 minuti) proponendo contributi sonori e una lunga intervista al tre volte campione d’Italia Fiorenzo Magni, raccolta da Edoardo Melchiorri insieme a Marco Curatolo per Rai International.

Concludiamo questo Speciale lasciandovi all’ascolto della puntata “Eroi e biciclette” da Ettore di Radio2 (durata 60 minuti), dedicata a due facce del ciclismo alternative alle glorie del Giro d’Italia. La trasmissione ha tracciato, infatti, un ritratto inedito di Luigi Malabrocca, che indossò per due anni consecutivi la maglia nera del Giro, accostando il racconto della sua storia a quello dell’Eroica, la manifestazione cicloturistica non competitiva che coinvolge amatori e appassionati delle due ruote accanto a ciclisti professionisti.

 

 

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