9 novembre 1989: 30 ANNI FA CADEVA "IL MURO"

Foto di una porta murata del Muro di Berlino che viene abbattuta cadendo verso l'Ovest e rivelando il cordolo di soldati della parte Est.

 

Da barriera insormontabile a gadget, il destino del Muro

di Guido Barlozzetti

Non era neanche necessario aggiungere che fosse di Berlino, era il Muro, quello e nessun altro, una barriera fisica e presidiata e così simbolica da evocare un’intera epoca storica. La Guerra Fredda e la divisione in due dell’Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale e le decisioni prese dai vincitori a Yalta. Sembrava piantato per sempre nel cuore di Berlino e sono passati già trent’anni da quando è stato tirato giù, il 9 novembre del 1989, abbattuto dai tanti che in quei giorni si riunirono per richiederne la fine mentre le bandiere del comunismo venivano ammainate nei Paesi dell’Est. Veniva giù il Muro nell’entusiasmo e nella speranza che quel crollo facesse venire meno le contraddizioni storiche e le lacerazioni dell’Europa e del mondo e aprisse a una nuova epoca. Così forte quell’auspicio, da spingere qualcuno a proclamare addirittura la Fine della Storia, come se il venir meno di quell’ostacolo così potente e resistente annullasse ogni motivo di contrasto e liberasse finalmente le migliori energie di tutti.

Adesso sappiamo quanto la Storia abbia proceduto ponendo problemi allora inconcepibili se solo si pensa alla globalizzazione, solo per citare alcuni dei nodi più complessi, alla diffusione delle tecnologie informatiche, all’emergere di tanti paesi desiderosi di affermarsi sulla scena internazionale – a cominciare dalla Cina e dal ritorno della Russia dopo la scomparsa dell’Urss, ai problemi del Climate Change, al movimento di masse imponenti di rifugiati e migranti, alla crisi dell’economia e della politica così come l’abbiamo conosciuta in Occidente dopo la caduta dei totalitarismi.

Non si spiega il Muro se non si ritorna proprio alla fine della guerra. A Yalta, in Crimea, si decise del dopo. Nel febbraio del 1945 vi si riunirono i Tre Grandi, il presidente degli Stati Uniti Roosevelt, il leader dell’Urss Stalin e il premier inglese Churchill, e definirono le zone d’influenza di ciascuno in Europa, che comprendevano anche la partecipazione della Francia di De Gaulle.

Fu presto chiaro che la spartizione sarebbe diventata una divisione brutale, secondo le parole di Churchill che già nel 1946 affermava che “Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro era scesa attraverso il continente”. La conclusione della guerra aveva messo uno di fronte all’altro due superpotenze che erano al tempo stesso due modelli inconciliabili di vita, di organizzazione sociale ed economica e di assetto della politica. Da un lato, il capitalismo, la società dei consumi, la democrazia; dall’altro, il comunismo, la proprietà collettiva, lo Stato senza partiti in nome dell’uguaglianza e del popolo senza classi. Due visioni opposte nei principi, ciascuna delle quali con motivazioni e contraddizioni interne, come nel tempo hanno dimostrato la fine del cosiddetto socialismo reale e i problemi emersi nelle società del capitalismo avanzato. Quel fronteggiamento fu così aspro e duro da essere chiamato Guerra Fredda proprio per indicarne il livello dello scontro, senza esclusione di colpi e all’ombra della guerra atomica.

Berlino, la storica capitale della Germania, rimase incastrata al centro del territorio della DDR, divisa in quattro settori: uno, il più grande, a Est sotto il controllo comunista; gli altri tre in mano a Strati Uniti, Gran Bretagna e Francia. E’ in questo quadro che nel 1961 venne presa la decisione da parte della Germania dell’Est, la DDR, la Repubblica Democratica Tedesca comunista del presidente Walter Ulbricht, di costruire una “barriera di protezione antifascista” che avrebbe dovuto proteggere la parte orientale di Berlino da aggressioni occidentali e che, di fatto, era volta a impedire qualunque circolazione dall’Est all’Ovest.

Basti pensare che fino ad allora, dal 1949, erano stati circa due milioni e mezzo i transfughi verso Berlino Ovest. Con il Muro e fino al 1989 si sarebbero ridotti a cinquemila. Una prima barriera lunga circa centocinquanta chilometri che poi fu raddoppiata creando “una striscia della morte”, perché le guardie, i famigerati Vopos, non esitavano a separare a chi vi si avventurava nel tentativo di fuggire. Attorno a duecento furono le vittime che pagarono con la vita il sogno della libertà. Unico punto di passaggio ufficiale il check-point Charlie sulla Frierichstraße per stranieri e turisti.

Passano 28 anni e dentro ci sta il logoramento dei regimi comunisti, fino al processo di riforma inaugurato da Vladimir Gorbačev che fa da detonatore e innesca una deriva incontrollabile e la rottura del patto che aveva avvinto all’Urss i paesi dell’Est europeo. Per Berlino il punto di non ritorno arriva il 9 novembre del 1989. Sono così tanti i manifestanti che si radunano e premono sui varchi che il presidente della DDR dà ordine di aprirli. Il 3 ottobre dell’anno successivo la Germania dell’Est viene unificata con la Germania dell’Ovest. La capitale si trasferisce da Bonn a Berlino. Il Muro viene largamente scaricato e alimenta un commercio di souvenir per turisti e nostalgici.

 

La caduta del Muro di Berlino nei programmi Rai

di Redazione

La Rai celebra i 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino con il film documentario 1989: Cronache dal Muro di Berlino di Ezio Mauro, prodotto da Stand by Me e Rai Cinema, in onda con audiodescrizione venerdì 8 novembre in prima serata su Rai3. L’autore è tornato sui luoghi simbolo del cruciale avvenimento, incontrando testimoni, protagonisti della “grande storia” e persone comuni.

Rai Easy Web per l’occasione si fa strada tra i programmi radiofonici d’archivio per farvi riascoltare le trasmissioni che hanno raccontato il Muro e la sua storia. Radio1 In Viva Voce del 22/10/2019 (durata 66 minuti) ha aperto la puntata proprio con Ezio Mauro in collegamento telefonico. All’autore del libro Anime prigioniere. Cronache dal muro di Berlino (edito da Feltrinelli) e dello spettacolo teatrale Berlino, cronache dal muro (in scena al Teatro Palladium di Roma lo scorso 23 ottobre) è stato affidato il ricordo del trentennale della caduta del Muro.

Sui canali Rai si era iniziato a parlare del tema già negli scorsi mesi. Lo ha fatto Tutta l'umanità ne parla di Radio3 del 02/02/2019 con “Far parlare i muri” (durata 29 minuti), puntata nella quale sono intervenute le personificazioni dei muri più significativi della nostra epoca, simboli paradigmatici della divisione tra popoli e culture. Il primo ospite è stato proprio il Muro di Berlino: un muro tra due imperi, tra due visioni del mondo inconciliabili.

Più recentemente, Inviato Speciale di Radio1 del 12/10/2019 (durata complessiva 38 minuti, dal minuto 22’ 30’’ l’ascolto di nostro interesse) ha dedicato la seconda parte della trasmissione ai 30 anni dalle manifestazioni che portarono alla caduta del Muro: Barbara Gruden ha raccontato la storia di una spettacolare fuga da Est a Ovest a bordo di una mongolfiera e Milvia Spadi ha ricostruito con alcuni testimoni dell'epoca il clima di quei giorni.

Ripercorrendo ancora indietro nel tempo gli archivi Rai, si trovano interessanti trasmissioni dedicate al Muro e alla sua caduta realizzate in occasione del 25° anniversario della ricorrenza, celebrato nel 2014.
Radio anch'io del 07/11/2014 (durata 77 minuti) ha parlato con gli ascoltatori di Radio1 e numerosi ospiti dei fatti accaduti il 9 novembre 1989, facendone una bella introduzione storica.

Radio2 ha invece inviato i conduttori di Caterpillar A.M. a Berlino per raccontare le celebrazioni. Il programma di viaggi Che ci faccio qui? del 09/11/2014 ha dedicato la sua puntata alla capitale tedesca e si è collegata con Filippo Solibello e Claudia De Lillo da Berlino per seguire in diretta le manifestazioni. Scarica in podcast la prima parte (durata 15 minuti) e la seconda parte (durata 54 minuti).

Pezzi da 90 del 07/11/2014 aveva già omaggiato a suo modo l’anniversario con “I ragazzi del muretto di Berlino” del 07/11/2014 (durata 15 minuti), avvicinandosi alla città di Berlino con gli occhi di giovani viaggiatori.

Anche Radio3 non ha dimenticato la ricorrenza. Radio3 Mondo del 07/11/2014, nella puntata “Il peso massimo della Germania” (durata 29 minuti) ha colto l’occasione per intervistare Federiga Bindi, docente al Centro di Eccellenza Jean Monnet Università di Roma Tor Vergata, e Flaminia Bussotti, corrispondente italiana a Berlino, sui costi della riunificazione della Germania, sul cambiamento della politica interna ed estera tedesca in seguito alla riunificazione, sulla percezione soggettiva dei tedeschi rispetto alle politiche economiche comunitarie.

A Manuale D'Europa del 09/11/2014 (durata 38 minuti) Michele Cucuzza e Tiziana Di Simone si sono dedicati alla memora dell’avvenimento storico accaduto 25 anni prima con molti ospiti, che hanno raccontato passato e presente dei luoghi più significativi della storia del Muro.

La Grande Radio del 09/11/2014 (durata 45 minuti) ha montato insieme preziosi materiali d’archivio per ricostruire innalzamento e caduta del Muro di Berlino.

Tre soldi ha trasmesso, per l’anniversario della caduta del Muro, un audio-documentario in sette puntate di Giulia Nucci dal titolo “Onde sul muro, Berlino 25 anni dopo”, che ha per protagonista la vicenda di Radio Berlino Internazionale, voce della DDR: riascoltalo qui di seguito.
Prima puntata (durata 16 minuti)
Seconda Puntata (durata 16 minuti)
Terza Puntata (durata 15 minuti)
Quarta puntata (durata 15 minuti)
Quinta puntata (durata 16 minuti)
Sesta puntata (durata 15 minuti)
Settima puntata (durata 14 minuti)

Concludiamo lasciandovi con la puntata di Wikimusic dedicata a “Rostropovich e il Muro di Berlino” (durata 32 minuti) per rivivere le emozioni dello storico concerto al Checkpoint Charlie che fece da colonna musicale alla demolizione.

 

 

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