100 ANNI DI JFK: IL PRESIDENTE DIVENTATO MITO

Primissimo piano di John Fitzgerald Kennedy sorridente.

 

Il 29 maggio 1917 nasceva John Fitzgerald Kennedy, il più giovane Presidente degli Stati Uniti, oltre che il primo Presidente cattolico.
“Jack”, come in molti lo chiamavano affettuosamente, è stato un personaggio storico di grande importanza, ma anche un'icona del costume; un politico e un uomo molto discusso e molto amato; simbolo della grandezza e, allo stesso tempo, della caducità del potere: un personaggio divenuto, per tutti questi motivi assieme, una leggenda.
A suggellare la sua ascesa a mito la prematura e tragica fine che suscitò grande commozione in tutto il mondo: la storia internazionale era stata indelebilmente segnata da J.F. Kennedy. A 100 anni dalla nascita, l’interesse attorno alla sua figura non accenna a diminuire, continuando ad affascinare intere generazioni.

 

La vita e le idee di JFK

Sul piano della comunicazione Kennedy mostrò di possedere parecchie doti già nel 1957, quando si aggiudicò il prestigioso Premio Pulitzer col libro Ritratti del coraggio (recentemente riproposto in Italia da Oask Editrice) nel quale erano raccolti otto saggi, ciascuno dei quali dedicato a un Senatore che aveva posto l’avvenire della nazione al di sopra di ogni altra istanza, dall’interesse personale a quello del proprio partito.

Il testo ebbe molto successo in Usa e rafforzò la sua immagine pubblica. Kennedy era entrato in politica nel 1946, tra le fila dei Democratici, e nel 1952 aveva fatto il suo ingresso in Senato. Proveniva da una famiglia ricca e importante, di origine irlandese, che spianò la strada alla sua carriera.

Nel 1960 Kennedy si candidò alla Presidenza degli Stati Uniti e nell’autunno dello stesso anno sfidò il rivale Richard Nixon, del Partito Repubblicano, in due seguitissimi dibattiti televisivi ripresi in diretta. Era la prima volta che un simile confronto avveniva davanti alle telecamere e l’episodio sancì la nascita dell’età contemporanea, la prima a essere raccontata dai media.

Kennedy vinse ampiamente la sfida con Nixon ma gli osservatori più acuti notarono che la sua vittoria non era avvenuta tanto sul piano dei contenuti, dove sostanzialmente si era verificato un pareggio tra lui e il suo avversario, quanto su quello della forma – segnatamente dell’immagine.

Primo cattolico ad essere chiamato a guidare gli Stati Uniti, Kennedy fu eletto Presidente nel gennaio del 1961 e dovette affrontare molte sfide, dentro e fuori i confini nazionali. Nella politica estera le più importanti furono due.

La prima fu il precario rapporto con l’Unione Sovietica, popolarmente ricordato con l’espressione di Guerra Fredda, che nell’ottobre del 1962 rischiò di sfociare in un scontro bellico per via della crisi diplomatica con Cuba, dove l’URSS aveva installato una base missilistica. Insieme al leader sovietico Nikita Krusciov, Kennedy fu abile a fare in modo che la tensione tra le due superpotenze non esplodesse, rinunciando definitivamente al progetto di invasione dell’isola.

La seconda riguardò la crisi militare in Vietnam dove dalla metà degli anni Cinquanta era in corso, nella regione meridionale del territorio, una violenta guerriglia tra forze insurrezionali filo-comuniste e forze governative appoggiate dagli Usa. Come successivamente emerse dalle sue memorie personali, e come ribadì l’ex-segretario della Difesa Robert McNamara, era intenzione di Kennedy quella di ritirarsi dal conflitto. Ma egli non ebbe il tempo di attuare il piano di disarmo che aveva in mente; mentre il suo successore Lyndon Johnson decise al contrario di incrementare l’intervento militare, che fino agli anni Settanta avrebbe profondamente segnato la società americana.

Sul fronte interno, gli sforzi di Kennedy – a parte l’applicazione di leggi a favore dell’istruzione, di un benessere più distribuito e della ricerca spaziale – furono indirizzati soprattutto a cercare di risolvere la questione della discriminazione razziale, che a un secolo dalla guerra di secessione tagliava ancora in due il paese.

Secondo il parere di molti politologi Kennedy, nel tentativo di raggiungere un punto di incontro su un tema sociale così urgente, non riuscì a centrare del tutto l’obiettivo che si era posto, finendo col deludere sia i rappresentanti della vasta comunità afroamericana sia l’elettorato del Sud. Eppure fu suo il merito di aver fatto approvare dal Partito Democratico le rivendicazioni di Martin Luther King, l’attivista e pastore protestante col quale Kennedy condivideva la consapevolezza che i diritti civili venissero primi dei diritti privati e della ricchezza.

La sua popolarità raggiunse il vertice nell’agosto del 1961, quando si recò in visita a Berlino. In quella circostanza pronunciò un discorso particolarmente toccante davanti al Muro che era stato costruito poco tempo prima e che separava la città, umiliandone la popolazione. Per Kennedy fu l’occasione per rinnovare il proprio messaggio imperniato sul suggestivo concetto della Nuova Frontiera, un principio mutuato dall’epica del West e che nella sua personale visione avrebbe fatto degli anni Sessanta un esperimento politico e culturale.

Dotato di tale magnetismo Kennedy, pure nella sua breve esperienza, riscosse ampio consenso presso il pubblico femminile. Sposato con Jacqueline Bouvier, con la quale dette vita a una coppia molto celebrata dai mezzi di informazione, ebbe tuttavia numerose relazioni extra coniugali, tra le quali la più nota resta quella con l’attrice Marylin Monroe.
Le circostanze che portarono alla sua uccisone, accaduta a Dallas nel novembre del 1963, non sono mai state chiarite fino in fondo, come ha ricordato Furio Colombo su «Il Dubbio» di sabato 27 maggio. Invece sull’importanza occupata da Kennedy nella storia del Novecento, è utile la lettura de I mille giorni di John F. Kennedy di Arthur Schlesinger Junior, che fu tra i principali collaboratori del Presidente firmandone i discorsi che infiammarono una generazione.

 

JFK: ritratto dagli archivi Rai

Gli avvenimenti legati alla vita, così come alla prematura scomparsa, del trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti sono stati al centro del racconto che i media da decenni continuano a fare di questa figura di politico e uomo. Li ripercorriamo con l’aiuto delle sintetiche schede di Rai Storia per ricordare, a distanza di un secolo dalla nascita, la rilevanza su scala mondiale di John Fitzgerald Kennedy.
Il più giovane Presidente degli Stati Uniti (durata 1 minuto)
La vittoria di JFK (durata 1 minuto)
La crisi della Baia dei Porci (durata 1 minuto)
Kennedy annuncia il blocco navale di Cuba (durata 1 minuto)
Fine della crisi missilistica a Cuba (durata 5 minuti)
JFK, dalla Baia dei Porci all'impegno per la pace (durata 6 minuti)
Il discorso di Kennedy a Berlino (durata 3 minuti)
Ruggero Orlando: la morte di JFK nell’edizione straordinaria del tg Rai (durata 3 minuti)
Annuncio all’ONU della morte di JFK (durata 3 minuti)
L’ultimo saluto a JFK (durata 1 minuto)
Kennedy, quando il leader diventa "mito" (durata 2 minuti)

Una biografia di Kennedy è stata tracciata da Correva l’anno di Raitre: la trasmissione ha messo a confronto le tappe della vita del Presidente democratico con quelle del suo avversario politico più celebre, il repubblicano Richard Nixon, che JFK sconfisse alle elezioni presidenziali del 1960 ma che, poi, ebbe modo di guidare la nazione per due mandati, dal 1969 al 1974. Ascolta la puntata (durata 51 minuti).

Accanto a un protagonista maschile di tale importanza si sono mossi personaggi femminili altrettanto affascinanti, che hanno influenzato – e continuano ancora a farlo – il costume di intere nazioni, arrivando a rappresentare modelli di stile e di vita.
Wikiradio di Radio3 ha raccontato Jacqueline Kennedy (durata 29 minuti), mentre Correva l’anno ha indagato le “relazioni pericolose” tra i fratelli Kennedy e Marilyn Monroe (durata 40 minuti). Due donne divenute icone di un’epoca, come l’uomo che hanno amato.

 

 

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