VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Il presidente cinese xi jinping in posa davanti alla bandiera cinese

Il viaggio di Xi Jinping in Italia

di Guido Barlozzetti

 

E’ arrivato in Italia il Presidente della Cina Xi Jinping. L’Italia è stata la prima tappa di un viaggio che lo porterà nel Principato di Monaco e poi a Parigi. Inutile dire dell’importanza del viaggio, un altro tassello in una strategia di Xi che cerca punti d’appoggio rispetto a una politica di espansione commerciale - e inevitabilmente politica - che ha sollevato valutazioni diverse, apprezzamenti ma anche diffidenze.

Al centro della trasferta di Xi si colloca un gigantesco progetto infrastrutturale, la Road and Belt, su cui la Cina scommette e di cui lo stesso Xi ha fatto la leva della sua strategia di governo: una nuova via della Seta, rispetto a quella che fra Duecento e Trecento, lungo un tragitto di ottomila chilometri, si distese fra Cina e Mediterraneo nel nome di quel prodotto prezioso di cui i cinesi detenevano il misterioso monopolio. Il nuovo itinerario in effetti è doppio perché si sviluppa per terra e per mare e, almeno nelle cartine che se ne vedono, raggiunge a Occidente la Grecia e poi l’Italia con porti che possono assumere un ruolo cruciale come Trieste e Palermo.

Ovviamente, il progetto mette in gioco investimenti giganteschi e la Cina cerca partners che possano entrare e collaborare. Questo scenario genera un doppio ordine di considerazioni, da un lato, le opportunità che un’infrastruttura così imponente può offrire sul piano degli scambi e degli investimenti, dall’altro, però, un sospetto alimentato sia dalla enorme e imparagonabile potenza economica della Cina, sia da una pulsione geopolitica che potrebbe non essere improntata a quel concetto di reciprocità e pari dignità di cui tanto si è parlato nei giorni del viaggio di Xi Jinping. Insomma, un mercato che si apre? O una piovra che distende i suoi tentacoli? E, ancora, una nuova straordinaria opzione in grado di incidere sugli equilibri commerciali del mondo? Oppure il perno di una strategia imperiale della Cina?

Quesiti che non avranno risposta rapidamente, ma che fanno della Road and Belt una posta che può essere decisiva nel futuro dei rapporti fra Occidente e Oriente, Europa e Asia. Sui due protagonisti vanno subito fatte delle precisazioni. Quale Europa? Un soggetto politicamente forte e capace di governare e pesare con la forza che gli viene dagli Stati che la compongono e dal potenziale mercato unico? Oppure, un esercito frammentato e diviso che avanza in ordine sparso, in cui ciascuno cerca di sopravanzare l’altro, in una competizione individualistica in cui le convenienze nazionali di ciascuno vanno a prevalere?

Le stesse riserve si possono avere anche sull’altro versante. Alcuni analisti parlano del secolo in corso come segnato dal predominio dell’Asia, sottolineando la pluralità dei soggetti che stanno prepotentemente emergendo nell’Oriente, dall’India alle Tigri - la Malesia, Singapore - oltre alle due Coree e al Giappone.

Questo è il quadro. Abbiamo visto Xi Jinping negli incontri con il Presidente Mattarella. Grande scambio di cortesie, interesse reciproco ad esaltare la storicità del viaggio. “Va continuato – ha detto Mattarella - l'intenso sforzo di questi decenni per un incremento continuo della reciproca comprensione e autentica conoscenza, in modo da evitare involontari travisamenti e sconsigliabili rallentamenti nella crescita della considerazione vicendevole”.

E ancora: “Cina e Italia, con l'Unione Europea, sono anche chiamate a lavorare insieme per rafforzare un modello di sviluppo globale, ordinato e aperto, del commercio internazionale, basato su una sempre maggiore adesione ai valori del multilateralismo e di uno scambio libero, equo e onesto". In altri termini, la difesa delle aziende e degli interessi strategici nazionali , la tutela del copyright, i diritti umani, le contraffazioni.

Xi ha risposto e rassicurato, e sarebbe stato paradossale il contrario. Ha proposto un volto disponibile e collaborativo: “Tra di noi non c'è nessun conflitto di interesse - ha detto - e sappiamo entrambi come rispettare le preoccupazioni della controparte». E ancora: «Vogliamo consolidare la fiducia politica, la collaborazione nei trasporti, nei porti, nelle infrastrutture. Siamo disponibili a importare sempre di più prodotti italiani di qualità. La parte cinese, vuole uno scambio commerciale a due sensi e un flusso degli investimenti a due sensi».

Nella sostanza – e nelle intenzioni - sono stati firmati accordi commerciali per 2.5 miliardi, di cui il vicepresidente Di Maio ha ricordato un potenziale volano di 20. Cifre importanti – varrà la pena anche di ricordare che esportiamo in Cina per circa 13 miliardi, a fronte di importazioni per 31 - ma le questioni di fondo restano e, quale che sarà, il ruolo del nostro Paese non potrà prescindere da un contesto internazionale che sta mutando profondamente, con Usa e Cina che si affrontano per l’egemonia, la Russia di Putin, e l’Europa in incerto divenire.

Xi è arrivato con la moglie Peng Liyuan, assai elegante e un passato di cantante lirica di grande successo. Una cena ufficiale al Quirinale e le arie cantate da Andrea Bocelli.

 

Torna alla Homepage di Rai Easy Web