VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Le piccole Lia e Lenù corrono durante una scena della fiction "L'amica geniale"

L'amica geniale su Rai 1

L'amica geniale ha più di un motivo per sorprendere.

E' una saga familiare che si snoda per quattro romanzi.

E' stato scritto da un'autrice che si è nascosta dietro un nom de plume, su cui per anni si sono moltiplicati i tentativi volti a scoprirne l'identità, molte ipotesi, ma nessuna ancora certificata e definitiva.

E poi è un best-seller che ha venduto dieci milioni di copie in quaranta paesi.

Adesso è diventato una serie per la televisione, otto episodi per quattro serate in onda su Rai, un grande evento per il pubblico, esce dalle pagine della letteratura e prende vita in una fiction, nei corpi degli attori che interpretano i personaggi e a Napoli, nei luoghi in cui è stata ambientata.

Nasce da una coproduzione che vede insieme Rai Fiction, un operatore cavo in prima linea nel mercato internazionale della fiction come Hbo e poi Wildside, Fandango e Umedia. Un'operazione ambiziosa che dice della credibilità della fiction della Rai e in generale del sistema produttivo italiano.

La storia, parliamo di serialità e dunque l'intreccio e i personaggi sono fondamentali. Nella Napoli del dopoguerra, un rione popolare della periferia, quasi separato rispetto al corpo della città, dove non vedono nemmeno il mare e si concentra un universo di famiglie, ricche e povere, alcune che comandano forti dei soldi e delle attività che gestiscono, tante altre condannate a faticare per sopravvivere.

Una riserva di sentimenti e passioni, rivalità, amori, tradimenti, gelosie, invidie, disperazione, vendette… con una combinatoria di fili che la Ferrante ha intrecciato attorno a due protagoniste. Lila e Lenù, due caratteri che sembrerebbero opposti, l'una dura, orgogliosa e determinata fino alla scontrosità e alla ribellione, l'altra gentile, accondiscendente, e serena. Insomma, una po' dark, l'altra celeste, dovrebbero respingersi e, invece, si legano in un'amicizia e in una complicità, che dall'infanzia le accompagneranno per tutta la vita. E' il loro tesoro, l'energia che le sorregge e le manda avanti. Malgrado tutto.

Assistono ai grandi e piccoli drammi di quell'anfratto abbandonato, ne assorbono la violenza, le urla isteriche, la crudeltà… e vanno a scuola, unico lembo da cui guardare a un avvenire diverso e in cui trovare quegli strumenti che possono aiutare a crescere e affrontare le cose con la speranza di non dover ripetere il percorso di dolore e emarginazione dei grandi. A cominciare dai loro genitori.

E la scuola fa la differenza, Lenù continua nello studio, al contrario di Lila che deve smettere per aiutare la famiglia. Passano i giorni e gli anni, crescono e la loro amicizia resiste, mentre arriva il tempo delle prime passioni e Lila in particolare, per la sua bellezza fiera e coraggiosa, suscita il desiderio del figlio di una delle famiglie potenti di quel posto, mentre Lenù vaga incerta e persino smarrita fra i sogni, le meschinità di chi vorrebbe approfittarsi di lei e l'indifferenza di chi vorrebbe conoscere.

La serie trasforma il romanzo in una sceneggiatura scritta da Francesco Piccolo e Laura Paolucci con il regista Saverio Costanzo e la collaborazione sollecita della Ferrante che non si è negata e anzi ha partecipato a distanza.

"Una trasposizione - dice il regista - che tenta di riconsegnare agli spettatori le grandi scene del romanzo. La recitazione, sempre in bilico, è alla ricerca di una densità e di una pienezza ogni volta animata dalle correnti contrarie e contradditorie che animano i suoi personaggi. La voce del racconto è la stesura di un libro. Una prima persona che accompagna lo spettatore dentro i pensieri più inconfessabili della protagonista. Una voce che ha la funzione anche di legare insieme il tempo del racconto con la stessa anarchica e sentimentale libertà delle pagine di un diario. Gli otto episodi vogliono essere parte di un unico racconto eppure la divisione tematica li differenzia per forma filmica e struttura narrativa, ispirandosi ogni volta ai mutamenti del corpo e agli stati d'animo delle protagoniste. L’immagine, la messa in scena, i colori della serie evolvono così e si modificano con l’avanzare della Storia”.

Una grande storia ha bisogno di una cifra stilistica e Costanzo vi ha portato il suo senso realistico capace di farsi attraversare dalla sospensione del tempo e dalla magia che trasfigura le cose.

Il rione, ricostruito con puntiglio storico, e il racconto ricordano gli ambienti e i corpi di quella stagione che ha imposto il cinema italiano nel mondo, il neorealismo.

Il lavoro di Costanzo vi aggiunge una consapevolezza linguistica e l'invenzione che dà il brivido della bellezza o del suo contrario.

Lila e Lenù, mano nella mano, camminano nella vita.

 

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