VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Al voto a sedici anni?

di Guido Barlozzetti

Erik Finman ha 15 anni e ha fondato una piattaforma video dedicata ai tutorial che vale una montagna di dollari. Flynn McGarry, 16 anni, è soprannominato il Justin Bieber dei fornelli e gira l’America in tour gastronomici affollati di fans. Shawn Mendes, 16 anni, è diventato famoso per le cover di brani famosi e ha firmato un contratto con una major della musica… e, Greta Thurnberg, nata a Stoccolma il 3 gennaio del 2006, è diventata l’alfiere della lotta per il clima.

Sono solo alcuni esempi di giovanissimi che dicono della vitalità e dell’intraprendenza di un’età e di quanto stia scendendo la soglia di accesso alla società e al lavoro, in forme del tutto nuove e impensabili fino a qualche decennio fa. Esempi che possono giustificare la proposta lanciata dall’ex-premier Enrico Letta di estendere il diritto di voto a chi abbia compiuto i sedici anni.

La provocazione di Letta è arrivata sull’onda della manifestazione sul climate change che ha visto scendere in piazza in tutto il mondo milioni di studenti.

Partecipano, hanno idee, si fanno sentire, dimostrano un impegno su questioni fondamentali del nostro tempo e allora – è stato il ragionamento – perché non coinvolgerli nelle decisioni che riguardano la società tutta facendoli votare?

Già solo il fatto che si avanzi la proposta è indicativo di un cambiamento in atto, di un contesto che non solo non la respinge, ma – al di là poi di quella che sarà la decisione – la rende comunque plausibile.

C’è un rischio, e va segnalato subito, che la discussione invece di darsi il respiro che dovrebbe avere per i temi che tocca, si immiserisca nelle strettoie di luoghi comuni o, peggio ancora, di non meglio verificabili opportunità elettorali. Ragionare sul voto ai sedicenni non è una questione congiunturale, significa confrontarsi con il movimento complessivo di una società che si muove, cambia, accelera, anticipa, sposta limiti e confini. Certo, con contraddizioni e con le incertezze e i dubbi che riguardano un passaggio, come dimostra il dibattito sugli adolescenti e sulla galassia giovanile spesso affrontata con la superficialità degli stereotipi, quando servirebbe la capacità di non generalizzare e soprattutto di ascoltare.

E’ cosi che Greta diventa il feticcio di se stessa e, al tempo stesso, lo spirito della polemica trasforma i giovani che la seguono in “gretini”. È il danno più grande, questa coazione fatale che ci attraversa a ridurre tutto allo slogan di un giorno, a semplificare brutalmente una complessità che sfugge e diviene.

La storia del voto e, in generale, della partecipazione alla politica è - e non potrebbe non essere - antica, basti pensare ad Atene e alla civiltà della polis con i suoi esperimenti di democrazia diretta. Nella modernità ha via via abbattuto barriere e limiti raggiungendo il suffragio universale che è stato esteso anche alle donne, e poi, avviando un processo tendenziale di abbassamento dell’età di accesso che, per quanto ci riguarda, da 21 è sceso a 18 anni.

Adesso, si propone di scendere ancora, sottolineando l’energia attiva che i giovani esprimono, tale da mettere in discussione quella soglia. In ogni caso, siamo di fronte all’attualità di una questione che, con tanti altri segnali, dice che il nostro modello di democrazia e partecipazione è arrivato a un punto cruciale in cui ne va del suo stesso avvenire. L’ingresso al voto dei sedicenni, in questo senso, riguarda una molteplicità di temi tra loro connessi: la partecipazione e le sue modalità, le caratteristiche dei sistemi elettorali, la rappresentanza, il bilanciamento dei poteri, il rapporto tra stati nazionali e istituzioni sovranazionali...

Una società a così alta intensità tecnologica come quella in cui viviamo, radicalmente diversa in questo da quelle che l’hanno preceduta, sottopone i giovani a sollecitazioni e comportamenti che certamente influiscono sulla crescita, sui processi di comunicazione e conoscenza. E’ una realtà, sfaccettata, complicata, ambigua, ma è una realtà. E va affrontata senza rinchiudersi subito in schieramenti contrapposti.

E nel mondo? In Austria i sedicenni votano, in Scozia anche, ma con alcuni limiti, il Germania sono i Länder a decidere, in Norvegia hanno avviato una sperimentazione. Fuori dall’Europa, il voto da sedici anni è previsto in Argentina, Brasile, Cuba e Ecuador. Mentre a diciassette si può votare a Timor, in Sudan, Etiopia , Indonesia e Corea del Nord.

 

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