RAFFAELLO ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE

 

Raffaello alle Scuderie del Quirinale

di Guido Barlozzetti

Si intitola semplicemente “Raffaello” la mostra che si è aperta alle Scuderie del Quirinale. Aggiunge solo le date della nascita e della morte dell’artista, 1483/1520.

Le circostanze gravi che stiamo attraversando hanno costretto a chiuderla, in attesa di ciò che potrà accadere.

E allora è una ragione in più quella che ci fa ricordare il talento immenso di Raffaello che si chiamava Sanzio perché veniva dalla famiglia dei Santi di Urbino e che nella sua breve vita diventò l’emblema di un'arte capace di raggiungere vette insuperabili di meraviglioso equilibrio. Laddove l’immagine trascende se stessa e mette sul piano dell’assoluto.

Nel senso comune che semplifica la storia, lo associamo ai grandi, grandissimi del Rinascimento: Leonardo e Michelangelo, li chiamiamo per nome unendo il senso di una familiarità a una qualità irraggiungibile che non ha bisogno di altre aggiunte, un cognome, un luogo.

Vissero tutti a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, tra Firenze e Roma, in una concentrazione di estri e spiriti culturali e artistici in cui si esprimeva una visione nuova dell’uomo, il senso della sua centralità in un mondo che non sentiva il divino come remoto e inattingibile, e cominciava a guardare alla realtà delle cose, al volto degli uomini e delle donne, e alla natura intorno a loro.

Ancora una sintesi, che aiuta comunque a capire, è quella che contrappone, nella comunanza del genio, Raffaello e Michelangelo, la luce e il dramma, l’armonia e il tormento. Piace catalogare e mettere in un posto, e dunque schematizzare e giocare sulle differenze, aiuta, certo; e però un esercizio raccomandabile ci pare quello di lasciarsi andare di fronte alla Bellezza, di abbandonarsi ad essa, sentirne l’energia vitale che ci avvolge e fa cadere le distanze tra l’arte e la vita.

Non c’è qui lo spazio per ripercorrere l’intensità di una biografia e di un cammino artistico, Urbino, la scuola del Perugino, Siena, il Pinturicchio, Lo sposalizio della Vergine, Firenze, la Madonna del Cardellino e la Madonna del Belvedere, i ritratti della Dama col liocorno e della Muta, la Pala Baglioni. E poi Giulio II che alla fine del 1508, preceduto dalla sua fama, lo chiama a Roma: e allora ecco le opere nei suoi nuovi appartamenti, la Stanza della Segnatura, la Scuola di Atene, la Stanza di Eliodoro, il Trionfo di Galatea per la villa urbana di Agostino Chigi, i ritratti di Giulio II e del successore Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, e quello di Baldesar Castiglione, con cui grande fu la sintonia, gli arazzi per la Sistina, che abbiamo avuto il piacere di ammirare qualche settimana fa, e la Fornarina. Dolce, sensuale e ammiccante.

Mise anche le mani nella fabbrica di San Pietro. Quando Raffaello morì, dopo venti giorni di una malattia - le leggende si moltiplicano sull’origine erotica di quella consunzione - nel suo palazzo prossimo a quelli vaticani e apostolici, nella costernazione immensa, ci fu chi volle sentire nella sua vicenda terrena un’emulazione di quella di Cristo, morì infatti il 6 aprile che era il venerdì santo e forse anche la data fu collocata nella stessa ricorrenza, proprio a sottolineare il rimando.

Fu sepolto, secondo le sue volontà, al Pantheon, con un epitaffio che assai probabilmente si deve a uno dei più insigni umanisti, Pietro Bembo: “Qui sta quel Raffaello, mentre era vivo il quale, la gran madre delle cose temette d'esser vinta e, mentre moriva, di morire”.

E torniamo a quel nodo della natura e dell’imitazione. Raffaello fu più Natura della natura, la rivelò in un’armonia che non sempre manifesta a chi la guarda, e quando morì fu “la gran madre delle cose” a temere di non poter più essere rappresentata.

Ma restano le opere, creazione irripetibile di un genio e di un’epoca che felicemente s’incontrano. Uno degli ultimi lavori di Raffaello fu la redazione di una pianta della Roma imperiale. La grande città “antiqua” che stava svanendo già in quegli anni e che lui si mise a ridisegnare con uno strumento chiamato “bussola”.

C’era il desiderio di non perdere qualcosa di inimitabile in quella rappresentazione del mondo classico, e di lasciarlo a chi sarebbe venuto. Come le sue opere.

 

Raffaello negli archivi Rai

A 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, considerato il più grande artista del Rinascimento, vi proponiamo come di consueto una selezione di contributi sul tema, tratti dall'archivio radiotelevisivo della Rai.

Raffaello il "divino pittore" (durata 28 minuti). Nella trasmissione In prima fila del 29 febbraio 2020 su Radio 1, lo storico dell’arte Claudio Strinati viene intervistato in merito alla mostra "Raffaello", alle Scuderie del Quirinale di Roma.

In A3, Il formato dell'arteRaffaello (durata 31 minuti). Nella puntata del 7 marzo 2020 scopriamo come è stata organizzata la mostra presentata da Le Scuderie del Quirinale e le Gallerie degli Uffizi e resa memorabile grazie ad un numero eccezionale di capolavori provenienti dalle maggiori raccolte italiane ed europee.

Raffaello, L’Eco del Mito (durata 3 minuti). In Bella Davvero su Radio2 nella rassegna “Le grandi Mostre, Primavera 2018”, Costantino D’Orazio ci racconta la mostra del GAMeC di Bergamo dove venti capolavori di Raffaello sono stati esposti in un museo di arte contemporanea accanto ad opere di Ontani, de Chirico, Donghi e altri per palesare l’influenza del maestro urbinate sulla pittura moderna.

Radio3 ci offre l’approfondimento di Museo Nazionale su alcune opere del Sanzio. Nella puntata del 18 aprile 2015 viene esaminato Lo sposalizio della Vergine (durata 42 minuti). Marco Carminati, nel confrontare questo dipinto con quello del maestro Pietro Perugino, nota come si possa vedere in Raffaello uno stile già maturo che rielabora, perfezionandola l’eredità del primo Rinascimento.
Nella puntata dell’11 giugno 2016 si parla del Cartone preparatorio per la “Scuola di Atene” (1509 - 1511) (durata 42 minuti) conservato a Milano nella Pinacoteca Ambrosiana. Claudia La Malfa ci racconta come, per poter realizzare questo disegno, a grandezza naturale, dell'affresco della Stanza della Segnatura in Vaticano, furono impiegati circa 210 fogli di carta. Su questa grande superficie Raffaello distribuì la schiera di figure di illustri pensatori dell'antichità che animano la scena attorno ai due protagonisti centrali, Platone e Aristotele.

In Radio3 Suite del 2 novembre 2015 lo storico dell'arte e scrittore Costantino D'Orazio nel presentare il suo nuovo libro: Raffaello segreto - Dal mistero della Fornarina alle Stanze Vaticane (durata 21 minuti), ci racconta alcuni aspetti più personali della vita del pittore fra i quali quello della Fornarina, la ragazza che era affacciata ad una finestra e fu notata da Raffaello che si trovava a passare di li. Un vero colpo di fulmine. Da quel momento l’artista pretese sempre quella ragazza come modella per le sue opere. Una storia d’amore passionale ma breve, conclusasi tragicamente con la sua morte, a soli 37 anni, proprio nel letto della Fornarina.

Radio3 Suite – Magazine: Raffaello, Il paesaggio sonoro (durata 69 minuti). Nell’episodio 1 del 9 febbraio 2020 si trattano interessanti aspetti storici e approfondite analisi scientifiche sul dipinto della Fornarina

Raffaello Sanzio 500 anni dopo (durata 45 minuti) - La Grande Radio. Nella puntata del 22 marzo 2020 Claudio Strinati, Claudia La Malfa, Federico Zeri, Flavio Caroli, Marcello Fagiolo e Marco Carminati raccontano il grande artista del Rinascimento.

Momus - il caffè dell'Opera  Che musica ascoltava Raffaello? (durata 42 minuti). Nella puntata del 7 marzo 2020 e in occasione della grande mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma nel V centenario della morte Momus rende omaggio di al "Principe dei pittori” con il liutista Simone Vallerotonda che esegue una selezione di brani musicali dell’epoca di Raffaello: Josquin Desprez, Marco dall'Aquila, Clément Janequin, Joan Ambrosio Dalza, Vincenzo Capirola, Francesco da Milano.

Anche per i più piccini c’è modo di cominciare a conoscere la vita e le opere del grande pittore. Ne I Libri di Radio Kids del 2 marzo 2020 ascoltiamo il racconto “Raffaello e lo scorpione lucente” (durata 8 minuti) dove troviamo un Raffaello appena undicenne e negli insoliti panni di investigatore, alle prese con un furto misterioso avvenuto nella corte dei Gonzaga.

Per l’utenza sorda è possibile rivedere il documentario Raffaello il genio sensibile (durata 92 minuti), trasmesso su Rai3 nella notte tra il 5 e il 6 aprile, completo di sottotitoli su RaiPlay.

Suggeriamo anche l’articolo di RaiNews sulla grande mostra con la quale le Scuderie del Quirinale rendono omaggio al genio di Raffaello. Corredato da una galleria fotografica delle opere esposte .

 

 

Torna alla Homepage di Rai Easy Web