PROLOGO: LA FATA ARCOBALENO

Tema musicale consigliato: Eine Kleine Nachtmusik di W. A. Mozart

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La Principessa Perla piange seduta sul letto, con un coniglietto tra le mani e un cagnolino e un gattino al suo fianco

C’era una volta, in un paese lontano, una Principessa che viveva in un Castello incantato.

Questa Principessa che si chiamava Perla, era molto triste perché non sapeva vedere le bellezze del mondo, nonostante fosse attorniata da tanti piccoli amici: scoiattoli, coniglietti, farfalle, pettirossi, fiori e stelle …

Così in un freddo giorno d’inverno, era il 30 gennaio dell’anno ... (non ricordo molto bene), quando la Principessa era ancor più racchiusa nella sua tristezza e solitudine, improvvisamente, una folata del Vento del Nord spalancò una finestra di una torre del Castello in cui viveva e nel Vento si materializzò la Fata Arcobaleno.

Questa Fata proveniva dal Regno del Colore.

Alla Principessa per essere felice mancava proprio la conoscenza dei colori, mancavano le emozioni che i colori sapevano suscitare e così la Fata trasformò la camera della Principessa Perla in un laboratorio artistico.

Chiunque entrando, in quel preciso istante, sarebbe rimasto estasiato dall’esplosione di profumi e colori contenuti in vasi ed ampolle sparsi ovunque, da mortai e pestelli, pennelli di ogni grandezza e forma. Ciò che appariva evidente era l’affollamento di quel luogo divenuto fantastico ed immerso in un autentico tripudio di fiori, pietre, polveri, spezie, frutti, liquidi di ogni sorta e densità ed ogni altra cosa che fa sobbalzare il cuore di un curioso e non solo.

Ciò nonostante, la Principessa sembrava ancora titubante a trovare il giusto stimolo per apprezzare la vita, così la Fata decise di illuminare il cuore della Principessa e con la sua bacchetta magica illuminò il cielo d’azzurro infinito e vi fece brillare di giallo il sole e le stelle e poi creò il blu come il mare con i suoi fondali ed i suoi silenzi o come la notte trafitta dalla luce della luna, che rischiara il deserto, concede la strada al viandante e ricolma il cuore dell’innamorato.

In questo tripudio di brillantezza si animarono la natura e tutte le sue creature, si animarono i ruscelli e le cascate, presero corpo le foglie ed i prati, il mondo si profumò di fiori, di poesia, di verde speranza.

Ormai la magnificenza del Creato era compiuta, ma mancava il colore delle emozioni, della passione e del desiderio, così la Fata creò il colore rosso che è il fuoco della vita, è il sangue che ci alimenta e poi creò tutti i suoi figli il gioioso arancione, l’amaranto ed il marrone, il delicato rosa, il misterioso viola e perfino l’inquieto indaco.La Principessa Perla sorridente, seduta su un prato disseminato di papaveri davanti al castello, in compagnia dei suoi amici animali e della Fata Arcobaleno.

I colori avevano tutti espresso le loro virtù, anche l’indeciso grigio aveva concesso la sua pennellata, anzi no, in questo arcobaleno qualcosa ancora mancava, la Fata pensò e ripensò … e poi creò il bianco ed il nero.

Due colori totali, così differenti, ma così imprescindibili l’uno dall’altro. Opposti come le civiltà e le culture, ma uguali come i sentimenti ed il valore dell’umanità.

Il ventaglio dei colori era finalmente compiuto, ecco un tocco d’oro ed un tocco d’argento per donargli l’eternità…

La Fata aveva creato per la Principessa tanti altri colori e tante sfumature ciascuno con un significato differente, ma tutti importanti e complementari nelle loro diversità, perché la vita è diversità, perché la vita è un insieme di colori e di sfumature.

La Principessa, pian piano, aveva assunto un’aria sorridente, finalmente le era stato suscitato il desiderio di pensare, di scegliere, di creare e di amare.

La Fata Arcobaleno, felice e contenta, volò via cavalcando il Vento del Nord, sicura che la Principessa Perla era ormai cresciuta per affrontare il cammino della vita, con la speranza del verde, la passione del rosso, la gioia del giallo e di tutti gli altri colori.

 

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