LA BIENNALE DI VENEZIA 2019

Lo slogan della Biennale 2019: Che tu possa vivere in tempi interessanti

 

I Tempi interessanti della Biennale d’Arte di Venezia

La Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, al di là degli intenti dei curatori che si succedono da un’edizione all’altra, offre la possibilità di uno sguardo sulla frontiera più attuale dell’espressione artistica. Visitare i padiglioni e le sale dei Giardini della Biennale e dell’Arsenale dà al visitatore la possibilità di confrontarsi con una sorta di mappa dell’arte ora e adesso, in un dialogo con gli artisti del mondo, costruendo un percorso che s’intreccia con il dispositivo spaziale della Mostra.

Lo dico subito, perché credo sia il senso più profondo e vitale di un’esperienza, prima di qualunque giudizio che si voglia esprimere sulla selezione in corso, sul punto di vista adottato, sulle opere esposte. La Biennale d’Arte è prima di tutto un’occasione per lo sguardo, per le emozioni e per le riflessioni che l’arte suscita, un grande laboratorio che mette al centro il visitatore e lo coinvolge in una dimensione estetica che riguarda la sua sensibilità e la percezione stessa delle cose e degli altri.

Ben vengano poi le polemiche, anche aspre, frontali, a volte condanne senza appello, come è accaduto anche per questa edizione numero 58, inaugurata l’11 maggio e aperta fino al 24 novembre.

Discussioni che hanno riguardato anche il titolo-contenitore che il curatore Ralph Rugoff ha voluto dare all’esposizione, un’insegna-stimolo con cui provocare e riunire i 79 artisti invitati, ai quali è stato proposta la doppia opportunità di un’opera ai Giardini e un’altra all’Arsenale, in una dislocazione che diventa un rinvio e un rimando, in cui si coinvolgono l’autore e il visitatore, costretti a spostarsi e dunque ad assumere il gioco della distanza.

May You Live in Interesting Times". È lo stesso Rugoff a spiegare, includerà senza dubbio opere d'arte che riflettono sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, fra i quali le molte minacce alle tradizioni fondanti, alle istituzioni e alle relazioni dell’ “ordine postbellico”. Riconosciamo però fin da subito che l'arte non esercita le sue forze nell’ambito della politica. Per esempio, l'arte non può fermare l'avanzata dei movimenti nazionalisti e dei governi autoritari, né può alleviare il tragico destino dei profughi in tutto il pianeta (il cui numero ora corrisponde a quasi l'un percento dell'intera popolazione mondiale). In modo indiretto, tuttavia, forse l'arte può offrire una guida che ci aiuti a vivere e pensare in questi ‘tempi interessanti’.

Già, Interesting Times. Condizione “speciale” e ambigua, in cui la minaccia si intreccia con il fervore e la domanda che nascono da una fase di passaggio complessa, tra annunci e paure, speranze e smarrimenti.

Da qui, la scelta, almeno programmatica, di tenere il più largo possibile l’accesso, nessun perimetro tematico, apertura sia al piacere estetico ce alla dimensione critica, la messa in discussione degli stereotipi e delle convenzioni, la realtà che dalla sua oggettività fattuale si apre alla polisemia e alla ricchezza inesauribile dei punti di vista, la pluralità delle categorie, la negazione di un Ordine, unico e assoluto.

Propositi ecumenici, come si vede, con il rischio di giustapporre e accumulare, da un lato, e però con la possibilità che la mancanza di una gerarchia e di un focus favorisca la libertà, la contaminazione, la scoperta, la sorpresa.

Così coabitano e comunicano fra loro i microfoni e i chiodi con infilzati i testi poetici di Microphones and Metal dell’indiano Shilpa Gupta, le ricostruzioni coralline con fili, cavi, nastri di Christine e Margareth Wertheim, l’ecosfera sonora di The Ground in cui il libanese Tarek Atoui ricostruisce con strumenti inconsueti le sue esperienze con la civiltà contadina sul delta di un fiume della Cina, la nebbia e il cemento di Lara Favaretto (con Ludovica Carbotta esaurisce la presenza italiana), Can’t Hel Myself di Sun Yuan e Peng Yu con un braccio robotico che tenta di arginare una colata di sangue (?), la Xanax Girl del video di Jan Refman, la tarantola con il volto di Ed Atkins... Assemblage, installazioni, interferenze visive e sonore, materiali e immateriali, labirinti…

In ogni caso, la Giuria della Mostra ha attribuito il Leone d’Oro al White Album, diario personale e denuncia del razzismo dell’americano Arthur Jafa e quello d’argento alle installazioni della cipriota Haris Epaminonda.

Padiglione top quello della Lituania, una spiaggia che si guarda dall’alto, bagnanti, oggetti, una tranquilla giornata d’estate.

 

Gli eventi e i protagonisti della Biennale

La Biennale di Venezia, aperta al pubblico fino al 24 novembre 2019 ai Giardini, all'Arsenale e nel Centro Storico di Venezia, vede la partecipazione di 90 nazioni. Dei partecipanti e delle attività della Biennale, curata di Ralph Rugoff e presieduta da Paolo Baratta, se ne è parlato durante la puntata del’11 maggio scorso nella rubrica di Radio3 A3 il formato dell'Arte (31 minuti). La kermesse culturale avrà il seguente calendario: Danza 21 - 30 giugno; Biennale Teatro 22 luglio - 5 agosto; Biennale Musica 27 settembre > 6 ottobre. Senza dimenticare l’annuale Mostra Internazionale del Cinema che si svolgerà dal 28 agosto al 7 settembre.

Anche Radio3 Suite ha avuto modo di presentare, durante la puntata del 21 febbraio (66 minuti), le varie attività della manifestazione, intervistando Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia Biennale; Marie Chouinard, Direttrice del Settore Danza; Ivan Fedele, Direttore del Settore Musica Biennale; Antonio Latella, Direttore del Settore Teatro.

A raccontarci i punti salienti della Biennale ci ha pensato anche la rubrica di Radio3 Te la do io l’arte, che durante la puntata del 12 maggio scorso (21 minuti) ci raccontano i punti salienti di questo evento, attraverso le parole di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, importante collezionista nonché una delle più donne influenti nel mondo dell’arte, e del critico d’arte Achille Bonito Oliva, ci raccontano i punti salienti dei padiglioni di quest’anno.

 

 

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