210 ANNI DI LOUIS BRAILLE, CHE FA LEGGERE AL BUIO

ritratto di Louis Braille

 

La vita di Louis Braille

Ci sono uomini che si conquistano un posto in una storia che riguarda l'umanità tutta, senza distinzioni che siano di genere, di nazione, di cultura. Il nome di Louis Braille è legato a un metodo che ha cambiato la condizione dei non vedenti, all'alfabeto che ha permesso di aprire alla scrittura e alla lettura il buio della cecità. Se la nozione di progresso ha un senso, Braille l'ha interpretata al meglio.

E' vissuto nella prima metà dell'Ottocento. Nasce a Coupvray il 4 gennaio del 1809, nel dipartimento dell’Ile de France, a una quarantina di chilometri da Parigi. Lo battezzano di corsa perché si teme per la fragilità dell'infante. E la sua vita, a tre anni, viene segnata da un accadimento che poteva comprometterla e invece si rivelerà un'occasione decisiva per indirizzarla.

Il padre esercita il mestiere di sellaio e per un incidente nella bottega Louis perde un occhio e l'infezione che si sviluppa danneggia irreversibilmente anche l'altro. Ha talento, lavora con abilità la pelle e manifesta doti che spingono i genitori a farlo studiare. Così a dieci anni viene iscritto all'Institution Royale des Jeunes Aveugles, fondata da Valentin Haüy, un pedagogo che molto si adoperò per migliorare sul piano sociale e culturale la condizione dei non vedenti e che, nel 1784, aveva messo a punto un sistema per la lettura. Grandi lettere in rilievo su un foglio di cartone che però non consentivano di imparare a scrivere.

Louis fin dagli anni dello studio si dedica a quella che diventa una missione e nel 1829 pubblica il Procédé pour écrire les paroles, la musique et le plain-chant au moyen de points, à l’usage des aveugles et disposés pour eux. E' l'atto di nascita del sistema Braille, anche se ci vorrà del tempo per perfezionarlo, eliminare qualunque possibilità di confusione fra i segni e permettere anche a chi vede di capire immediatamente il testo che usano i non vedenti.

Ci vorranno venticinque anni perché venga ufficialmente adottato, ma è un'intuizione vincente, per diversi motivi: è modellato sull'alfabeto che usano tutti e quindi permette di accedere a tutte le espressioni della cultura, i caratteri sono semplici e il metodo può essere facilmente insegnato e appreso. Basta poco tempo e non occorre neanche muovere il dito sul carattere, le parole sono tradotte in punti in rilievo sulla base di una matrice di sei.

Nel frattempo le sue condizioni di salute si complicano, la tosse lo tormenta, deve diminuire le lezioni e restano soltanto quelle di musica. Ciò nonostante nel 1847 presenta la prima macchina da scrivere con il sistema.

Via via il suo stato di salute si aggrava e la tubercolosi lo porta alla fine il 6 gennaio del 1852. Viene sepolto nel cimitero di Coupvray e un secolo dopo le sue spoglie vengono trasferite nel Pantheon di Parigi. Un particolare che potrebbe essere macabro, ma è legato al compito che ha segnato tutta la sua vita: le mani restano nel cimitero di Coupvray.

“Il braille è la vista dei ciechi, in quanto esso – ha affermato l’avv. Giuseppe Castronovo, Presidente dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (IAPB Italia onlus) – consente l’istruzione, l’acculturamento e, con essi, la possibilità del lavoro e di percorrere la via maestra per l’integrazione nella società”.

 

La missione della Rai grazie a Braille

Il personaggio di Luis Braille non può non essere ricordato da chi – come Rai Pubblica Utilità - giornalmente opera anche per il sostegno delle persone con disabilità visiva. In particolare, ogni giorno il sito Rai Easy Web pubblica i migliori programmi andati in onda sulle frequenze radiofoniche, oltre a rendere disponibili attraverso il web, le audiodescrizioni di film e fiction trasmesse da Rai.

Nel ricordo di Braille anche l’UICI ha istituito un premio che porta il suo nome e viene assegnato a personalità e Istituzioni che si sono distinte per la loro opera a sostegno delle persone con disabilità visiva. Quest’anno la manifestazione, giunta alla 23° edizione, è andata in onda il 27 dicembre su Rai 1 (60 minuti) - condotta da Elisa Isoardi - ed ha visto salire sul palco, nel segno della musica, artisti come Andrea Bocelli, Cristiano De André, Giovanni Caccamo - che ha intonato "L'eternità" -, Sarah Jane Morris, Peppino di Capri e Simona Molinari.

E proprio la musica ha permesso a molti grandi artisti di esprimere il talento, nonostante la disabilità fisica. Basti pensare a Beethoven, che ha fatto la storia della musica nonostante la sordità, o a Louis Vierne - nato quasi cieco a causa di cateratte congenite - che ha lasciato un segno considerevole nel panorama musicale ed a cui è stata dedicata la puntata di Wikimusic del 6 ottobre scorso (32 minuti) . Sullo stesso tema anche la puntata del 27 agosto scorso di Radio3 Suite (45 minuti), che ha presentato la vEyes Orchestra (virtual Eyes), formata da persone non vedenti e ipovedenti. Al riguardo, Massimiliano Salfi, presidente della vEyes Onlus, ha illustrato il lavoro dell’Associazione, nata nel 2012 quando alla figlia di otto anni, appassionata dello studio del violoncello, venne diagnosticata una rara distrofia retinica che porta alla cecità. L’obiettivo di tale Onlus è quello di sviluppare ausili tecnologici specifici per le persone con disabilità visiva: a tal proposito ne è stato costruito uno, battezzato Leonard in onore di Bernstein, capace di convertire il movimento delle mani del direttore d'orchestra in un clic percepibile, tramite un auricolare a conduzione ossea, dai musicisti non vedenti; sono invece In fase di sviluppo tablet con partitura a grandi dimensioni e progetti di Braille musicale.

Infine, la dedica di una via a Louis Braille, nel comune di Settimo torinese è l’incipit della puntata del 18 novembre 2015 del programma di Radio2 I provinciali (26 minuti). In questa puntata Pif e Michele Astori raccontano la storia di Giudo Cattelan, un signore ipovedente e invalido e le difficoltà di raggiungere il posto di lavoro in autobus alla stazione di Sant'Andrea a Varese (Lombardia) dal luogo dell'abitazione a Cocquio-Trevisago (Varese).

 

 

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