A commentare il parallelo tra i due e’ lo stesso Sgarbi che afferma: “Mi sembra inevitabile per molte ragioni. Io sono dannunziano come una musica sinfonica. Lo sono in modo variegato.” Ed aggiunge: “Come D’Annunzio sono un interventista. Nel ’98 ho violato l’embargo della Libia. Ma le mie imprese sono più significative, perché violare un embargo è più faticoso e più difficile che andare a Vienna”. E poi, gli interessi: “Dall’arte alla letteratura, dall’avventura alla politica, dall’amore per la provocazione a quello per le donne”. E, ancora, la passione per il bello, che come per D’Annunzio, lo ha portato ad indebitarsi. In comune con il poeta, poi, la passione per le donne e dice di non essersi mai sposato perché la sua massima è: “da qualche parte nel mondo per ognuno c’è la donna ideale, basta evitarla”. “Meglio prete che marito!” e’ la sua battuta sul matrimonio, prima di affrontare il tema della paternità a proposito della quale concorda con le terribili parole di D’Annunzio: “Avrei fatto meglio a scrivere qualche libro in più e a fare qualche figlio in meno”. Infine la politica. Sgarbi avvicina il rapporto tra D’Annunzio e Mussolini a quello che lui ha con Berlusconi, che definisce “un rapporto alla “Amici miei”, paragona il premier al “conte Mascetti. Il piacere dello scherzo è più forte di tutto”. Riguardo all’ipotetica infatuazione che l’ormai vecchio D’Annunzio si sarebbe preso per una sedicenne, Sgarbi fa un paragone con Silvio Berlusconi e lo giustifica dicendo: “La giovinezza è una medicina. Tu hai bisogno di avere intorno non tuoi coetanei, vecchi amici e vecchie signore, ma ragazze. Perché ti senti più giovane”. A chiudere l’intervista, infine, le parole del poeta, con la lettura di un brano de “La pioggia nel pineto”