Il regista Giorgio Marini e' l'ospite di oggi tornato a fare regia di prosa dopo venti anni con il racconto 'occhi felici' di Ingeborg Bachmann. L'ha incontrata nel 1973, persona gentile con cui si poteva parlare. Marini rievoca gli anni delle cantine romane vissute come esperienza diretta - teatro formale e di parola - la sua prima stagione al Beat 72 con Carmelo Bene. 'Diluvio a Nordernai' di Karen Blixen rimandata per troppo tempo, una predilezione per le scrittrici nordiche. Il regista che ha amato Visconti conosciuto a Spoleto e mediato attraverso la transavanguardia: 'se dovessi girare un film - dice - lo farei tra Antonioni e D.Argento'. La scrittrice Fleur Jaeggy ospite intervenuta ricorda l'incontro con Marini a Roma da Babington, non si conoscevano, si identificavano attraverso lo stesso Burberry, 'conversazioni formali, ci davamo del Lei'. Marini - racconta la Jaeggy - ha il vantaggio di essere un grande oratore. Il regista e l'avanguardia musicale del novecento con Salvatore Sciarrino, 'enorme talento' conosciuto alla Biennale.' Teatro di prosa e Teatro musicale un genere porta sempre l'altro.' Marini e le origini sarde, nato a Roma ma vissuto per venti anni a Udine. Ricorda lo spettacolo di Schnitzel 'Doppio sogno' all'Uccelleria, uno spazio vicino al museo borghese, due sale perfette, descrive lo spettacolo. Marini amante del cinema, onnivoro, rivede parecchie volte lo stesso se le piace, con un interesse al pari dell'arte figurativa. L'ospite conclude il suo racconto parlando di Londra ove vive per la maggior parte dell'anno; va a teatro ogni sera, ama i vecchi pub e le vecchie librerie ancora con il camino, i ristoranti. Era a Londra quanto nel 1997 mori' Lady Diana e ricorda i chilometrri di fiori sui marciapiedi che connotarono anche in quella occasione la devozione degli inglese alla Monarchia.