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10 NOVEMBRE - SPREAD AI MASSIMI E NUOVO CROLLO DI PIAZZA AFFARI - L'ANNUNCIO DI UN NUOVO GOVERNO O DI ELEZIONI A BREVE NON TRANQUILLIZZA I MERCATI.

Ruggero Po: Professore come si spiega questa reazione dei mercati?

Alberto Quadrio CurzioCredo che i mercati abbiano messo in conto una situazione di instabilità politica (prima degli eventi verificatisi nelle ultime ore di ieri) molto pesante per l’Italia con delle dimissioni a termine, con una maggioranza che era molto al suo interno, combattuta e quindi hanno messo in conto che la crisi politica italiana avrebbe potuto avvitarsi fino a un punto di non ritorno.Le decisioni di ieri sera , verranno registrate oggi dai mercati . Sono decisioni chiare sia sull’indicazione di un potenziale Presidente del Consiglio (che e’ persona molto stimata in Europa) sia per il fatto che, nell’ambito della maggioranza di governo attuale, si stanno delineando delle posizioni di sostegno a  questo nuovo governo .Certamente non sono delle posizioni minoritarie, sono delle posizioni di notevole rilevanza e quindi, a mio avviso, si va verso un governo che io definirei di unità repubblicana che  dovrebbe dare molta più fiducia all’Europa. Naturalmente, rimangono dei problemi che non sono solo dei problemi italiani: noi abbiamo un grande debito pubblico ma, nel contempo, il nostro deficit, prescindendo dagli interessi, e’ sotto controllo, tant’e’ che noi andiamo verso un avanzo primario crescente di deficit. Gli eventi italiani sono certamente importanti e rilevanti ma non sono gli unici.  Credo che anche l’Europa non si sia spesa come era necessario in una circostanza così seria. Merkel e Sarkozy non sono all’altezza di un Kohl o di un Mitterand. Le faccio un esempio, uno per tutti: il fondo salva stati di cui si parla molto ha emesso finora tredici miliardi di euro. Potrebbe emetterne fino a quattrocentoquaranta miliardi e sarebbe un fondo molto forte per intervenire a sostegno di casi di necessità e di urgenza. Non lo ha  ancora fatto, perche? - Perche’ non ha ancora i regolamenti attuativi. Ora, che questo accada e’ veramente incredibile. Se Merkel e Sarkozy vogliono autodefinirsi statisti dovrebbero essere in grado di imporre della rapidità nelle decisioni. Ci sono infine aspetti più tecnici della giornata di ieri su cui penso che altri ospiti di stamane ci intratterranno con la loro competenza, tra cui l’aumento improvviso del margine di garanzia richiesto alle banche italiane sul deposito di titoli di stato per fornire loro liquidità che e’ stato immediatamente attuato col superamento della soglia del 7% di rendimento sui titoli decennali. Lei pensi che nel caso del Portogallo aspettarono tre mesi per fare questo aumento del margine di deposito. Anche questo e’ un fatto sia pure di mercato, che tuttavia ha creato e contribuito a creare quel tremendo sconquasso di ieri.Quello che da garanzie al nostro paese dal punto di vista politico e’ il Presidente della Repubblica che io ritengo si sia comportato in tutte queste vicende con un alto senso di responsabilità . Certamente, come hanno detto gli stimati colleghi prima, non basta l’individuazione e l’elezione, la nomina, di un nuovo Presidente del Consiglio, sia pure molto stimato, per risolvere tutti i nostri problemi che sono  problemi internazionali, problemi europei e problemi italiani. Per quanto riguarda i problemi italiani, noi siamo davvero un curioso paese perche’ viviamo in un perenne dualismo, un dualismo di elementi di straordinaria debolezza ma anche di straordinaria forza e questo e’ il punto delicato del nostro paese. Debolezza perche’ abbiamo un sistema politico che certamente non e’ adatto ad una democrazia avanzata, debolezza perche’ abbiamo  un enorme divario nord-sud che, a mio avviso e’ uno dei punti su cui dobbiamo aggredire la situazione italiana una volta per tutte e molte altre debolezze. Però abbiamo anche, ovviamente il  debito pubblico  e questo e’ un sovrappiù, ma non e’ un sovrappiù di piccola entità. Poi abbiamo ovviamente dei punti di forza perche’ la manifattura italiana non e’ quella spagnola, non e’ quella portoghese, non e’ quella greca, non e’ quella irlandese. Noi rimaniamo il  secondo paese manifatturiero d’Europa con punti di forza straordinari, e questo non possiamo dimenticarcelo. Abbiamo sostanzialmente un deficit sotto controllo, prescindendo dagli interessi sul debito pubblico, ovviamente, che sono una massa enorme. Il deficit, faccio due dati: nell’anno 2011 noi dovremmo avere, prescindendo ripeto dall’impennata dei tassi di interesse che vedremo poi come si posizionerà nei prossimi giorni, un deficit del 4%, l’Inghilterra dell’ 8%, la Francia del 6%. Quindi diciamo, la finanza pubblica dal punto di vista del controllo del deficit, non e’ in disordine. Naturalmente se gli interessi si impennano come si stanno muovendo adesso tutto cambierà nei prossimi giorni…

Ruggero Po - a chi fa comodo distruggere l’ Euro?

Alberto Quadrio Curzio - L’euro forte e’ stato duro anche perché non si e’ controllato nel momento attuativo il passaggio e questo ha determinato una ridistribuzione di ricchezza, ma e’ stato anche importante perche’ molte imprese italiane col cambio forte si sono ristrutturate ed esportano. Non  pensiamo di ritornare alla lira perché sarebbe un disastro. Seconda osservazione : il ruolo di Monti sara’ importante all’interno del Paese dove dovrà trovare delle maggioranze politiche per fare le riforme necessarie, sarà anche importante in Europa perché dovrà chiedere conto a talune istituzioni europee del perché e del per come si comportano in un certo qual modo, tra l’altro anche all’ European Banking Authority, che nei giorni scorsi ha preso talune decisioni che danneggiano nettamente  le banche italiane. Questo non vuol dire che noi dobbiamo uscire dall’euro perche’ l’EBA ci danneggia ma dobbiamo chiedere conto all’ EBA per come si comporta.


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Ruggero Po: Condivide ciò che ha detto Quadrio Curzio?

 Prof. Mario Deaglio Direi che sui mercati nei confronti dell’Italia prevale una valutazione frettolosa dall’esterno, per cui dopo la giornata di ieri poteva sembrare un paese sgranato, ormai privo di capacità di attuare qualsiasi cosa. In più c’era forse una certa mistura di indifferenza e quasi maligna soddisfazione da parte di alcuni. Quadrio Curzio  diceva giustamente che Sarkozy e Merkel non sono all’altezza di Kohl e Mitterand. C’è questa meschinità che ogni tanto traspare dagli atti per cui la mancata attuazione di un regolamento ferma tutto, quando abbiamo un paese grande in difficoltà che può tirare giù tutto quanto. Direi che questo è stato anche il tema del G20. Gente che non sa bene cosa fare; una crisi di grandi proporzioni richiederebbe una grande risposta. E invece di grandi risposte abbiamo regolamenti che si bloccano.

Ruggero Po - Queste cose le farà Monti allora? Tra l’altro c’è un questionario dell’Ue che ricorda tutta una serie di interventi da prendere e che esige una risposta entro domani.

 Prof. Mario Deaglio. Io penso, che sia inopportuno andare subito ad elezioni proprio perché queste cose vanno fatte. Non basta che ci siano votazioni parlamentari; poi diciamo che c’è un periodo di alcuni mesi in cui l’attuazione delle misure deve essere gestita. Molte volte vuol dire anche per esempio la scrittura di regolamenti oltre che le votazioni. Ci deve essere quindi la mano di un esecutivo competente che segua giorno per giorno lo sviluppo della situazione. In questo credo che ci aiuterà moltissimo quello che io chiamo lo stile Monti. Il che vuol dire quasi l’esatto contrario dello stile Berlusconi.  Cioè uno stile estremamente sobrio, in cui non si alza mai la voce, in cui non ci sono mai delle iperboli, e che dovrebbe tradursi in un recupero di credibilità. Quello che ha fatto male all’Italia in questi ultimi mesi è proprio la successione di affermazioni non credibili da parte del Presidente del Consiglio che all’estero hanno creato questa atmosfera scivolosa nei confronti del paese. Penso che questo possa essere recuperato da Monti nel giro di qualche mese. Molte volte l’andamento dei mercati, che ragionano in termini molto bassi, molto  miopi, di redditività immediata è lo stesso che si avrebbe se ci fosse un complotto. Quindi è molto difficile distinguere, certo è che bisogna fare chiarezza. Sulla Grecia sicuramente l’ipotesi del complotto era più forte perché il debito greco era trattato solo da 3 o 4 operatori. E su questo non si è andati a fondo. Sul debito italiano io francamente non so, però essendo il terzo debito più grande del mondo, è molto diffuso e gli operatori  sono molti di più. Ma che qualcuno, magari dimenticandosi, come la banca di Francia, di fare segnalazioni o indicazioni, voglia giocare per un certo esito – in questi casi è quasi sempre un esito negativo per il paese – e questo qualcuno sia dotato di peso sul mercato e quindi possa stravolgere il mercato, è qualcosa che dovremo affrontare chiaramente; dopotutto Monti è stato commissario all’Antitrust quindi sa come i grandi operatori possono stravolgere il mercato e quindi anche in questo senso è la persona giusta.

 Ruggero Po - a chi fa comodo distruggere l’Euro? Alla Cina?

 Prof. Mario Deaglio l’euro è frutto di uno scambio politico; la Francia disse sì all’unificazione tedesca a patto che i tedeschi abbandonassero il marco. Che ci fosse questa moneta e ci fosse un sostanziale bilanciamento tra i due.L’euro pesa per il 25 per cento sulle transazioni finanziarie mondiali. Non è una cosa da poco. Agli americani non ha mai fatto comodo che ci fosse l’euro perché il solo dollaro era il loro sogno. Peraltro in questo momento l’euro ha una funzione di bilanciamento importante. Se andiamo veramente verso un mondo che avrà un paniere di monete variamente oscillante tra di loro in cui ci sarà anche lo yuan cinese, l’euro è uno dei tre grandi che deve stare in piedi. Se non ci fosse l’euro in questo momento noi avremmo una crisi anche dell’economia reale e soprattutto la fine della globalizzazione.

 

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Ruggero Po - In Grecia è stato indicato Papademos che è un personaggio che ha avuto importanti ruoli sul mercato europeo, importanti ruoli economici. In Italia viene indicato, dico viene indicato perché l’Europa ha dimostrato più volte di gradire questa ipotesi, il prof. Mario Monti e anche lui ha ricoperto importanti ruoli in Europa. Quanto influisce professor Parsi la pressione dell’Europa sulle scelte politiche individuali dei Paesi?

 Vittorio Emanuele Parsi: Influisce parecchio. Il problema è che a noi era stato spiegato che l’Europa era il modo con cui i paesi più deboli si sarebbero trovati a poter competere meglio di fronte alla globalizzazione. Era il modo in cui la sovranità di tutti gli stati europei sarebbe stata difesa. L’effetto pratico : al momenti questa difesa non c’è. Ha ragione il prof. Quadrio Curzio quando dice che una parte di questa spiegazione è legata alla statura sindacabile di Sarkozy e della Merkel che non valgono evidentemente i Kohl e i Mitterand. Poi c’è un aspetto più inquietante secondo me, è che si creano delle distinzioni tra paesi che non credo verranno sanate perché ci sarà Monti al posto di Berlusconi. Credo che questo sia assolutamente un wishful thinking ( proposito irrealistico). Credo che quello che sta succedendo in Europa, come l’Europa sta imponendo di uscire da questa crisi sta creando paesi di serie A e paesi di serie B. la cosa non cambierà’cambiando qualche faccia così di quelli che sono poi i responsabili politici. Il punto che questi responsabili politici sono responsabili verso costituencies che non sono più le cittadinanze. E sono assolutamente convinto che se si fossero trovati in una situazione così di pressione paesi come la Francia o la Germania non sarebbero stati sottoposti a questo tipo di pressione. Il fondo salva stati che era stato richiesto dai mercati , Tanto quanto sono richieste le misure draconiane che pagheranno i popoli greci, italiani, portoghesi, eccetera non c’è una pressione analoga su Francia e Germania. Eppure dovrebbero essere questi paesi quelli che dovrebbero avere più interesse, visto che se alcuni paesi saltano, le loro banche (che si sono riempite le casse con emissioni di titoli e che adesso considerano spazzatura, ma che allora ritenevano molto convenienti ) sono le prime a saltare. Per cui mi sembra che questa rottura della democrazia interna all’unione, questa rottura dell’eguaglianza, tra stati membri e tra popoli membri all’interno dell’unione avrà conseguenze devastanti sul futuro dell’unione. Chi pensa a salvare i mercati affossando la democrazia, non si rende conto che perderemo sia l’una che l’altro.

Ruggero Po: Professor Parsi c’era questo nostro ascoltatore che diceva mi è più facile capire la fisica quantistica di quello che sta succedendo in economia. C’è l’ascoltatore che cita i poteri forti, si è parlato più volte di complotto. Lei che è esperto di relazioni internazionali che idea si è fatto?

 Vittorio Emanuele Parsi : ma io diciamo che in linea di massima come atteggiamento sono sempre un po’ perplesso all’idea dei complotti, anche se mi rendo conto che in questo caso l’ipotesi è meno peregrina del solito. La sensazione però è questa : che non è solo quella del debito pubblico italiano , la crisi del debito pubblico greco o portoghese, ma è una crisi dell’euro come l’abbiamo costruito - e dell’euro rispetto all’Europa. Mi aspetterei, almeno da parte della politica, una riflessione di più ampio respiro. Inizierei a chiedere non se l’euro in sé è una cosa buona o una cosa cattiva, ma mi chiederei se l’euro ,come è stato costruito, nelle modalità con cui è stato pensato e introdotto, è stata un’operazione saggia, un’operazione equa. O se questa non è una  moneta che di fatto in qualche modo ha un corso sufficientemente basso per le economie forti, per consentire loro di esportare i loro prodotti, ma assolutamente punitivo per le economie, diciamo così, meno forti che si sono trovate nell’impossibilità di svalutare e di fare  tutte quelle operazioni che compivano prima, invogliate per così dire a indebitarsi, perché ci è stato detto in questi anni che per paesi come l’Italia, la Grecia, la Spagna il vantaggio di stare nell’euro era accedere a prestiti a tassi molto buoni. Adesso ci ritroviamo indebitati come ci è stato consigliato implicitamente di fare. Allora mi chiedo possibile che non riusciamo a fare una riflessione sulle conseguenze dell’euro? Credo che le persone che ci ascoltano si ricorderanno bene di come l’euro ha causato uno spostamento di ricchezza dai redditi di lavoro dipendente ai redditi di lavoro indipendente in maniera sostanziale, non formale. Credo che su questo non si sia minimamente riflettuto. Adesso ci troviamo in una situazione analoga, c’è uno spostamento netto di ricchezza da alcuni stati ad altri stati e ci ritroviamo con un deutsch-euro sostanzialmente, invece che con euro europeo. Come possiamo pensare che semplicemente per tenere insieme per così dire questa impostazione di questa moneta unica non ci stiamo accorgendo che è l’Europa che stiamo affossando. Io trovo che le risposte che vengono fornite dalla classe politica sono risposte che appunto sono semplicemente di inseguimento dei mercati. Ma quando gli Stati Uniti dovettero affrontare la grande depressione Roosevelt non è che si mise a inseguire i mercati, venne cercata una strategia politica. Un ascoltatore ha citato la Tobin Tax. Il ragionamento di come fare è una cosa molto semplice, cioè come fare in modo che quegli operatori che lucrano, acquistando quei titoli che poi vengono definiti spazzatura ,fanno errori e poi possono far ricadere sugli altri i propri errori? - Come far pagare agli operatori che hanno innescato la crisi il prezzo delle loro scelte sbagliate? - Io credo che questo sia un problema molto grosso. Io credo che il problema dell’Europa oggi sia che se alla fine di tutto questo ci troveremo con democrazie svuotate porremo fine all’Europa sostanzialmente perché il modello di sviluppo non solo europeo ma occidentale, è la capacità di fare un compromesso fra mercato e democrazia.

Ruggero Po: A chi fa comodo distruggere l’euro?

Vittorio Emanuele Parsi: Ma questa è una domanda a cui non saprei rispondere in realtà, nel senso che quando l’euro venne lanciato in qualche modo c’era anche l’ambizione che potesse diventare una moneta di riferimento internazionale. Non dico alternativa ma capace di affiancare il dollaro. Come le cose stanno andando vediamo che in realtà tutte le monete non riescono ad assolvere questa funzione. Il dollaro  è debole, l’euro è nella posizione in cui è, lo Yuan non può certo essere presa come moneta di riferimento del sistema…

Ruggero Po: Per gli americani è meglio che ci sia o che non ci sia l’euro?

Vittorio Emanuele Parsi: Direi che tutto sommato credo che per l’economia americana la questione sia differente in realtà. Gli americani hanno un altro problema, gli americani hanno il problema che la crisi interna del sistema americano rischia di privare gli Stati Uniti di questa moneta di ultima istanza del sistema mondiale che consentiva agli americani di fare cose che qualunque altra economia non avrebbe potuto permettersi. Il fatto che qualche settimana fa un’agenzia di rating americana abbia declassato il debito pubblico degli Stati Uniti significa tutto sommato che l’aria sta cambiando. La mia sensazione però  è che o noi ripensiamo a cosa c’è a monte dell’euro e ci ricordiamo che l’euro è uno strumento di un progetto che non può ridursi ad essere una perfetta cinghia di trasmissione dei mercati, oppure saremo veramente molto molto messi male.

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