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Il buongiorno di Twilight del 10/10/2012

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Se ne è andato, quasi in silenzio, il 7 ottobre del 2002. A parte qualche servizio di circostanza su stampa e tv, nessuno che gli abbia tributato il dovuto omaggio. Anche oggi, le sue canzoni si sentono raramente. A dieci anni dalla sua scomparsa, noi di Twilight, invece, vogliamo opporci all'oblio e ricordare, come si deve, questo grande della canzone d'autore italiana: Pierangelo Bertoli. 

IL DISCO DEL GIORNO
"...a Pierangelo Bertoli" (2005), AA.VV., Sugar
"...a Pierangelo Bertoli" è l'unico tributo in musica che sia stato fatto al grande cantautore emiliano. Arriva nel 2005, a tre anni di distanza dalla morte di Bertoli, ideato da Mario Ragni e Caterina Caselli, quella che, tra l'altro, lo lanciò nel 1976 pubblicando "Eppure soffia". Nell'album sono raccolti 14 brani della discografia di Bertoli reinterpretati da Nomadi e Giulia ("Pescatore"), Nek ("Chiama piano"), Andrea Parodi con le Balentes e Mauro Pagani ("Spunta la luna dal monte"), la Piccola Orchestra Avion Travel ("Per te"), gli Stadio e Angelo Branduardi ("Eppure soffia"), Gerardina Trovato ("I miei pensieri sono tutti lì"), Enrico Ruggeri e Andrea Mirò ("Al centro del fiume"), Alberto Bertoli ("Le cose cambiano"), Marco Masini ("Voglia di libertà"), Aleandro Baldi ("Per dirti t'amo"), Bruno Lauzi ("Sera di Gallipoli"), Elio e Istentales ("Rosso colore"), Fiorello ("A muso duro") e Marco Dieci ("Ricordo in la maggiore"). "Le cose cambiano" è l'unico inedito, scritto da Ligabue (che Bertoli un po' scoprì e incoraggiò) e cantato da Alberto, il figlio di Bertoli.
Insomma, un grande omaggio per un grande poeta della musica italiana, un artista, come diceva Fiorello (che nei suoi spettacoli ha più volte cantato "A muso duro"), "troppo presto dimenticato".

IL LIBRO DEL GIORNO
"Rosso è il colore dell'amore. Intorno alle canzoni di Pierangelo Bertoli", Mario Bonanno, Stampa Alternativa, pp. 112
Questo libro non è una biografia, e nemmeno l'apologia di un uomo – prima ancora che artista – esemplare; è il racconto per frammenti (recensioni, testimonianze, interviste) dei suoi pensieri. Uscito di scena quasi in silenzio ormai dieci anni fa: con dignità estrema, così come aveva vissuto. Invece di sfruttare il facile pietismo, puntare al cuore e alla lacrima in punta di ciglio, strizzare l'occhio a chierici e perpetue con l'ansia di samaritanesimo (poverino, però che bella voce).
Un marxista che non ha mai abiurato. Nemmeno quando conveniva farlo. Un cantautore in trincea. Un cantautore politico. Questo è stato Pierangelo Bertoli che, tra l'altro, era anche un musicista autentico. Amava il blues. Veniva dal blues. Credeva che il contenuto di una canzone non dovesse passare per forza dalle ballate in minore. Una sorta di dovere nei confronti di chi ascolta. Per cui spazio alla bossanova, alle chitarre elettriche, alla batteria, al rock. Possibile cantare cose serie senza piangersi addosso: solidarietà di classe, emigrazione, sfruttamento, e farlo attraverso strofe e incisi che restassero appiccicati addosso. Pierangelo Bertoli passava per duro. In realtà era solo sincero. Diretto. Colloquiale. Votato al giusto e al vero, come le canzoni che scriveva e che cantava.
"Rosso è il colore dell'amore" ci racconta Bertoli anche attraverso tutta la sua discografia commentata e le testimonianze di tanti amici: Caterina Caselli, Angelo Carrara, Alberto
Bertoli, Marco Dieci, Luca Bonaffini, Mimmo Cavallo, Gaetano Curreri (Stadio), Rocco Tanica (Elio e le Storie Tese). Insieme al libro c'è un Dvd con il meglio del suo repertorio live, filmato nel corso dell'"Italia d'oro tour" (1992), e una lunga intervista inedita in cui vengono ripercorsi i momenti salienti della carriera e la genesi di molti suoi brani.

 

 

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