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I programmi di (none)

Roma. La storia dell’arte

Domenica alle 20:45










A Roma le meraviglie dei luoghi svelano un universo di stili unico al mondo; passeggiare per le sue vie e le sue piazze è come sfogliare il più ricco manuale della storia dell'arte occidentale: archi e scalinate, colonne e obelischi, ville e giardini, palazzi e chiese, fontane e monumenti, riflessi della gloria di imperatori, principi e papi, testimoni del genio di artisti raccontano in filigrana storie e avventure di una capitale. Sarebbe troppo pretendere così di imprigionare la città eterna in un unico ritratto, per esauriente e acuto che sia, se non in un insieme di segni che offrono sempre nuove possibilità di lettura.Dopo il lusinghiero favore del ciclo di lezioni delle scorse stagioni si è deciso di riproporre un'altra serie di percorsi di approfondimento, attraverso un ventaglio di incontri con alcuni dei medesimi studiosi della prima edizione, che volentieri ritornano all'Auditorium a parlare di nuovi argomenti, e altri intellettuali italiani importanti, noti in ambito internazionale e impegnati in diversi campi della ricerca. Per arricchire di nuove tessere uno straordinario mosaico di cultura, perché i cittadini siano messi nella condizione di aspirare alla bellezza, invitati ancora al piacere della scoperta, alla dolcezza del vivere, le lezioni di questo ciclo sono impostate come un confronto, un dialogo tra due personalità di artisti; siano essi contemporanei tra loro, come nel caso dei grandi Bernini e Borromini, forse una delle “coppie rivali” più famose della storia dell’arte, che proprio sullo stesso terreno della raffinata invenzione della Roma barocca trovano il loro terreno di confronto; oppure in dialogo attraverso i secoli, come nella trasformazione delle invenzioni formali del grande Michelangelo nella rivoluzionaria pittura del Caravaggio. Così, nel dialogo prende luce e si chiarisce la natura stessa del linguaggio dell’arte in un senza fine di rimandi, corrispondenze e antagonismi attraverso il tempo, come accade per il maestro spagnolo Velazquez arrivato in città nel confronto con il classicismo di Guidi Reni nella Roma a metà Seicento, oppure nella contrapposizione alla fine del secolo successivo dell’interpretazione del ritratto e della pittura di storia tra il più grande, ma ancora poco conosciuto degli artisti di Roma in quel momento, Pompeo Batoni, e Jacques-Louis David, il maestro francese che diceva “mi sono cadute le cataratte” proprio di fronte alla rivelazione della città di Roma. Di questa città perduta, inventata, risorta si sono nutriti anche gli spiriti del Novecento in provocatorie e immaginarie metamorfosi per il futuro, così come l’architetto Piacentini in contrapposizione con il più anziano Armando Brasini e il genio di un artista specificatamente “romano” come Marco Schifano nel suo dialogo con Andy Warhol negli anni ’60 del Novecento.
 

Modigliani Sull’orlo dell’abisso. Da Livorno a Parigi.
a cura di Giancarlo De Cataldo e Claudio Strinati 
Dopo il successo de “Il colore della spada”, dedicato alla rilettura dell’opera di Caravaggio, lo scrittore Giancarlo De Cataldo e lo storico dell’arte Claudio Strinati dedicheranno due appuntamenti all’artista maledetto più importante del nostro Novecento: Amedeo Modigliani. Si partirà dalla sua formazione a Livorno fino al racconto leggendario degli anni parigini, il momento che lo consacrerà tra i più grandi della sua epoca: dai primi contatti con i Macchiaioli toscani agli “Impressionisti“ italiani fino alla scoperta dell’amore e della vita bohemien nella incredibile realtà della Parigi delle Avanguardie. Se le ricerche e la critica di Strinati ci porteranno a leggere in una nuova ottica l’artista Modigliani, lo scrittore De Cataldo aggiungerà un tocco noir e investigativo al racconto personale e umano della vita dell’artista.  
 
Modigliani Sull’orlo dell’abisso. I capolavori e i falsi  
a cura di Giancarlo De Cataldo e Claudio Strinati 
Seconda puntata dedicata all’artista maledetto più importante del nostro Novecento: Amedeo Modigliani. Anche in questa occasione protagonisti, sul palco della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, il curioso tandem composto dallo scrittore e giudice Giancarlo De Cataldo e dal critico e storico Claudio Strinati che analizzeranno la vita controversa del grande pittore del secolo scorso. Il ciclo si chiude con un appuntamento dedicato alla vicenda dei falsi e dei capolavori di Modigliani che tanta fama ha dato all’artista fino ai nostri giorni. In una sorta di giallo Strinati e De Cataldo ricostruiranno come questo successo sempre più esponenziale derivi anche dall’incredibile fortuna e dalla clamorosa vicenda di alcuni suoi falsi. Il falso e il capolavoro saranno i due fuochi attraverso cui ruoteranno le due serate Modigliani. Sull’orlo dell’abisso.
 
Anna Ottani Cavina. Pompeo Batoni e Jacques-Louis David
Pompeo Batoni  (1708-1787), il più grande pittore del Settecento italiano attivo a Roma, è un pittore di storie religiose e mitologiche. Dopo la metà del secolo, nella crisi economica che investe i suoi committenti e l’Italia, Batoni è costretto a riproporsi come portrait-maker, come specialista in ritratti di nobili viaggiatori in Grand Tour. Crea allora una tipologia di grande successo, misurandosi a distanza con i protagonisti inglesi del tempo, da Reynolds a Gainsborough. Finché il genio dirompente di Jacques-Louis David imporrà, anche nell’ambito del ritratto, icone più moderne, essenziali, assolutamente memorabili.
 
1a parte il 29 giugno 2a parte il 6 luglio
Philippe Daverio. Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini
La lezione mette a confronto le personalità dei due grandi artisti-architetti che hanno contribuito a disegnare il volto della Roma del Seicento, Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini: la diversità dei loro stili e le differenti committenze e non ultimo la complessa e difficile relazione tra di loro, a partire dai capolavori architettonici.
 
13 luglio
Franco Purini. Marcello Piacentini e Armando Brasini
Un duello. All’inizio del Novecento, trent’anni dopo la Breccia di Porta Pia, Roma era ancora impegnata a costruirsi come Capitale. Lontana dalla modernità, che qualche anno dopo l’avrebbe coinvolta con l’avanguardia futurista, continuava a essere ostaggio della sua stessa storia, anche se cercava di dare nuovi significati al proprio passato. Armando Brasini e il più giovane Marcello Piacentini rappresentavano allora due tendenze opposte. La prima si impegnava nell’affermazione di una continuità assoluta con la Roma barocca, intesa come una soglia ideale che non poteva più essere superata; la seconda era rivolta al contrario a caute e meditate aperture verso scenari architettonici e urbani europei. Il confronto tra queste due posizioni si trasformò ben presto in un duello serrato, nel quale la sofisticata strategia piacentiniana, sempre attenta comunque a evitare, almeno in termini espliciti, le contrapposizioni frontali, ebbe la meglio su quella più variabile ed istintiva del suo antagonista. Con il suo libro “Architettura d’oggi”, del 1930, Marcello Piacentini definì una politica culturale che per un verso riuscì a reinserire l’architettura italiana nell’alveo di quella mondiale, per l’altro accentuò quelli che lo stesso Piacentini riteneva essere i caratteri identitari dell’architettura italiana degli Anni Trenta e Quaranta. Un’architettura che vide il declino della visionarietà storicista, ma di fatto antistorica, che fu di Brasini e di altri importanti protagonisti di quel periodo complesso e conflittuale.
 
1a parte il 20 luglio 2a parte il 27 luglio
Antonio Paolucci. I due Michelangelo: Buonarroti e Merisi da Caravaggio
Michelangelo Buonarroti da Firenze, Michelangelo Merisi da Caravaggio, due grandi artisti divisi da un tempo della cultura e della storia più lungo del tempo cronologico. Quando Caravaggio arriva a Roma Michelangelo è morto da quarant’anni ma il suo nome, grazie alle “Vite” del Vasari, è assunto alla gloria degli immortali e le sue opere distribuite nei luoghi più insigni della Città Eterna, da San Pietro alla Sistina, dalla Minerva alla Cappella Paolina, sono per tutti modelli di inarrivabile eccellenza e scuola del mondo. Il Michelangelo da Caravaggio solo con un altro omonimo, il Michelangelo da Firenze, vuole confrontarsi. Ed ecco dislocati nell’opera di Caravaggio gli omaggi, espliciti, dichiarati al Buonarroti. Dalla “Deposizione nel Sepolcro” dei Musei Vaticani, alla “Crocifissione” di San Pietro nella Cappella Cerasi di S. Maria del Popolo, fino alla scena celebre della conversione di San Matteo in San Luigi dei Francesi. Il rivoluzionario Caravaggio che aveva affermato e dimostrato nella sua pittura il “galileiano” principio del “tanta manifattura è fare un quadro buono di fiori come di figura”, che sembra voler fare terra bruciata della tradizione, dimostra di avere un modello che lui considera supremo e inarrivabile: il Michelangelo da Firenze.
 
1a parte il 3 agosto 2a parte il 10 agosto
Achille Bonito Oliva. Mario Schifano e Andy Warhol
Le lezioni di questo ciclo sono impostate come un confronto, un dialogo tra due personalità di artisti:   il genio di un artista specificatamente “romano” come Marco Schifano nel suo dialogo con Andy Warhol negli anni ’60 del Novecento. 
 
1a parte il 17 agosto 2a parte il 24 agosto
Claudio Strinati. Diego Velázquez e Guido Reni 
Attraverso l’esame dell’attività di due giganti della pittura europea, l’italiano Guido Reni (Bologna 1575-1642) e lo spagnolo Diego Velázquez (Siviglia 1599-Madrid 1660), la lezione vuole ripercorrere l’evoluzione della pittura tra Italia e Spagna nel Seicento. Reni è il protagonista della pittura a Roma già a partire dal secondo decennio del secolo ed è l’esponente di quella scuola definibile come “neorinascimentale” che ribalta radicalmente le premesse del Caravaggio. L’arte, dunque, riflette una felice compresenza di cristianesimo e paganesimo, nel nome della bellezza, supremo ideale estetico. Velázquez, all’opposto, persegue l’affermarsi di quello che può essere legittimamente definito “verismo”, inteso come momento di convergenza dell’arte pittorica verso l’esattezza della nascente scienza moderna e verso la competenza della ricerca tecnica. Non si tratta più del principio caravaggesco del “naturalismo” ma di quello, in parte desunto anche dalla grande letteratura iberica, dell’individuzione nel discorso pittorico della quintessenza del rapporto tra realtà quotidiana e aspirazioni eterne dell’essere umano. Reni sviluppò l’idea di “classicismo”, Velázquez quella di “realismo”. Nello storia e nel confronto tra i due pittori si definisce un capitolo fondamentale della nascita della “modernità” in età barocca.

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