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I programmi di (none)

La danza di Virgilio Sieni

Giovedì 31 luglio alle 21:15

























ESERCIZI DI PRIMAVERA

Coreografia Virgilio Sieni
Interpretazione e collaborazione Giulia Mureddu, Sara Sguotti, Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Paul Pui Wo Lee, Davide Valrosso
Musica eseguita dal vivo da Naomi Berrill (violoncello)
 
Una piccola comunità di danzatori esplora l’infinito del gesto, in un grumo di luce e in uno spazio che si forma al movimento. Regole di vita mendicante danno luogo a un paesaggio sulla vicinanza e sulla densità del vuoto. Esercizi per modellarsi al tempo del vento, della pioggia, del sole. Un prender misura dello sconosciuto che la danza annuncia in ogni istante, raccogliendo i gesti in ballate, abitati da figure prese al volo. Danze in cerchio che si succedono, articolando il tempo attraverso un ciclo di esercizi di preparazione al cambiamento, se così si può dire, alla stagione nuova. Il luogo potrebbe essere l’apertura di un bosco, di una radura che si lascia penetrare dalla luce. Slargo nel fitto del bosco, spazio che emerge dal movimento stesso dei danzatori; “boscaioli” che si eclissano nella penombra della scena, nei margini stabiliti di volta in volta. Il lavoro richiede solo corpi, pochissima luce, che sarà come pressata dal movimento stesso dei danzatori, tra notturno, alba, crepuscolo. Questa piccola comunità si rivolge alla storia, trattenendosi con le unghie al presente per non essere spazzata via.Esercizi di primavera si ispira alla conferenza tenuta il 6 ottobre 1951 alla Buhlerhohe da Martin Heidegger Poeticamente abita l’uomo, riflessione su una poesia tarda di Hölderlin. Lo spettacolo sospende lo sguardo verso quelle comunità scomparse, fatte sparire, schiacciate, ed è a loro che è dedicato. (Virgilio Sieni)
 
DE ANIMA
Regia, coreografia, scene, costumi Virgilio Sieni
Interpretazione e collaborazione Ramona Caia, Giulia Mureddu, Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Andrea Rampazzo, Davide Valrosso
Musiche J.S. Bach

Le danze sono come una raccolta di appunti. Arrivano dal buio, dal fondo, vicine. Danzano sempre nel loro essere attratti l'uno dall'altro. Entrano a folate, sembrano gruppi di famiglie, giochi di amici, esistenze lasciate e poi cullate: il tutto si sostiene tra corpi che cedono. Folate che fanno emergere una raccolta di quadri: tutti appunti, margini, pieghe sull'anima. Ogni quadro, come dei brevi racconti, cerca di esporre dei quesiti sul filo della narrazione: sono danze composte di accelerazioni, declinazioni e sospensioni verso l'attesa. Figure compassionevoli che rimandano lontanamente ai saltimbanchi, giocolieri e arlecchini di Picasso. Figure che sembrano evaporare dall’acqua, dall’umido. In questo arrivare dal fondo, nel presentarsi in scena, si cerca di esporre un ciclo di figure ai bordi di stanze immerse nella penombra dove il realismo si scioglie nella caduta continua nelle forme dell'anima. Stanze del vivere in quanto sempre in attesa dell'altro. L'anima come forma del vivente (Aristotele) apre a squarci dell'umano. In questo contesto emergono le figure dello spettacolo, apparentemente malinconiche. Un'oscurità profonda, un'instabilità umana che nutre, in questo caso, il sorriso e l'ingegno originario dei danzatori. La tattilità agita come sostanza trasparente è la vera origine di ogni quadro, pensando alla luce del gesto sempre procurata dal calore delle rotazioni. Ogni danza è anche pensata secondo alcune indicazioni tratte dal De anima di Aristotele sui "sensibili comuni" a più sensi, il movimento, la quiete, il numero, la figura, la grandezza, che ci avvolgono in una ampia consapevolezza nei confronti degli altri corpi; così come il medium di ogni senso, quel canale che ci lega organicamente al flusso denso dell'invisibile. E infine, chi sono questi giovani dal viso pallido che arrivano dal fondo, declinati con forza e abbandono al gesto della danza, e che noi incontriamo lungo il sentiero impervio della quotidianità? Senza volerlo ci indicano il tempo racchiuso nelle particelle di movimento che formano la figura fragile del passaggio nel trasparente del bosco: come boscaioli vedono nella fitta selva i sentieri erranti che edificano il corpo nel suo evaporare al gioco fanciullesco della maturità. (Virgilio Sieni)

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