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Jean-Michel Basquiat: the radiant child

Dalle strade metropolitane alle gallerie d'arte, la storia di un artista controverso e anticonformista


















RAI 5 RACCONTA JEAN-MICHEL BASQUIAT

È considerato un’icona culturale, un uomo controverso e anticonformista, uno dei più grandi pittori americani del XX secolo, e uno dei più grandi artisti afroamericani di tutti i tempi. BASQUIAT è stato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano, riuscendo a portare, insieme a Keith Haring, questo movimento dalle strade metropolitane alle gallerie d'arte.

Il film “Jean-Michel Basquiat: the radiant child” è il primo documento biografico completo sull’artista, prodotto e diretto nel 2010 da Tamra Davis e realizzato intrecciando una rara intervista, registrata poco prima della sua morte, con eccezionali documenti che raccontano la sua straordinaria attività artistica.  L'autrice, amica intima di Basquiat, ha deciso di montare molti frammenti video che narrano in maniera efficace non solo la sua rapida ascesa e l'altrettanto veloce declino, ma l'intero background Newyorchese nel quale tutto questo ha potuto prendere forma. Arricchito da numerose testimonianze di amici, artisti e galleristi (tra essi Julian Schnabel, Annina Nosei e Bruno Bischofberger), The Radiant Child ricostruisce il clima newyorkese tra gli anni Settanta e Ottanta in cui si è affermato il “fenomeno” Basquiat. Un artista che ha lasciato dopo la sua morte - avvenuta per overdose a soli 28 anni - più di mille disegni e altrettanti dipinti realizzati in meno di dieci anni. 

Tamra Davis inizia il suo lavoro con un’intervista realizzata nel 1986, due anni prima della scomparsa di Basquiat, che non era mai stata mostrata precedentemente. Questa intervista è il filo rosso che si snoda durante il documentario, nel quale si alternano interviste ad amici, artisti e critici d’arte a foto, opere dell’artista e immagini video di Basquiat tra il 1977 e il 1988. La Davis sceglie un percorso cronologico per ricostruire l’ascesa al successo di Jean-Michel fino alla sua morte: dai primi anni, durante i quali dipinge per le strade di New York con Al Diaz firmandosi con il nome Samo (Samo Saves Idiots), suonava nei Gray e partecipa come attore nel film diretto da Glenn O’Brian, New York Beat (1980), uscito solo nel 2001 con il titolo di Downtown 81, agli ultimi anni difficili, dopo la morte di Andy Warhol che lo aveva accolto nella sua factory, passando per gli anni del successo, il suo rapporto con il denaro e la droga.
La regista è riuscita nell’intento di realizzare un documentario intimo ed emozionante cercando di dare un quadro generale e imparziale della vita di Basquiat, della sua evoluzione artistica segnata dagli eventi della sua vita. Ad esempio la riflessione sul razzismo, sulla difficoltà di essere il primo artista afroamericano arrivato prepotentemente sul mercato internazionale: Basquiat è stato definito da alcuni il Picasso nero (Black Picasso) definizione che lui stesso, nell’intervista realizzata nel 1986 dalla Davis definisce da un lato lusinghiera ma dall’altro anche avvilente. Più intenso e straziante il suo confronto con la morte, nell’ultimo periodo, sentita come un presagio incombente.
La musica è elemento fondamentale del film, incisiva, ritmata, e travolgente, all’inizio, per poi trasformarsi lentamente per accompagnarci verso gli ultimi due anni, dolorosi e difficili dell’artista: elemento d’unione perfetto di un collage audiovisivo d’eccezione nel quale la regista ha svolto un lavoro di ricerca stratificato e complesso, dalle fotografie, alle partecipazioni di Basquiat in programmi televisivi come TV Party, ad esempio. Jean-Michel Basquiat: The Radiant Child coinvolge, emoziona e presenta in modo diretto e intimo la vita di Jean-Michel: tutti gli intervistati lo ricordano così, solo con il nome, quasi mai anche con il cognome, rimane più semplice in questo modo parlare dell’artista, ma soprattutto ricordare un amico.

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