[an error occurred while processing this directive] (none) - La Bohème [an error occurred while processing this directive] [an error occurred while processing this directive]

I programmi di (none)

La Bohème

Giovedì 7 agosto alle 21.15



















60° Festival Puccini - Gran Teatro all’Aperto Giacomo Puccini di Torre del  Lago

Il Festival Puccini di Torre del Lago è uno degli eventi più attesi della  ricca vita culturale della Toscana, uno dei festival più importanti d’Italia e l’unico Festival al mondo dedicato al compositore Giacomo Puccini che si svolge ogni estate, nei mesi di luglio e agosto, proprio nei luoghi  che  ispirarono al maestro Puccini le sue immortali melodie. Nato nel 1930 con il passare degli anni è diventato un appuntamento sempre più prestigioso e   richiama migliaia di spettatori provenienti da tutto il mondo che al Festival Puccini possono ascoltare le più grandi stelle della lirica, sotto la direzione di importanti direttori d’orchestra, ed ammirare straordinari allestimenti curati dai più famosi registi dei capolavori pucciniani da Madama Butterfly, Turandot, La Bohème, Tosca a  Manon Lescaut.

Le opere di Puccini vanno in scena in un grande teatro all’aperto di 3400 posti, in riva al lago,  circondato dal verde proprio  davanti alla Casa Museo del maestro Puccini dove sono custodite le spoglie del musicista e dove si possono ammirare reperti e cimeli della vita e della gloriosa vicenda artistica di Puccini. Il museo, che è gestito con amore e competenza dalla Signora Simonetta Puccini, nipote dell’illustre Giacomo, è per le decine di migliaia di appassionati che lo visitano ogni anno, l’ideale punto di partenza alla scoperta di numerosi ed interessanti itinerari a tema che si snodano in tutta la provincia di Lucca e nelle più importanti città d’arte della Toscana.




Scene liriche in quattro quadri dal Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini

Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini
Maestro concertatore e direttore Valerio Galli
Maestro del Coro Stefano Visconti
Maestro del Coro voci bianche Sara Matteucci
Orchestra del Festival Puccini
Coro del Festival Puccini
Coro delle voci bianche del Festival Puccini
Regia Ettore Scola
 
Interpreti
Mimì Daniela Dessì, Silvana Froli 
Musetta Alida Berti
Rodolfo Fabio Armiliato, Leonardo Caimi 
Marcello Alessandro Luongo
Schaunard Federico Longhi, Eugene Villanueva 
Colline Marco Spotti, Paolo Battaglia 
Benoit - Alcindoro Angelo Nardinocchi
Parpignol Ugo Tarquini
Sergente dei doganieri Marco Simonelli
 
 
Ettore Scola su “La Bohème”
Quando un regista di cinema si accinge a mettere in scena una grande opera lirica, parte spesso con propositi innovativi, che vorrebbero rivoluzionare impianti e concezioni adottati in altre edizioni rappresentate in tutti i teatri del mondo. Rivisitazioni, attualizzazioni, aggiornamenti, contributi in video e in digitale, effetti stroboscopici, infinite possibilità di ‘modernizzare’ il melodramma si affollano nella sua mente inquieta: Don Giovanni potrebbe essere gay, Tosca una terrorista anni ’70 (1970), Rigoletto un comico di cabaret, con Figlia escort e Duca agli arresti domiciliari. E se Falstaff fosse un alieno? E Così Fan Tutte una costellazione? Poi, per fortuna, tutto rientra: umiltà e buonsenso gli ricordano che la modernità è già in tutte quelle opere, nella musica, nei sentimenti, nell’ anima che le hanno rese eterne. Quando decise di ispirarsi al romanzo di Herny Murgèr Scènes de la vie de boheme, Puccini non era mai stato a Parigi, ma gli anni trascorsi al conservatorio di Milano e i ricordi delle improvvisazioni musicali, nate in casa del maestro Amilcare Ponchielli, con suoni caotici e striduli, quasi delle jam sessions ante litteram, dettero a quell’ambientazione una credibilità artistica tale da far dire a Debussy “Nessuno ha mai ritratto
Parigi meglio di Puccini”. Il Maestro aveva colto i segni delle rivoluzioni artistiche che in quegli anni
scuotevano l’Europa: e le maggiori novità percorrono soprattutto Parigi, dalla letteratura realistica che si afferma con Maupassant e Zola, alle ricerche di scomposizione della luce nella pittura degli impressionisti, al gusto per l’arte orientale, alle scoperte delle nuove generazioni che cercano altri modi di immaginare
l’avvenire.
Suggestioni che non potevano non stimolare il genio di Puccini. Nella sua opera quattro studenti - un poeta, un pittore, un filosofo e un musicista - dividono fame e freddo in un monocamera, sempre impegnati nella ricerca di piccoli lavori precari (ma cosa ci sarebbe da modernizzare?) come la vendita di vecchi libri, qualche ripetizione agli scolari più ciuchi e, in particolare, la ideazione di manifesti pubblicitari o di locandine per i cabaret. Nessuno di quegli imbrattatele, rifiutati dalle grandi esposizioni del Salon d’Art, avrebbe mai immaginato che un secolo dopo quelle opere sarebbero state battute a Sotheby per milioni di euro, come aveva previsto il loro solitario difensore Emile Zola, che sui giornali dell’epoca scriveva: “Bonne chance aux jeunes artistes du futur!” Ma, in attesa del successo e della gloria, Rodolfo e i suoi amici debbono vivere la loro goliardica follia e soffrire d’amore per la fragile Mimì e per la generosa Musetta, accompagnati per sempre da una musica immortale. E’ la intuizione ambientale di Puccini che mi piacerà sottolineare nella Bohème di questa stagione al Festival di Torre del Lago.
 
 
Trama
QUADRO I 'In soffitta'
Quattro giovani amici, Rodolfo, Marcello, Schaunard e Colline conducono una vita gaia e spensierata. La vigilia di Natale vede Rodolfo e Marcello che, impossibilitati a lavorare per il gelo della soffitta, sono costretti a bruciare il grosso manoscritto di un dramma di Rodolfo. I festeggiamenti alla notizia che il musicista Schaunard ha guadagnato qualche soldo sono interrotti dalla inaspettata visita di Benoit, il padrone di casa venuto a reclamare la pigione. Costui, costretto a bere dai turbolenti inquilini, si lascia andare ad imprudenti confidenze sulle sue infedeltà coniugali e viene cacciato dai giovani che si fingono indignati. I quattro bohèmiennes escono tranne Rodolfo che deve attardarsi per terminare un articolo di giornale. Rimasto solo, sente bussare alla porta: è Mimì, una giovane che abita in una soffitta nello stesso casamento venuta per far riaccendere il lume spentosi. Mimì si sente male: è il primo sintomo della tisi e Rodolfo la rinfranca con un po’ di vino accanto al fuoco. Quando la giovane sta per andarsene, si accorge di aver smarrito la chiave della stanza; un colpa d’aria spegne di nuovo la sua candela e poi quella del giovane. Inginocchiati sul pavimento, al buio, i due iniziano a cercarla; Rodolfo la trova, la nasconde in tasca e stringe la piccola mano di Mimì. I due giovani narrano ciascuno la propria storia. Chiamato a gran voce dagli amici, convince la ragazza ad unirsi a loro. Già innamorati, i due giovani si baciano e si avviano.
 
QUADRO II 'Al quartiere latino'
Colline e Schaunard fanno acquisti, Rodolfo e Mimì si aggirano felici tra la folla, solo Marcello è triste: la bella Musetta lo ha abbandonato per rincorrere nuovi amori. Al caffè di Momus i giovani, dopo la presentazione di Mimì, ordinano la cena e appare intanto Musetta, seguita da un vecchio pomposo, Alcindoro de Mitonneaux. La bella giovane, allontanato con un pretesto il vecchio amante, civetta con Marcello che non riesce a resisterle e i due fuggono con gli amici unendosi alla folla che segue la banda militare e lasciando i conti da pagare ad Alcindoro il quale al suo ritorno, allibito, cade sopra una sedia.
 
QUADRO III 'La barriera d'Enfer'
Alla Barriera d’Enfer Mimì, pallida e sofferente, parla con Marcello: la vita con Rodolfo è diventata impossibile per le continue liti. Nascosta tra gli alberi, ascolta il colloquio tra Marcello e l’amico.
Dapprima Rodolfo accusa Mimì di infedeltà, poi spiega il vero motivo del suo modo d’agire: la giovane è gravemente malata e il vivere nella soffitta umida e fredda finirà per abbreviarle l’esistenza, perciò è necessaria la separazione. La tosse e i singhiozzi tradiscono la sua presenza e Rodolfo la stringe amorosamente tra le braccia. Al colloquio dei due amanti, che si allontanano dopo la decisione di rinviare a primavera l’addio, si intreccia un serio litigio tra Musetta e Marcello, divorati dalla gelosia: anch’essi si separeranno.
 
ATTO IV 'La soffitta'
Ormai separati dalle giovani, Rodolfo e Marcello si confidano le pene d’amore; giungono Colline e Schaunard con una magra cena: pane e un’aringa. La scena di un simulato gioioso festino è interrotta dal’arrivo di Musetta che accompagna Mimì ormai prossima alla fine. Ricordando con tenerezza i giorni del loro amore Mimì si spegne dolcemente circondata dal calore degli amici e dell’amato Rodolfo, il quale continua a nutrire vani speranze finchè dal contegno dei presenti capisce che la giovane si è spenta. Allora si getta sul suo corpo invocandola disperatamente.

[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]