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I programmi di (none)

Così fan tutte

Il dramma giocoso di Mozart diretto dal maestro Claudio Abbado


















Rai5 in ricordo del Maestro Claudio Abbado

Il 'dramma giocoso' delle sorelle ferraresi ambientato all'ombra del Vesuvio inaugura la stagione lirica 2000 di Ferrara Musica e del Teatro Comunale di Ferrara. 'Cosi' fan tutte' di Wolfgang Amadeus Mozart va in scena, infatti, l'8 febbraio nell'allestimento del regista napoletano Mario Martone, con scene di Sergio Tramonti, costumi di Vera Marzot e luci di Pasquale Mari. Sul podio del Comunale di Ferrara, Claudio Abbado alla guida della Mahler Chamber Orchestra.

Rappresentata per la prima volta a Vienna al Burgtheater, l'opera e' il terzo ed ultimo frutto della collaborazione tra il musicista salisburghese e il librettista e letterato Lorenzo Da Ponte. Una collaborazione che aveva gia' dato due grandi capolavori come 'Le nozze di Figaro' e 'Don Giovanni'. Ambientata a Napoli, 'Cosi' fan tutte' e' la storia di una 'scommessa' che il filosofo Don Alfonso fa con due giovani Amici, Ferrando e Guglielmo, sulla presunta fedelta' delle rispettive fidanzate, Dorabella e Fiordiligi. Grazie alla complicita' della servetta delle due dame, Despina, Don Alfonso vincera' la scommessa dimostrando cosi' l'assioma che ''e' la fede nelle femmine come l'araba fenice, che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa''. La 'morale' finale, presente in ogni opera buffa, e' qui abbastanza spregiudicata e carica di tensione ideale.

 

Dramma giocoso in due atti dal Teatro Comunale di Ferrara

Libretto di LORENZO DA PONTE

Musica di WOLFGANG AMADEUS MOZART

Maestro Concertatore e Direttore CLAUDIO ABBADO

Maestro del coro GIORDANO TUNIOLI

Mahler Chamber Orchestra

Coro Ferrara Musica

Regia MARIO MARTONE

Regia televisiva PATRIZIA CARMINE

Interpreti

Fiordiligi MELANIE DIENER                                                                                                  

Dorabella ANNA CATERINA ANOTNACCI                                                                                         

Guglielmo NICOLA ULIVIERI                                                                                                 

Despina CHARLES WORKMAN                                                                                             

Don Alfonso DANIELA MAZZUCATO                                                                                                  

Pietro    ANDREA CONCETTI

              

Atto primo
In una bottega di caffè a Napoli, siedono i due ufficiali militari Ferrando e Guglielmo, che vantano la fedeltà delle loro fidanzate, Dorabella e Fiordiligi, sorelle.

Il loro amico Don Alfonso, anch'egli presente, li contraddice affermando, dandosi come sempre arie da filosofo cinico, che la fedeltà femminile non esiste (tutti sanno che c'è ma nessuno sa dov'è) e che, se si presentasse l'occasione, le due innamorate dimenticherebbero subito i loro fidanzati e passerebbero a nuovi amori.
A seguito di questa dichiarazione, i due intendono sfidarlo a duello per difendere l’onore delle future spose.
Don Alfonso scommette cento zecchini per provare ai due amici che le fidanzate non sono diverse dalle altre donne: per un giorno, Ferrando e Guglielmo dovranno attenersi ai suoi ordini.
Intanto nel giardino della loro casa sul golfo Fiordiligi e Dorabella contemplano sognanti i ritratti dei fidanzati, ma poi si preoccupano perché sono già le sei del pomeriggio e i due amanti non sono ancora venuti a trovarle, come fanno di solito tutti i giorni.
Ad arrivare è invece Don Alfonso, che reca loro una notizia terribile: i fidanzati sono stati convocati al fronte e devono partire all’istante. Arrivano Ferrando e Guglielmo e fingono anche loro di dover partire.
La cameriera Despina, complice di Don Alfonso, espone alle sorelle le proprie idee circa la fedeltà maschile ed esorta Fiordiligi e Dorabella a "far all’amor come assassine": i fidanzati al fronte faranno altrettanto. Don Alfonso cerca l’aiuto di Despina, promettendole venti scudi se insieme riusciranno a far entrare nelle grazie delle sorelle due nuovi pretendenti.
Gli stessi Ferrando e Guglielmo si presentano allora travestiti da ufficiali albanesi.
Le padrone irrompono furenti per la presenza degli sconosciuti e i finti albanesi si dichiarano spasimanti delle sorelle. Don Alfonso presenta gli ufficiali come Tizio e Sempronio, suoi cari amici.
Alle loro rinnovate e caricaturali offerte d’amore, Fiordiligi risponde che serberanno fedeltà agli amanti fino alla morte. Fiordiligi e Dorabella si ritirano.
Don Alfonso si allontana con gli albanesi, che poco lontano fingono di suicidarsi per il dolore bevendo del veleno. Don Alfonso finge di andare in cerca di un medico e lascia i due agonizzanti davanti alle esterrefatte sorelle, che iniziano a provare compassione. Arriva Despina travestita da medico, declamando frasi in un latino maccheronico, e fa rinvenire gli albanesi toccandoli con una calamita. I finti albanesi rinnovano le dichiarazioni di amore e abbracciano le donne. Despina e Don Alfonso guidano il gioco esortando le donne ad assecondare le richieste dei nuovi spasimanti resuscitati, i quali si comportano in modo molto passionale. Quando i due pretendono un bacio, Fiordiligi e Dorabella si infiammano indignate e rifiutano.

Atto secondo
Nella loro camera Fiordiligi e Dorabella vengono convinte da Despina a '"divertirsi un poco, e non morire dalla malinconia", senza mancare di fede agli amanti, s’intende. Giocheranno, nessuno saprà niente, la gente penserà che gli albanesi che girano per casa siano spasimanti della cameriera. Resta solo da scegliere: Dorabella, che decide per prima, vuole Guglielmo, e Fiordiligi apprezza il fatto che le spetti il biondo Ferrando. Nel giardino sul mare i due albanesi hanno organizzato una serenata alle dame, i suonatori e i cantanti arrivano in barca. Don Alfonso e Despina incoraggiano gli amanti e le donne a parlarsi e li lasciano soli. Fiordiligi e Ferrando si allontanano, suscitando la gelosia di Guglielmo, che offre un regalo a Dorabella e riesce a conquistarla. Fiordiligi è sconvolta, capisce che il gioco si è mutato in realtà. Quando Ferrando si accomiata ella ha un attimo di debolezza e vorrebbe richiamarlo, poi rivolge il pensiero al promesso sposo Guglielmo e si proclama a lui fedele. Questi è impacciato nel comunicare a Ferrando che Dorabella ha ceduto facilmente, ma è felice del fatto che Fiordiligi si sia dimostrata "la modestia in carne", commentando l’infedeltà di Dorabella. In casa, Dorabella esorta Fiordiligi a divertirsi. Fiordiligi decide di travestirsi da ufficiale e raggiungere il promesso sposo sul campo di battaglia: si fa portare delle vesti maschili, si guarda allo specchio, constata il fatto che cambiare abito significa perdere la propria identità; immagina di trovarsi già sul posto e che Guglielmo la riconosca, ma Ferrando la interrompe, e chiede la sua mano, rivolgendosi a lei con parole che probabilmente Guglielmo non le ha mai detto. Guglielmo ha assistito al dialogo, è furente, e anche Ferrando odia la sua ex fidanzata, ma Don Alfonso, che ha dimostrato quanto voleva, li esorta a finire la commedia con doppie nozze: una donna vale l’altra, meglio tenersi queste "cornacchie spennacchiate". Don Alfonso spiega di non voler accusare le donne, anzi le scusa, è colpa della natura se "così fan tutte". Nella sala illuminata, con la tavola imbandita per gli sposi, Despina organizza i preparativi e il coro di servi e suonatori inneggia alle nuove coppie. Al momento del brindisi Fiordiligi, Dorabella e Ferrando cantano un canone, su un tema affettuoso, da musica da camera, mentre Guglielmo si mostra incapace di unirsi a loro e commenta: "Ah, bevessero del tossico / queste volpi senza onor!". Il notaio (che è ancora Despina travestita) fa firmare il finto contratto nuziale. Ma un coro interno intona "Bella vita militar!" e le sorelle rimangono impietrite: tornano i fidanzati. Nascosti gli albanesi in una stanza, esse si preparano ad accogliere Ferrando e Guglielmo, che fingono di insospettirsi quando scoprono il notaio e il contratto. Don Alfonso si giustifica: ha agito a fin di bene, per rendere più saggi gli sposi. Le coppie si ricompongono come in origine e tutti cantano la morale: "Fortunato l’uom che prende / ogni cosa pel buon verso, / e tra i casi e le vicende / da ragion guidar si fa".

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