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Armida
Giovedì 14 agosto alle 21:15
Armida, dramma per musica in tre atti su libretto di Giovanni Schmidt, fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli il 9 novembre 1817.
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica della Fondazione Rossini,
in collaborazione con Casa Ricordi,
a cura di Charles S. Brauner e Patricia B. Brauner
Direttore CARLO RIZZI
Regia LUCA RONCONI
Regista collaboratore UGO TESSITORE
Scene MARGHERITA PALLI
Costumi GIOVANNA BUZZI
Coreografie MICHELE ABBONDANZA
Coreografa collaboratrice ANTONELLA BERTONI
Progetto luci AJ WEISSBARD
Collaboratrice alle luci PAMELA CANTATORE
Ensemble di danza COMPAGNIA ABBONDANZA / BERTONI
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
Maestro del Coro ANDREA FAIDUTTI
in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna
Personaggi Interpreti
Goffredo e Ubaldo RANDALL BILLS
Rinaldo ANTONINO SIRAGUSA
Idraote e Astarotte CARLO LEPORE
Armida CARMEN ROMEU
Gernando e Carlo DMITRY KORCHAK
Eustazio VASSILIS KAVAYAS
Armida, dramma per musica in tre atti su libretto di Giovanni Schmidt, fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli il 9 novembre 1817. Interpreti della prima rappresentazione: Giuseppe Ciccimarra (Goffredo e Carlo), Andrea Nozzari (Rinaldo), Michele Benedetti (Idraote), Isabella Colbran (Armida), Claudio Bonoldi (Gernando e Ubaldo), Gaetano Chizzola (Eustazio e Astarotte). L’autografo è conservato presso la Fondazione Rossini; altro materiale autografo si trova presso l’Accademia Filarmonica di Bologna e il Fondo Michotte di Bruxelles. Il soggetto è tratto dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.
Antefatto
I crociati, capeggiati da Goffredo di Buglione, assediano Gerusalemme per liberare il Santo Sepolcro. Idraote, re di Damasco, vuole indebolire le truppe cristiane grazie alla nipote Armida, maga e sua complice, che dovrà fingersi
sua nemica e chiedere aiuto ai cristiani per allontanare i crociati più valorosi.
Atto I
Presso il campo cristiano, vicino Gerusalemme, Goffredo invita i soldati ad onorare la salma di Dudone, capo dei paladini franchi. Eustazio, fratello di Goffredo, introduce la bella Armida, accompagnata, sotto mentite spoglie, da Idraote. Armida rivela che le è stato usurpato da Idraote il trono di Siria e prega Goffredo di riconquistarlo. Il comandante promette che appagherà il suo desiderio dopo la liberazione di Gerusalemme. Eustazio e gli altri paladini insistono e Goffredo acconsente, nonostante un sinistro presagio. I paladini eleggono capo Rinaldo: egli dovrà scegliere dieci di loro per l’impresa. L’elezione di Rinaldo provoca la rabbia di Gernando, che giura vendetta. Idraote
è soddisfatto per l’andamento del suo piano, già alcuni guerrieri sono nelle sue mani; egli incita la nipote a far cadere Rinaldo nei suoi lacci. Questi si incontra con Armida: conosciutisi in passato, i due sono innamorati, anche se l’eroe non l’ha mai palesato. La donna rimprovera il paladino perché, immemore del suo affetto, l’ha abbandonata ed ora la combatte. Rinaldo adduce il suo dovere di cristiano e di soldato, ma non resiste ai rinnovati accenti d’amore di Armida e la segue. La loro partenza è bloccata da Gernando, che accusa Rinaldo di codardia: i rivali si battono e Gernando cade trafitto. Goffredo accusa Rinaldo e lo esorta a consegnarsi prigioniero. In una atmosfera di sgomento Rinaldo abbandona il campo seguito dalla maga.
Atto II
In un’orrida selva sull’isola della Fortuna, regno di Armida, escono dalla terra una schiera di demoni, fra cui Astarotte, che narra come Rinaldo sia preda della maga e come questo sia determinante per la guerra. I demoni spariscono mentre Armida e Rinaldo giungono su un carro volante tirato da due draghi. Armida rivela che ha accondisceso al piano di Idraote per rivedere Rinaldo; e poiché ormai i paladini progionieri sono stati liberati, possono abbandonarsi all’amore. Rinaldo ha perdonato Armida e desidera condividere con lei il loro amore. Armida trasforma la selva in un magnifico palazzo dove vivono la loro passione.
Atto III
In un giardino incantato avanzano Ubaldo e Carlo, due guerrieri cristiani inviati da Goffredo per sottrarre Rinaldo all’amore di Armida. I due crociati hanno superato gli incantesimi creati da Armida per rendere inaccessibile il giardino. Si avvicinano Armida e Rinaldo, che riaffermano il loro amore, mentre Carlo ed Ubaldo si nascondono in una boscaglia. Quando Armida si congeda da Rinaldo, si mostrano a lui Carlo ed Ubaldo, lo rimproverano perché innamorato di un’infedele e gli porgono uno scudo scintillante nel quale Rinaldo vede riflessa la propria immagine infiacchita ed imbelle: esterrefatto, prova vergogna e rimorso. Incitato dai due compagni, decide di seguire la voce dell’onore e del cielo, e parte con loro. Armida scorge Rinaldo allontanarsi e, colta dalla sorpresa e poi dal furore, invoca le potenze infernali, quindi decide di inseguire l’amante traditore. All’esterno del palazzo di Armida, mentre Rinaldo è ancora afflitto, Carlo ed Ubaldo ringraziano il cielo per essere usciti dal giardino incantato. Irrompe Armida, ancora incredula dell’abbandono. L’eroe risponde che il dovere lo chiama e che manterrà sempre memoria del loro amore. Armida si dice disposta a seguirlo ovunque, come un’ancella, ma egli la respinge. Il dolore la sopraffà, maledice Rinaldo chiedendogli di ucciderla per mettere fine ai suoi tormenti. Ma Rinaldo parte ed Armida cade priva di sensi. Quando rinviene, sola e in preda al dolore, è avvicinata da una larva con le sembianze della Vendetta e da una con le fattezze dell’Amore; scaccia quest’ultima e giurando vendetta sale su di un
carro tirato da draghi con cui, tra fiamme e demoni, s’innalza in volo.