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Notre Dame de Paris

Dal Teatro alla Scala di Milano il balletto di Roland Petit con musiche di Maurice Jarre




















Dal Teatro alla Scala di Milano il balletto di Roland Petit con musiche di Maurice Jarre


Notre Dame de Paris - che torna in scena alla Scala dopo oltre dieci anni dalle precedenti rappresentazioni -  è un balletto importante per Roland Petit e per il pubblico, da sempre affezionato alle grandi storie. La cifra originale e assolutamente inconfondibile di Petit si svela qui nella sua interezza: la narrazione c’è ma è moderna, con una mimica molto diluita; la fonte letteraria c’è ma è filtrata attraverso quella leggerezza e quella eleganza che hanno contraddistinto tutti i lavori del grande maestro recentemente scomparso. E soprattutto c’è tanta danza, per tutti.

Notre Dame de Paris infatti è il primo balletto che Petit crea (nel 1965) per l’Opéra di Parigi, dove si era formato e che aveva abbandonato dopo la guerra. Dopo balletti ispirati al music-hall o di un colorato neoclassicismo, ora si dedica a un classico della letteratura francese, Notre dame de Paris (1831) di Victor Hugo. Si è posto evidentemente il problema di impiegare le grandi risorse dell’Opéra, e cioè corpo di ballo, solisti, étoiles. Così ci sono grandi sequenze per tutti, per le masse, i protagonisti e i comprimari. La grande variazione di Esmeralda ha fatto parte per molti anni (e forse fa parte tuttora) dei pezzi danzati regolarmente nei passi d’addio delle ballerine. Il “mostro” Quasimodo è sagomato come un personaggio tenero, che nessun grande ballerino ha mai disdegnato di interpretare.

Il romanzo di Victor Hugo è uno dei capolavori della letteratura romantica, un romanzo estremamente cupo che Petit alleggerisce anche vestendolo dei colori squillanti e raffinati dei costumi di Yves Saint-Laurent,  ambientandolo in una scenografia stilizzata ma di grande suggestione, delineando quattro personaggi-perno della vicenda drammatica e utilizzando il corpo di ballo in modo non decorativo, ma fortemente espressivo.

Esmeralda, Quasimodo, Frollo e Phoebus: quattro grandi personaggi, perni di una vicenda dalle forti tinte drammatiche e passionali. Il Corpo di Ballo ne sottolinea, quasi come un coro antico, le dinamiche. E sullo sfondo, presenza silente ma incombente, testimone e attrice di questo dramma, la cattedrale.
 
 

Produzione Teatro Bol’šoj, Mosca

Esmeralda, Quasimodo, Frollo e Phoebus: quattro grandi personaggi, perni di una vicenda dalle forti tinte drammatiche e passionali. Il Corpo di Ballo ne sottolinea, quasi come un coro antico, le dinamiche. E sullo sfondo, presenza silente ma incombente, testimone e attrice di questo dramma, la cattedrale.
Notre-Dame de Paris, ispirato al romanzo di Victor Hugo, musica di Maurice Jarre, le scene di René Allio e i famosissimi costumi di Yves Saint-Laurent, torna alla Scala dopo oltre dieci anni dalle ultime rappresentazioni, a celebrare, ancora una volta, Roland Petit, la sua vena artistica, la capacità evocativa e di sintesi nel far emergere i nuclei essenziali della vicenda. E il trionfo della sua idea di spettacolo come creazione totale: danza, scene, costumi, musica, teatralità.

Coreografia e libretto Roland Petit
Étoile  Roberto Bolle
Artista ospite  Natalia Osipova

Dal romanzo al balletto
Il romanzo di Victor Hugo aveva già ispirato un balletto, La Esméralde – coreografia di Jules Perrot, musica di Cesare Pugni - creato a Londra da Carlotta Grisi nel 1844. Quarant'anni dopo, Marius Petipa ne dava una propria versione, con musiche aggiuntive di Riccardo Drigo (San Pietroburgo, 1886). «Attratto dal Medioevo e dal suo misticismo, avevo preso a meditare su Il monaco di Lewis . Avevo addirittura già architettato un libretto e commissionato una partitura ... Ma poi, la cosa non è andata in porto. Un giorno, passando davanti a una libreria, vidi una edizione di Notre-Dame de Paris. Da sempre interessato al Medioevo e ai suoi monaci, incuriosito la acquistai per rileggere un'opera di cui avevo scordato i particolari. Rileggendo il romanzo, mi resi conto che Victor Hugo andava oltre Lewis. Subito ho rifatto il libretto sulle tracce di Hugo ... »

Se Perrot e Petipa avevano conservato i personaggi secondari di Gringoire, il poeta innamorato di Esmeralda, e di Fleur-de-Lys, la fidanzata di Phoebus, Roland Petit sfronda, sintetizza e accentra la sua azione sui quattro protagonisti: Quasimodo, Esmeralda, Frollo, Phoebus.  La bruttezza e la bellezza. La notte e il giorno. «Per me, lo spettacolo è una creazione totale: danza, scene, costumi, partitura musicale ... Come librettista e coreografo, vedo i tre personaggi di questa passione fatale come creature "a parte": Esmeralda - come l'amore - è zingara e quindi sospettata di essere un po' strega. Quasimodo non è un mostro, è piuttosto un individuo complessato, perché ha subìto un infortunio. Creature che vengono respinte per la loro "differenza". Frollo è un uomo tormentato fra i suoi desideri e la sua coscienza, fra la carne e lo spirito. - Potrebbe essere una storia di oggi.»

«lI mio balletto Notre-Dame de Paris racconta una bella e grande storia. Deliberatamente ne ho espunto l'aneddoto e la pantomima: mi auguro che svanisca il Medioevo alla Violet-le-Duc e che, per lo spettatore, resti soltanto la tensione tragica del capolavoro di Victor Hugo. René Allio nelle sue scene, Yves Saint-Laurent nei suoi costumi, hanno seguìto la medesima via della sobrietà».

Roland Petit
Atto I
La festa dei folli
Nell'anno di grazia 1482 nella Parigi di Luigi XI che ha per confini Notre-Dame, il Louvre e lo Châtelet – Dio, il re e la giustizia - borghesi e contadini si riuniscono per celebrare la festa dei folli. Chi si dimostrerà più bravo a fare smorfie e buffonate vincerà il titolo di "Papa dei folli". Appare all'improvviso un essere mostruoso che eclissa tutti gli altri: gobbo, zoppo, è Quasimodo, il campanaro di Notre-Dame. Ma la sua difformità non è finta, è reale. Alla sua vista la folla resta per un istante stupita, poi, crudelmente beffarda, lo proclama "Papa dei folli" e trascina in un corteo grottesco il povero storpio confusamente felice del proprio titolo derisorio.

La preghiera
Ma qualcuno rovina la festa. Claude Frollo, l'arcidiacono di Notre-Dame, ricorda al popolo che la vita non è fatta soltanto di piaceri e si deve pregare e pentirsi. Vergognoso, Quasimodo, come un cane fedele, va ad accucciarsi ai suoi piedi. Perché è a questo prete, dall'apparenza dura e austera, che egli deve la vita. Abbandonato subito dopo la nascita e destinato al rogo da qualche comare che vedeva nella sua mostruosità un segno del diavolo, fu Frollo a raccoglierlo, crescerlo e a farne il campanaro della cattedrale. Sotto la sua maschera di freddezza e di severità, Frollo nasconde un'anima in preda ai tormenti, da quando ha scorto una certa zingara di nome Esmeralda, intenta a danzare sul sagrato di Notre-Dame. Invano tenta di pregare: il suono del tamburello, intollerabile ossessione, rimbomba incessantemente alle sue orecchie.

Esmeralda
Ed eccola che arriva, così bella che "Dio l'avrebbe preferita alla Vergine", danza con il suo corpo di fuoco. come un invito all'amore. Folle di desiderio, Frollo ordina a Quasimodo di andare a rapire Esmeralda e di portargliela.

La Corte dei Miracoli
Incomincia allora uno spaventoso inseguimento; Quasimodo cerca Esmeralda per Parigi, attraverso una folla dì ombre: mendicanti, malati, pitocchi, tagliaborse, ladri, assassini, i dannati della Corte dei Miracoli il cui regno è la notte.

La gogna
Esmeralda riesce a sfuggire a Quasimodo grazie all'intervento di una compagnia di arcieri guidata dal bel capitano Phoebus. La zingara è immediatamente conquistata dal bell'ufficiale, mentre Quasimodo, catturato, è condotto alla gogna dagli arcieri che lo coprono di botte sotto gli occhi divertiti dei perdigiorno. Soltanto Esmeralda, commossa dalla sofferenza di questo essere il cui aspetto l'aveva a tutta prima spaventata, fende la folla per portargli da bere. Questo semplice gesto di pietà, il primo che qualcuno gli abbia mai manifestato,  e proveniente da una fanciulla che è tanto bella quanto lui è brutto, sconvolge l'anima del povero diavolo e cambia per sempre il corso del suo destino.

I soldati
Phoebus sfila alla testa dci suoi arcieri, quasi una parata d'amore rivolta a Esmeralda.

La taverna
Phoebus conduce la zingara in una taverna frequentata da soldataglia e prostitute. E ben presto Esmeralda si trova fra le braccia del bel capitano. Ma gli amanti non sono soli. Nell'ombra Frollo assiste, ebbro di rabbia e di gelosia, ai loro giochi amorosi. Incapace di vincere la gelosia, Frollo pugnala Phoehus e fugge, lasciando Esmeralda nel suo sconforto. I cavalieri di guardia conducono via la zingara apparentemente colpevole.

Il processo
Accusata dell'uccisione di Phoebus, Esmeralda è portata davanti ai giudici.

Il patibolo
Accusata di dissolutezza, omicidio e stregoneria, la gitana Esmeralda è condotta all'impiccagione. È già fra le mani del boia, quando all'improvviso compare Quasimodo che non ha dimenticato il gesto della zingara. Spazzando via i soldati di guardia, libera Esmeralda e la porta all'interno della cattedrale dove la fuggitiva può godere del diritto d'asilo. Frollo, malgrado la propria rabbia, non può che bloccare la folla che vuole entrare in chiesa. Delusa perché gli è stata sottratta la preda, la folla cambia presto di umore e si accontenta di lanciare grida di gioia.

 

Atto II

Il campanile di Notre-Dame
Costantemente di guardia, Quasimodo compie un giro del suo regno per assicurarsi che nulla minacci la sua bella protetta. Lascia esplodere la sua gioia appendendosi alle campane che fa suonare a distesa.

Esmeralda e Quasimodo
Compare Esmeralda che, con tenerezza, testimonia la sua riconoscenza al campanaro. Questi, vergognoso del proprio corpo difforme, si fa tuttavia coraggio sino a prendere la mano della fanciulla e, tutto felice, le fa conoscere il suo rifugio. Stanca, Esmeralda, s'addormenta dolcemente, vegliata da Quasimodo. Credendola al sicuro, il gobbo si allontana. Ma la cattedrale è anche il regno dell'arcidiacono Frollo. Approfittando dell'assenza di Quasimodo, questi incomincia a tormentare Esmeralda che rifiuta i suoi abbracci con disgusto. In preda al delirio della passione, l'uomo colpisce, come per distruggerlo per sempre, questo corpo che gli resiste.

L'incubo -  L'attacco  alla cattedrale
Ma non si può sfidare a lungo la giustizia. Un editto del Parlamento revoca il diritto di asilo, i soldati assaltano la cattedrale e la folla li segue. Quasimodo, impotente, vede scorrere davanti a sé, in un incubo, soldati e donne scarmigliate, come le Furie dell'antichità. Tenta invano di fermarle gettando su di loro del piombo fuso ma, sommerso dall'impari lotta, deve arrendersi. Esmeralda è catturata.

La morte
Un lungo corteo funebre conduce Esmeralda al patibolo. Nulla più questa volta potrà impedire al boia di compiere il suo dovere. La bella zingara non è ormai che un corpo senza vita. E svaniscono con Esmeralda i suoni del tamburello che tormentavano le notti dell'arcidiacono. È lui, la causa di tutte le disgrazie. Quasimodo si rende finalmente conto del suo potere malefico, si getta su di lui e lo strangola. Il corpo del prete maledetto rotola sui gradini del patibolo, mentre Quasimodo si impadronisce lentamente delle spoglie di colei che ha amato.

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